La forza degli affetti spirituali
Fin da subito, nel suo racconto della vita di Gesù di Nazareth, l’evangelista Marco presenta la fatica a credere e l’ostilità a lui di tante persone. Molti non riescono a cogliere nelle parole e nei gesti del giovane rabbi il messaggio rivoluzionario dell’amore di Dio; anzi, sono tante le persone che oramai vedono in lui uno sconsiderato, un agitatore inutile delle coscienze, un sobillatore delle classi sociali meno abbienti, quelle, appunto, secondo la mentalità ebraica, non benedette da Dio.
Anche i parenti di Gesù rompono il loro silenzio e decidono di intervenire, per riportare sia a casa sia a ragione il loro esaltato, strampalato, pazzo parente. Ad aggravare questa sua situazione personale agli occhi dei suoi parenti e di tutti i discepoli c’è il crescente numero in Israele degli oppositori al movimento del messia Gesù.
Tra questi, sempre più resi cechi dalla loro opposizione al giovane rabbi di Nazareth, gli scribi diffondono la voce che Gesù, avendo dimostrato di possedere ampi poteri sui demoni, sia davvero posseduto dalla forza di Beelzebul.
Di fronte ad una tale manifestazione di ostilità e d’incomprensione, sia agli scribi sia ai suoi parenti Gesù controbatte con altrettanta determinazione, denunciando qualsiasi forma di pregiudizio e di preclusione all’opera salvifica di Dio.
Proprio perché è il Padre dei Cieli a rivelarsi mediante la parola e l’opera del Figlio suo, affinché tutti, nel proprio corpo e nel proprio spirito, ritrovino la gioia della loro salute e della loro libertà, è alla volontà di Dio che ciascuno deve conformare la propria vita, educando il primato del cuore e della mente a Dio e, subito dopo, al servizio dei fratelli e delle sorelle del Vangelo e del mondo intero. […]
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Fonte: per gentile concessione di don Sergio Carettoni dal suo blog.