Come quando ci si tuffa nel bel mezzo del traffico, magari dentro un caotico centro città, con strade super affollate di auto, tram, pullman, furgoni e con gli immancabili pedoni…, così nel percorrere i corridoi del nostro cervello non sempre ci ritroviamo in spazi di transito gestiti in modo ordinato e tranquillo.
Anche qui, lungo i marciapiedi delle vie dei nostri pensieri, c’è un pullulare di persone che conosciamo bene e che abbiamo fatto entrare dalla porta principale della nostra città interiore: chi va verso destra, chi verso sinistra, chi in un senso di marcia e chi in un’altra direzione. E le persone che transitano dentro di noi lo fanno seguendo una segnaletica bene precisa, fatta di ricordi, di pensieri, di affetti e, più di ogni altra indicazione, entrando ciascuna in contatto con le nostre emozioni e i nostri sentimenti.
Nella storia delle nostre relazioni ci viene naturale andare al di là della fisicità interpersonale. Abbiamo imparato a relazionarci con gli altri sia a livello mentale sia a livello spirituale. Con essi camminiamo, ci avviciniamo o ci allontaniamo, e interagiamo più volte al giorno. Per le vie della nostra città interiore con le persone arriviamo anche a discutere, o a chiarire o a ribadire le nostre posizioni personali.
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Questo dialogo, continuato nel tempo e in ogni dove della vita, è dentro la propria mente, quando il pensare diventa anche un parlare ai personaggi che ci portiamo dentro, un ascoltare quello che siamo convinti ci potrebbero dire, un fare pace in modo anticipato, o un litigare prima ancora di conoscere le ragioni dell’altra persona; un dialogo nella inconsapevole illusione che tutto quello che abbiamo in mente poi si avvererà anche nella realtà che, un poco più avanti, andremo a vivere.
Più che del mondo e dei suoi abitanti, i corridoi dei nostri cervelli sono pieni di noi stessi, delle nostre chiacchiere in solitudine, dei nostri modi di ripensare il passato, di interpretare il presente e di sognare il futuro. Pensiamo anche che ritrovarci esclusi dal corso della storia ci possa aiutare a stare meglio, e in parte potrebbe essere vero. Tuttavia, è rischioso, per se stessi e per la propria felicità, arenarsi in un debordante fuori corso, continuando a scavare per il proprio silenzio tane quotidiane di rifugio.
La riposante sicurezza di stare dalla parte dei giusti è qualcosa che possiamo imparare e custodire nella mente e nel cuore solo se impariamo anche a fuggire la malinconia degli idoli che ci rendono deboli nella vita e incostanti nella ricerca della nostra gioia eterna.
Per gentile concessione di Don Sergio Carettoni dal suo blog.