Prendere i giorni uno a uno, con tutto ciò che questo comporta in bene e in male, con quanto in essi possiamo trovare a mo’ di sorpresa per noi e per gli altri, è proporzionato alle forze che abbiamo e che sentiamo di gestire nella mente e nel cuore.
A un certo punto nella vita, in uno di quei momenti magici di ristoro, leggersi dentro e scoprirsi uomini e donne di sentimenti profondi e significativi è il più grande privilegio che sentiamo di avere, poiché umilmente sappiamo di fare parte del gruppo di quanti sono cresciuti nella loro vita passando attraverso istanti e stagioni di sofferenza. La sofferenza educa, eccome.
Dalle ferite del proprio viaggio esistenziale, così come dalle carezze ricevute da chi ci ha voluto veramente bene, quante cose si imparano, nostro malgrado, senza averle cercate e scelte, senza avere neppure previsto la preziosità di quello che, a un certo punto, abbiamo iniziato a chiamare e a custodire dentro come le vere lezioni della vita.
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Se in alcuni giorni le malattie del cuore e della mente ci sospendono dalla vita, in altri istanti è la congiunzione di mani amiche che ci aiuta a riacquistare fiducia in noi stessi e negli altri. Basta una stratta di mano per avere il termometro di una bugia o di una sincerità tra persone, le quali diventano reciprocamente verità l’una dell’altra, l’una per l’altra, l’una insieme all’altra.
Alla fine del giorno tutto quello che ci resta, e che abbiamo, è chi siamo noi adesso.
Per gentile concessione di Don Sergio Carettoni dal suo blog.