A meno che non siamo diventati cannibali di noi stessi, cioè persone che ormai si cibano narcisisticamente solo della gustosità del proprio ego, a livello spirituale ci possiamo alimentare con fiducia di ogni cosa buona e pura che sta attorno a noi.
Sapere esistere e resistere nella vita reale, con tutta la bellezza della propria anima, è possibile, come possibile è non fermarsi lungo il sentiero della fede, grazie alle forze che ci vengono da una sana ed equilibrata alimentazione spirituale fatta di ogni bendidio.
Senza alcun timore di inquinare la propria anima, le letture che affrontiamo ogni giorno, i mondi culturali che attraversiamo facendo sempre attenzione all’umano presente in essi, i saperi che dentro noi stessi armoniosamente si intrecciano tra loro senza astio e conflittualità… tutto ci aiuta a sfamare e a sviluppare il nostro io spirituale.
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Ogni anelito presente nel mondo, accolto e compreso nella sua bontà, nella sua bellezza e nella sua verità, diventa il più efficace stimolo per lasciare che le scoperte spirituali si espandano all’infinito dentro noi stessi: da una parte dilatando gradualmente gli spazi ancora possibili della mente e del cuore, dall’altra parte liberandoci dalle troppe costrizioni mentali o dalle gabbie di un’illusoria appartenenza in cui sentiamo essere stati rinchiusi da tempo.
Evadere da quel qualcosa di chiuso, da una specie di prigione del non senso, che con le nostre stesse scelte ci siamo costruiti attorno, e volare e librarsi alti nell’aria sottile dello Spirito è possibile unicamente per un dono divino.
La fiducia nell’amorevole e misericordioso intervento di Dio non permette a nessuno di condannare a morte se stesso, pur trattandosi di una sentenza emessa nel segreto del proprio tribunale interiore, senza però avere prima considerato la possibilità della propria guarigione e del proprio riscatto, anche perché nelle mani di Dio il leone più feroce, addomesticato, può trasformare se stesso in un gattone, forte, robusto, ma ritornato fedele alla sua bontà.
Così le persone – che le stagioni della vita ci fanno incontrare, che ci pongono davanti o che ci mettono a fianco durante il nostro viaggio, oppure che stanno sedute sugli scaffali della nostra memoria –, con la loro testimonianza di fede ci aiutano a introdurre tutto noi stessi in quel mondo di armonie che possono diventare nostre, perché il Vangelo si lascia incontrare, visitare, abitare e fare proprio da chi cerca in esso, non più narcisisticamente se stesso, ma la persona liberalizzante di Gesù, il Cristo.
Per gentile concessione di Don Sergio Carettoni dal suo blog.