La nebbia collosa di Lima è ritornata ad inzuppare di umiditá il cielo di Carabayllo. Ufficialmente è iniziato l’inverno e fino a novembre tutto sará avvolto da questo manto opaco e grigio.
La gente continua ad avere paura, per strada tutti passano veloci, quasi non ci si saluta piú. Sembra che il grigiore del cielo si stia travasando poco a poco nei cuori.
Ieri mattina mi ha telefonato un amico per salutarmi. Con sua moglie e suo figlio hanno deciso di mettersi in cammino per ritornare sulle Ande, al villaggio che avevano abbandonato per trasferirsi nella capitale peruana. Non sanno quanti giorni dovranno camminare e si affidano alla bontá della gente per trovare qualcosa da mangiare lungo la strada. Non me lo dice direttamente, ma sento la sua preoccupazione: se rimango muoio di coronavirus o muoio di fame. Meglio ritornare sulle Ande a coltivare la terra e sperare che le cose cambino.
La disuguaglianza e la corruzione hanno sferzato il paese e, come sempre succede, le vittime sono i piú poveri. Mentre i burattinai continuano ad ingrassare.
Mentre leggo il Vangelo di questa domenica, ci sono tre parole che colpiscono la mia attenzione: “…piú di me…”.
Gesú ci chiede un amore totale, un’appartenenza senza sbavature. Mettere Lui al primo posto significa stabilire un primato, mettere un perno fondamentale che possa dare ordine e misura a tutto.
Tutto sarebbe diverso se Gesú fosse per davvero il perno della nostra vita. Se il primato della nostra vita l’avesse Dio, e non il nostro ombelico, forse le cose sarebbero davvero diverse. La parola di Gesú è carica di un’energia rivoluzionaria che non si spegne, di una novitá che non appassisce. Mai.
Rileggo il Vangelo e provo a guardare tutto con i suoi occhi. Ci provo spesso. La maggior parte delle volte non ci riesco.
Oggi intravedo una piccola primavera. Nonostante il grigiore di queste ultime settimane, il Signore ci sorprende. E sono i poveri, gli ultimi, a darmi lezioni di vita.
Come Miguel, che rinuncia a tutto pur di dare la possibilitá a suo figlio di continuare a studiare. Come Maria, che mangia una tazzina di riso bianco, ma non fa mancare nulla a suo figlio disabile. Come Rosita, che ammazza il suo maialino per condividerlo con i vicini.
Rileggo quello che dice Gesú: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Ancora una volta i poveri mi hanno insegnato cosa significhi perdere per trovare. Ancora una volta nei loro volti ho visto il volto di Cristo che perde tutto per ritrovarci tutti, per fare di tutti un solo popolo, una sola famiglia, una sola chiesa.
Uniti nella preghiera, un abbraccio
don Roberto
Don Roberto (prete missionario della Diocesi di Como) – Sito Web
Fonte: il canale Telegram “Sulla Tua Parola“.
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