UN POVERO DI NOME LAZZARO
Nuovamente la liturgia ci porta a meditare su una parabola del Vangelo di Luca. È davvero sorprendente la genialità e la fantasia con cui il Maestro cerca di toccare il cuore e la mente dei suoi ascoltatori. Lasciamo raggiungere e affascinare dalla sua Parola.
La parabola di questa domenica si costruisce su un doppio contrasto: il ricco e il povero, la vita terrena e l’aldilà. I due protagonisti sono descritti abilmente da Luca: il ricco si veste lussuosamente e ogni giorno banchetta come un re; il povero, invece, è ricoperto di piaghe e mangia gli avanzi del ricco. Mi piace sottolineare che, mentre il ricco è lasciato nell’anonimato, il povero ha un nome: si chiama Lazzaro, diminutivo di Eleazaro che significa “Dio aiuta”.
Nella seconda parte della parabola, dopo la morte di entrambi, lo scenario si rovescia: il ricco è nei tormenti mentre Lazzaro è in compagnia di Abramo. Il giudizio di Dio capovolge la situazione terrena e capovolge anche una certa mentalità in base alla quale la ricchezza terrena era segno del privilegio divino. Niente di tutto questo! Nella parabola emerge chiaramente che Dio sta dalla parte dei poveri. Gli ultimi sono i suoi preferiti.
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Non si dice nulla dei meriti o delle virtù di Lazzaro, semplicemente perché questo non interessa al racconto della parabola. Ciò che conta, invece, è sottolineare che Dio difende gli ultimi e prende la parte dei poveri.
Allo stesso modo non si dice nulla riguardo alla cattiveria del ricco. Egli non è condannato per le sue ricchezze, né perché si è comportato da oppressore o da violento, ma perché vivendo da ricco ha ignorato il povero: talmente preso dai suoi affari non si è accorto di chi aveva vicino.
Questo è il centro della parabola: il ricco è condannato per la sua totale indifferenza.
Il ricco e il povero sono vicini, vicinissimi, ma il primo nemmeno si accorge dell’altro. Il ricco non è né cattivo, né violento, né oppressore verso il povero Lazzaro. Semplicemente non lo vede, non si accorge di lui. Gli passa accanto come se niente fosse…
Anche noi, purtroppo, siamo come il ricco della parabola. Viviamo immersi nei nostri piccoli o grandi problemi e siamo miopi, indifferenti e sbadati.
Rileggo sottovoce la parabola di Gesù e sulle mie labbra affiora una preghiera…
Liberaci, Signore, dall’indifferenza che ci acceca
e dalla superficialità che ci anestetizza.
Allenaci a riconoscere il Tuo Volto
nel volto del povero.
Insegnaci a condividere quello che abbiamo
e quello che siamo.
Donaci una fede inquieta,
una speranza coraggiosa
e una carità appassionata.
Maria, madre dei poveri,
aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera.
Amen.
Un abbraccio,
don Roberto
Don Roberto (prete missionario della Diocesi di Como) – Sito Web Fonte: il canale Telegram “Sulla Tua Parola“.
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