DIETRO A ME
Il brano evangelico che oggi la liturgia ci propone rappresenta uno snodo fondamentale nel racconto di Marco. Siamo a Cesarea di Filippo, il territorio più lontano raggiunto da Gesù nel suo cammino, e, proprio qui, il maestro viene riconosciuto come il Cristo, il messia atteso.
Fino a questo punto i discepoli hanno seguito Gesù incantati dalla Sua Parola e dai suoi miracoli. Il suo modo di parlare del Padre e la sua attenzione e simpatia verso i poveri, gli ammalati, gli esclusi ha lasciato trasparire una novitá inaudita, una bellezza che ha conquistato i cuori dei discepoli e della gente. Ma ora Gesù inizia a girare le carte in tavola e lancia una prima domanda: “La gente chi dice che io sia?”. Facile: Giovanni Battista, Elia o qualcuno dei profeti…
Tutti hanno capito la grandezza di Gesù, ma la riducono a qualcosa di già noto e conosciuto, non riescono a cogliere la sua novità. Ma è la seconda domanda che scatena un terremoto nel cuore dei discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Qui si gioca tutto. Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. Chi è per te Gesú? Nella tua vita, nella tua famiglia, nel tuo lavoro, chi è Gesú di Nazaret? Che importanza hanno le sue parole e la sua vita nella tua esistenza quotidiana?
Come in altre occasioni, Pietro non si fa pregare e prende la parola a nome del gruppo: “Tu sei il Cristo”. La sua risposta è corretta, ma incompleta. Svela l’elemento centrale della rivelazione, ma non ancora conclusivo.
Gesù è il Cristo, ma non il Cristo che Pietro si aspettava. Solo alla fine del Vangelo, Pietro e gli altri discepoli potranno comprendere l’originalità di Gesù. Davanti alla Croce si polverizzano tutte le loro aspettative e, sulle macerie della loro delusione, scopriranno che il Messia atteso compie le loro attese in un modo totalmente inatteso. Per questa ragione, Gesù impone il silenzio anche ai discepoli: “E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno”.
Ma davanti all’annuncio della passione e della morte, Pietro reagisce e rimprovera il Maestro. Pietro vuole salvare il salvatore, morte e passione non rientrano nel suo schema. Il suo Cristo, il suo Messia, è vittorioso, potente e invincibile. Cos’è sta storia del rifiuto, della morte e della resurrezione?
Ma è Gesú, ancora una volta, che deve rimettere in carreggiata il povero Pietro. Lo chiama “Satana” e gli indica, se per caso lo avesse dimenticato, qual è il posto del discepolo: “Vieni dietro a me”. Questo è il suo posto: dietro al maestro. Questo è il posto del discepolo di ogni tempo. Dietro a lui: per camminare sui suoi passi, per prendere il suo ritmo e per andare dove lui ci porta. Senza paura. Leggeri. Lui è strada e la meta.
Un abbraccio,
don Roberto
Don Roberto (prete missionario della Diocesi di Como) – Sito Web Fonte: il canale Telegram “Sulla Tua Parola“.
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