don Quirino Prampolini – Commento al Vangelo del 1 Marzo 2020

“Ricordati uomo che sei polvere e che polvere ritornerai / Convertiti e credi al Vangelo” sono queste le due frasi che accompagnano l’imposizione delle ceneri.

Siamo polvere… Nel delirio di onnipotenza che ha tante volte attraversato la storia dell’umanità, in tanti potenti che pensavano di essere i depositari del destino del mondo ci si è scordato di questa verità. “il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” Leggiamo nel libro della Genesi. Le vicende di questo tempo in cui sperimentiamo tutte la contraddizione e il limite di questa vanagloria umana ci dovrebbero spingere ad “andare anche noi nel deserto”. A raccoglierci in noi stessi per ascoltarci, ma soprattutto per ascoltare Lui, il Signore e chiederci quali cristiani vogliamo essere.Noi spesso oggi veniamo sedotti e cediamo ritenendo che siano i beni materiali a riempire la nostra vita,  sedotti dal fascino del potere e da un’immagine di Dio che ci semplifichi la vita mettendosi al nostro servizio, come il genio della lampada di Aladino.

All’inizio di questo cammino quaresimale ecco che siamo chiamati a verificarci, nel deserto luogo del silenzio esattamente in contrasto con il nostro tempo che è il luogo della confusione, delle troppe parole che non lasciano spazio al nostro riflettere, ma che non lasciano spazio neanche alla Parola di Dio che diventa così volatile  al punto che da una Domenica all’altra non la ricordiamo più. Andiamo nel deserto per comprendere che noi, se è pure vero che siamo polvere, siamo polvere illuminata. Illuminata dalla parola e dall’ aiuto misericordioso di Dio che giunge a noi attraverso il Signore Gesù.

“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio…Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo…Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”

Tutte le risposte che Gesù dà al tentatore sono un sì a Dio in antitesi a quanto era avvenuto all’inizio e che ci è stato descritto nella prima lettura, che è poi in definitiva la grande tentazione che ha sempre accompagnato la storia dell’uomo: quella di non fidarsi di Dio, di non affidarsi a Lui affinché la sua vicenda storica e personale sia per il suo bene e non contro di lui. Il serpente fa credere che Dio sia geloso dell’uomo che viene spinto alla sfiducia nei confronti del Creatore e i nostri progenitori si lasciano sedurre dal miraggio di diventare Dei loro stessi. Il risultato è un disastro!

Non è così per Gesù, che non dimentichiamo è pienamente uomo. “Il racconto dice che Gesù ha vinto la tentazione in modo umano, confidando totalmente nella Parola di Dio. E l’obbedienza alla volontà del Padre accompagnerà sempre la sua storia, perché ne costituisce la vita intima: «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Questa lotta di Gesù contro il male e la sua vittoria contro il «diavolo» (detto anche «il tentatore» o «satana») sono anche il nostro cammino personale (nel brano di Mt 4,1-10 troviamo tutti e tre i termini, mentre ricordiamo che «satana» nella sua etimologia indica quanto è d’intralcio per far cadere). Confidando nella vittoria di Gesù, suo Signore, il cristiano prega sempre perché il Padre «non lo induca in tentazione”

Chiamato a scegliere definitivamente e liberamente Dio, nell’esercizio di questa libertà l’uomo tende verso di Lui attraverso un cammino, all’interno del quale è posto fra il bene e il male. Qui trova spazio il mistero della tentazione, che non dovrebbe essere vista come un trabocchetto, ma la strada concreta per giungere alla pienezza dell’amicizia con Dio. Dio ci ha creato liberi per amare, perché solo nell’amore ricambiato liberamente si ha la perfezione dell’amore: la comunione d’amore fra gli uomini è un riflesso, una somiglianza della stessa misteriosa comunione che unisce le Persone divine, del Padre, del Figlio e dello Spirito santo (cf Catechismo della Chiesa Cattolica 1701). ( padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria)

Concludendo: è una questione di libertà. Dio ci ha lasciato liberi: convertiti e credi al Vangelo. Convertirsi significa accettare Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita riponendo la nostra fiducia in Lui! Il tempo di Grazia della Quaresima è un’occasione per aprire il nostro cuore alla sua azione di grazia, ma che richiede la nostra disponibilità, a noi accettarla o respingerla.

Fonte

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