15 settembre 1993: nel quartiere Brancaccio, a Palermo, don Pino Puglisi viene ucciso da due sicari mentre sta rientrando a casa. È il giorno del suo 56° compleanno. “Predicava troppo” e la mafia decise di farlo stare zitto.
Oggi, a venticinque anni dal suo assassinio e a cinque dalla sua beatificazione come primo martire della criminalità organizzata, le parole del “sacerdote con il sorriso” sono ancora vive e attuali. Questo libro, opera di chi l’ha conosciuto e amato, raccoglie con dedizione i suoi scritti e i suoi insegnamenti. E ce lo restituisce nella sua fede e nel suo impegno civile, mai disgiunti, perché “non ha senso riempirsi la bocca di belle frasi se poi alle parole non seguono i fatti”. Riflessioni “catturate” nei numerosi incontri con i ragazzi e i fedeli. Documenti (pochi), testimonianze (molte) del suo operato: da quelle dei suoi assassini – poi pentiti – ai riconoscimenti dei vertici della Chiesa sino a Papa Francesco; ma soprattutto i racconti delle donne e degli uomini comuni che gli sono stati accanto nel suo coraggioso percorso di vita e di fede.
Dal Vangelo come “manuale” di libertà e di liberazione dalla mafia alla lotta contro le ingiustizie, al carisma di educatore dei giovani e di profeta della legalità: per la prima volta in un unico volume tutto il pensiero di don Puglisi è offerto e commentato. Uno strumento di riflessione per i credenti che vogliono raccoglierne la preziosa eredità e una testimonianza indispensabile anche per i laici, per comprendere un importante pezzo di storia della nostra Italia bella e terribile.
FRANCESCO DELIZIOSI (1965) vive e lavora a Palermo dove è caporedattore centrale del “Giornale di Sicilia”. Allievo di don Pino Puglisi al liceo, lo ha poi accompagnato nelle sue esperienze fino agli anni di Brancaccio. Ha collaborato col poeta Mario Luzi per il suo testo tea-trale Il fiore del dolore e col regista Roberto Faenza per il film Alla luce del sole: entrambe le opere sono ispirate alla vita del parroco di Brancaccio. Ha fatto parte della commissione diocesana per l’istruzione della causa di beatificazione e ha collaborato col postulatore, monsignor Vincenzo Bertolone, fino al riconoscimento del martirio da parte della Chiesa. Per BUR è anche autore di Pino Puglisi: il prete che fece tremare la mafia con il sorriso (2013).
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Prefazione
A venticinque anni dal martirio di padre Pino Puglisi giunge a tutti noi un dono ricco e fecondo: si tratta di questo importante e prezioso libro curato da Francesco Deliziosi, giornalista palermitano, che è stato alunno prima e collaboratore poi di padre Pino, particolarmente negli ultimi anni di vita, caratterizzati dal suo ministero pastorale presso la comunità parrocchiale di Brancaccio, laddove egli suggellò la sua esistenza con la palma del martirio, offrendo la vita per il suo popolo, quale mite agnello immolato ad immagine del Cristo.
Deliziosi non è certo nuovo a fatiche di questo tipo, avendo riflettuto, ricercato e scritto sul martire siciliano fin dal momento immediatamente seguente alla sua uccisione per mano mafiosa.1 Potremmo dire che non si tratta di una nuova opera sul presbitero palermitano, che si aggiunge alle numerose altre che diversi autori hanno proposto in questo quarto di secolo, ma di una “opera nuova” in quanto l’intento precipuo di Deliziosi è quello di permettere al lettore di attingere direttamente agli scritti di padre Pino, per mostrarne il pensiero sapiente, il cammino cristiano e presbiterale, nonché ciò che lo contraddistingue in maniera del tutto particolare e originale: il suo essere educatore dei ragazzi e dei giovani. Avere a disposizione tanto materiale di prima mano, rende possibile entrare in dialogo con questo straordinario presbitero della nostra Chiesa, apprezzarne le lucide riflessioni, condividerne le paterne preoccupazioni, lasciarsi guidare e orientare dalla sua sapienza pedagogica, tutta intrisa di Vangelo.
C’è un chiaro intreccio, ormai da tutti riconosciuto, tra l’opera educativa di padre Puglisi e la sua vicenda biografica, che lo ha visto pienamente incarnato nella vita sociale ed ecclesiale della sua città e di tutta l’Isola. Sia nella veste di animatore vocazionale, sia nel suo ministero di parroco, padre Pino si rivela attento lettore del vissuto reale dei destinatari del suo servizio. La sua proposta vocazionale o le sue scelte pastorali restano sempre segnate dalla provocazione che sale dalla realtà siciliana, appesantita dalla diffusa mentalità e prassi mafiosa. Illuminante, a tal proposito, una sua riflessione in merito al fenomeno mafioso: «Malgrado tutte le sue mimetizzazioni, si tratta di una cultura e di una mentalità antievangelica e anticristiana, addirittura, per tanti aspetti, satanica: essa falsa termini che indicano valori positivi e cristiani come “famiglia”, “amicizia”, “solidarietà”, “onore”, “dignità”; li distorce e li carica di significati diametralmente opposti a quelli cristiani. […] Ora questa “cultura”, lentamente e insensibilmente viene assorbita dalla gente dei nostri paesi, pure estranea alla “società della mafia”, pure ricca di tanti valori e convive in tutta buona fede con forme di religiosità tradizionali e devozionali».2
Nella vita e nel ministero del mite presbitero palermitano troviamo una spiccata sensibilità verso i temi della non violenza, della giustizia e della pace, sempre affrontati alla luce del messaggio evangelico, ove trovava le necessarie energie per dare il suo fattivo e generoso apporto alla liberazione della sua gente da ogni forma di sopraffazione e schiavitù.
I destinatari privilegiati dell’opera di padre Puglisi sono soprattutto le giovani generazioni, quanti cominciano a muovere i primi passi dentro il grande mistero della vita. E siccome essa è una traditio, una “consegna” non solo della conformazione biologica, ma soprattutto di ciò che le dà valore e significato, per il prete palermitano era urgente offrire un sano ambiente di vita e una chiara proposta formativa a chi, specialmente se posto in un contesto “antieducativo”, deve ancora apprendere l’arte del vivere. Si tratta, come lui stesso amava affermare, di prediligere la via dell’incarnazione, del coinvolgimento diretto e della condivisione per dare dei modelli di comportamento e per cercare di muovere tutto l’ambiente.
L’opera che abbiamo tra le mani offre una profonda immersione nel lessico e nel vocabolario di padre Pino, ci permette di farci insieme a lui condiscepoli dell’unico maestro: Cristo Gesù. La ricchezza del materiale contenuto in questo volume rappresenta un’enorme fonte cui potere attingere a piene mani, non solo per conoscere il pensiero e l’opera di padre Puglisi, ma anche per l’azione pastorale della Chiesa, impegnata spesso a fronteggiare problematiche uguali o simili rispetto a quelle del martire palermitano. Riteniamo, infatti, che questo libro costituisca un prezioso servizio a numerosi livelli dell’agire ecclesiale, come anche di quello pedagogico-sociale. Penso particolarmente ai presbiteri, ai diaconi, ai diversi operatori pastorali, soprattutto a quelli impegnati nel campo vocazionale e della catechesi, agli insegnanti e ai tanti educatori che si spendono a servizio delle giovani generazioni. Ma penso anche a tutti coloro che, impegnati nella politica e nel sociale, desiderano approcciare un illuminante modello pedagogico che offre preziose chiavi di lettura non solo sulla realtà palermitana, ma sulla società contemporanea, afflitta da svariati mali che la deturpano e la abbrutiscono.
Una cosa emerge in tutta evidenza leggendo e rileggendo le pagine degli scritti di padre Pino Puglisi: il suo essere cristiano, prete ed educatore, e – come direbbe il poeta Mario Luzi – «lo conferma come compagno assente / lo conferma nel suo carisma cristicamente».3
Con lui, amico e compagno di cammino, reso assente dalla violenza degli uomini ma palesemente presente a motivo del suo supremo atto d’amore, “reale memoriale” del martirio di Cristo, condividiamo la visione evangelica di una Chiesa in diaconia del mondo; di comunità cristiane fraterne, animate da preti che le aiutino a storicizzare creativamente l’unico ed esclusivo mandato che hanno l’obbligo di custodire e incrementare con solerte diligenza: condividere con tutti gli uomini, nella povertà dei mezzi e con la forza della mitezza, l’energia liberante e risanante dell’Evangelo del Regno.
Mons. Corrado Lorefice
Arcivescovo di Palermo
1 Cfr. F. Deliziosi, «3P» Padre Pino Puglisi. La vita e la pastorale del prete ucciso dalla mafia, Paoline, Milano 1994; ID., Don Giuseppe Puglisi. Il prete martire ucciso dalla mafia, Arcidiocesi di Palermo, Bagheria 1999; Id., Don Puglisi. Vita del prete palermitano ucciso dalla mafia, Mondadori, Milano 2006; ID., Pino Puglisi. Il prete che fece tremare la mafia con un sorriso, BUR, Milano 2013.
2 Premessa alle catechesi sul Padre Nostro, in L. Cerrito, Lettura esistenziale del Padre Nostro per un itinerario di catechesi a confronto con la “cultura” e la mentalità mafiosa, Movimento “Presenza del Vangelo”, Palermo 1992, pp. 3-4. Si veda anche la ricca e interessante Relazione sulle quattro parrocchie comprendenti il quartiere Brancaccio-Ciaculli in occasione della visita straordinaria del card. Salvatore Pappalardo, Palermo 11 gennaio 1991, Dattiloscritto AGP, b. IV, fasc. 11.
3 M. Luzi, Il fiore del dolore, Edizioni della Meridiana, Firenze 2003, p. 28.