Gesù ci dice «non abbiate paura»
Credo che tutti, pastori e fedeli, ci ritroviamo nel racconto della tempesta, che mette a rischio la barca della Chiesa contemporanea. Il segno voluto da Gesù prepara i discepoli e i pastori, papa compreso, ad affrontare tutte le tempeste della storia e della vita.
Una notte in balia delle onde. Tutti sappiamo come è lunga la notte nelle tempeste della vita, non arriva mai il mattino. Sul finire della notte Egli arriva «camminando sul mare». È l’ora della resurrezione, i discepoli stremati dalla tempesta lo credono un fantasma. Anche noi reagiamo così. Nelle sofferenze le parole di speranza possono dare fastidio. Se il pessimismo prevale, anche Dio diventa un fantasma.
Gesù comprende: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Parole che rivolge oggi alla sua Chiesa, ad ogni singolo cristiano, per chiunque attraversa momenti di notte e di tempesta.
L’Apostolo Pietro vuole camminare sull’acqua mentre infuria la tempesta: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Non si tratta di vedere un semplice miracolo, ma qualcosa di più. Il mare è simbolo del male. Solo Dio comanda il mare, lo controlla, lo domina. Il Dio nell’Esodo ha aperto il mare, Gesù è il Dio dell’Esodo? Pietro vuole questa esperienza!
Gesù acconsente e di fatto Pietro cammina sulle acque ma «vedendo che il vento era forte s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: Signore salvami!». Pietro finché tiene fisso lo sguardo su Gesù non ha paura e cammina sull’acqua, ma quando guarda la tempesta la paura lo fa affondare. Il grido ottiene la risposta: «lo afferrò e gli disse: uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
Se guardiamo le tempeste della vita, possiamo solo aver paura e spesso affondiamo, tenere fisso lo sguardo sul Risorto impedisce alla paura di farci affondare. Pietro lo sperimenterà nel cortile del sommo sacerdote dove, per paura, rinnegherà, ma il suo pianto porterà il Maestro a recuperare il discepolo.
«Appena saliti sulla barca , il vento cessò». Far salire il Risorto sulla barca è riconoscere che da soli non superiamo le tempeste, ma con Lui tutto può essere affrontato e ogni tempesta superata, è un segno che il Signore è con la sua Chiesa tutti i giorni sino alla fine. Commenta così questo vangelo S. Agostino: «Nessuno sarà reso forte da Dio, se non colui che sentirà di essere (come Pietro) che è infermo».
don Pietro Pratolongo, parroco di Pontremoli e preside della Scuola di formazione teologico-pastorale della diocesi di Massa Carrara Pontremoli.