don Pietro Pratolongo – Commento al Vangelo di domenica 30 Agosto 2020

La via della salvezza passa attraverso la croce

Se da un lato Gesù voleva conoscere cosa avevano compreso di lui, e la risposta di Pietro era stata chiara, dall’altro egli doveva prepararli a ciò che sarebbe accaduto a Gerusalemme,: l’impensabile scandalo della Croce. «Gesù cominciò a spiegare… andare a Gerusalemme e soffrire… venire ucciso».

La Croce non è un incidente di percorso e neppure un capriccio divino ma una misteriosa e paterna volontà del Padre , ai discepoli incomprensibile, come tutte le sofferenze, e che ottiene l’opposizione di Pietro ma anche nostra.
Pietro aspettava il Messia vincitore e non un Messia sofferente. Lo stesso Corano, che riconosce a Gesù il titolo di profeta, dice che sulla strada del calvario Gesù è stato sostituito, un profeta non può essere sconfitto! Per l’Islam la croce è un falso storico.
Gesù non parlerà solo della sua sofferenza e della volontà del Padre ma anche che tale sofferenza sarà il suo «servire» molti (Tutti) e avrà il suo culmine nel sangue versato «per la remissione dei peccati»(26,28).

La reazione di Pietro è di rifiuto, prende in disparte Gesù per rimproverarlo. Gesù lo invita a diventare discepolo «andando dietro di Lui» e non per conto suo o davanti a lui come vorrebbe il tentatore. Pietro non deve essere di «ostacolo»(scandalo) e quindi cadere nella trappola di Satana, che non vuole la salvezza.
Andare dietro a Gesù è l’unico modo per comprendere la croce, che è scandalo e stoltezza, come dice S. Paolo, senza di Lui. Pietro comprenderà in seguito, e il suo martirio di croce a Roma lo testimonierà. Il Servo sofferente illumina il dolore, gli dà un senso, lo rende salvifico, senza di lui è solo sconfitta e assurdità.

Seguire il Messia non è sinonimo di onori, carriere ma ripetizione delle sue scelte. Pensare di «salvare la propria vita» senza la Croce significa rinunciare al dono, all’amore, alla gratuità , e quindi: «perdere la vita».

Gesù non intende definire il dolore come un «bene», non vuole insegnare a soffrire per soffrire ma a vivere le fatiche della vita nell’amore, a saper rinunciare a illusorie felicità, a discernere i miraggi dalla menzogna e preferire e «seguire» Cristo. San Pietro è ancora maestro: «anche Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché , non vivendo più per il peccato vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siamo stati guariti…» (1Ptr.2,21-25)


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don Pietro Pratolongo, parroco di Pontremoli e preside della Scuola di formazione teologico-pastorale della diocesi di Massa Carrara Pontremoli.

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