Il prezzo della verità e le conseguenze della menzogna
Sabato della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Erode sembra perseguitato dal “fantasma” di Giovanni Battista fino al punto di vederlo reincarnato in Gesù la cui fama era giunta fino al palazzo del re. Eppure proprio lui lo aveva fatto arrestare affinché non continuasse ad accusarlo di adulterio perché conviveva con la moglie di suo fratello Filippo. Erode non tollerava che si elevassero voci critiche nei suoi confronti che avrebbero potuto screditarlo agli occhi del popolo e al contempo favorire coloro che avrebbero voluto farlo fuori. Tuttavia, pur volendo farlo morire, si tratteneva dall’ucciderlo per paura della reazione della gente che lo considerava un uomo di Dio. Erode è dunque l’uomo dalle mille paure amplificate dall’ambizione di mantenere o aumentare il proprio potere, dalla presunzione non essere contraddetto, dal desiderio di essere adulato e dall’illusione di incontrare il favore degli altri. Quanto più si vuole convincere gli altri del proprio presunto valore tanto più si diventa dipendenti del giudizio e della volontà altrui dimostrando così tutta la propria reale debolezza.
La parola che nasce da un cuore pieno di avidità e concupiscenza, come quello di Erode, vincola chi la pronuncia a scelte che non avrebbe voluto fare e che diventano pesi difficili da digerire. Notiamo che la parola del profeta è talmente vera e solida che in un certo qual modo sopravvive alla sua fine in quanto vuole fare emergere la verità, mentre quella del re sembra molto più fragile e dipendente dai ricatti morali a cui ci si espone quando prevale la ricerca della vana gloria. Il sangue del martire Giovanni profetizza a quale prezzo Dio ama l’uomo e al contempo denuncia quali sono le conseguenze nefaste dell’uomo che adora il proprio io e mette a tacere la voce della coscienza anche quando è scomoda perché ci contraddice.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14, 1-12
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Parola del Signore.