don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo di oggi 28 Giugno 2019

La misericordia è il cuore in festa

SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

Il capitolo 15 è una perla narrativa del vangelo di Luca il cui fascino traspare dalla gioia che pervade i racconti. L’evangelista l’introduce evidenziando il fatto che i pubblicani e i peccatori si avvicinano a Gesù per ascoltarlo mentre gli scribi e i farisei, emblema degli uomini religiosi in Israele, mormorano.

Questi ultimi hanno di Dio un’idea sbagliata perché lo immaginano, e lo presentano, come un freddo giudice che condanna il colpevole e assolve l’innocente o come un re che fa giustizia eliminando dal paese tutti gli empi e i peccatori. La replica di Gesù alla loro mormorazione è affidata a tre racconti, due piccole allegorie e una parabola. Nella prima, che è anche il brano evangelico scelto dalla liturgia odierna, il protagonista è il pastore di cento pecore che va in cerca di una di esse che si era smarrita.

È un’allegoria che ha chiaramente qualcosa di paradossale. Infatti Gesù domanda: chi di voi? E la risposta sarebbe nessuno! Nessun uomo lascerebbe novantanove pecore, cioè le sue sicurezze, per andare in cerca di una sola perduta. Eppure il pastore di cui parla Gesù non solo rischia per la sola pecora smarrita, ma una volta trovata con gioia se ne prende cura e la riporta a casa coinvolgendo nella festa anche gli amici e parenti. Il motivo è chiaro: ho ritrovato la mia pecora! Quella ritrovata e salvata da morte sicura non è solo una pecora del suo gregge, ma “la mia pecora”, quella a cui si sente ancora più legato.

Quanto distante è l’immagine di Dio che gli esperti della religione hanno da quella che Gesù propone. La differenza sta nell’amore che non è un fatto concettuale o emozionalistico legato al piacere. Amare nel linguaggio umano è spesso sinonimo di piacere, gradimento, soddisfazione. In Dio amore significa passione per l’uomo, compassione per la sua sofferenza, movimento di uscita verso l’altro, rischio e dolore, iniziativa, creatività e coinvolgimento. La gioia di Dio sgorga da un cuore caldo, tenero, che sa adattarsi alle crisi senza perdere la fiducia in chi si ama.

Come il pastore, anche Dio non si rassegna all’allontanamento anche solo di una delle sue creature. Facile immaginare il contenuto della mormorazione degli scribi e dei farisei: cosa ci troveranno di così interessante in questo Gesù tanto da ascoltarlo con attenzione. Ciò che affascina è proprio la gioia di Dio che traspare dalle parole, dai gesti e dal corpo stesso di Gesù. Sono loro infatti quelli che sono invitati a rallegrarsi, a fare festa. Gli amici di Dio e quelli che reputano di essere a Lui più vicino, i giusti che non hanno bisogno di conversione sono invitati a rallegrarsi con Dio e con coloro che sono stati salvati.

Culmine della conversione è la festa organizzata dal Signore; la cena dell’Agnello. I peccatori potrebbero essere bloccati dal senso di colpa e di indegnità i “giusti” potrebbero chiamarsi fuori per non contaminarsi con gli altri. In verità davanti a Dio tutti siamo chiamati a conversione che non è innanzitutto cambiamento morale ma è partecipazione alla gioia di Dio.

Commento a cura di don Pasquale Giordano

La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

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Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:

«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Parola del Signore.

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