Il potere di convertire il proprio cuore
SAN GIACOMO
Quando si ha un obbiettivo chiaro nella vita si è disposti a fare delle rinunce dolorose pur di raggiungerlo. I due fratelli, Giacomo e Giovanni, sono disposti a bere il calice amaro della sofferenza pur di raggiungere le alte sfere del potere che affascina tutti.
Tuttavia quelli che altrove vengono chiamati anche boanerghes, cioè figli del tuono in virtù della loro irruenza, dimostrano di non aver compreso fino in fondo chi fosse veramente Gesù e verso quale meta egli si stesse dirigendo. Certamente avevano intuito nella persona di Gesù una forza carismatica che avrebbe cambiato qualcosa nel mondo in cui vivevano, ma essi proiettavano su di lui le loro attese di riscatto sociale che si sarebbe potuto realizzare solamente cambiando i capi regnanti.
Gesù non spegne i loro sogni di libertà ma rivela la necessità di compiere una rivoluzione a partire dalla mentalità con la quale i fratelli stessi si relazionano tra loro. In altri termini diremmo che il vero cambiamento non avviene destituendo i capi e sostituendo dei vertici, ma convertendo il cuore. È nella coscienza dei singoli che devono capovolgersi i valori che definiscono gli obbiettivi da raggiungere nella vita.
Non conta tanto il posto nella società quanto invece la mentalità con la quale lo occupi. La mentalità mondana suggerisce di esercitare il proprio potere per imporsi sugli altri, la fede in Dio porta a vivere la propria posizione non come dominio ma come servizio. Quando l’ambizione si coniuga con il desiderio di dominio le persone le ammiriamo con l’intima volontà di prenderne il posto perché colui o colei che sembra essere la stella che ci guida, man mano che ci avviciniamo ad essa, diventa un ostacolo troppo ingombrante e ci fa ombra.
Sicché l’emulazione si trasforma in avversione. È quello che succederà a Giuda. Quando invece il desiderio di realizzazione è contenuto e orientato verso il bene dell’altro e non si ha paura di perdere anche la propria vita per farne un dono, allora veramente si arriva a replicare in sé la stessa autorità di Cristo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Il mio calice, lo berrete.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20, 20-28
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.