Il sazio non potrà mai credere a chi è a digiuno
Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Nel discorso, chiamato “della montagna” o “delle beatitudini” Gesù aveva detto ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli”. E poi aggiunge: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli”. Gesù spiega che la perfezione del Padre consiste nel fatto che ama ogni sua creatura e in particolare l’uomo a cui riserva una cura particolare perché il suo valore supera quella di ogni cosa creata. Sicché Dio Padre è l’unico vero buono e fonte di bene. Gesù è la guida per giungere anche noi alla perfezione, alla pienezza della bontà ed essere benedizione per gli altri. Il bene non può essere ridotto a compiti da svolgere, a doveri da attuare, a regole da seguire, a norme da rispettare, a tradizioni da tenere vive. Tutto questo è importante ma è solo il primo passo per andare oltre le usanze umane e il legalismo formale dietro cui spesso si nasconde la presunzione di salvarsi da sé. Gesù sembra dire: se ti accontenti di metterti la coscienza a posto perché fai il tuo buon dovere osserva i comandamenti, ma se senti interiormente una sana inquietudine e insoddisfazione, se avverti il desiderio di diventare più grande e maturare umanamente e spiritualmente, allora non basta accumulare opere buone, ma si può osare di svestirsi di ciò che ha valore solo quando viene condiviso e investirlo nel tesoro della fraternità.
La giustizia non si ottiene innanzitutto con le piccole opere buone perché, lo sappiamo, da soli non potremo mai cambiare il mondo. La missione che Gesù affida non è quella di salvare il mondo, ma di entrare in comunione con i poveri, cioè i più vulnerabili ed esposti alla prevaricazione e all’iniquità dei prepotenti. Come il sazio non può credere a colui che sta a digiuno, così non si può predicare e attuare la giustizia se non si sente dentro lo stesso morso della rabbia e della paura. Vendere i propri beni e darli ai poveri significa avere con essi una vera compassione perché il nostro senso di giustizia non consista nella difesa dei propri diritti o nella soddisfazione di una coscienza che si sente a posto, ma nel reintegro dei poveri, emarginati dalla comunità.
Dio non è il prigioniero di una perfezione irraggiungibile, ma è il padre buono, che fa sua ogni nostra sofferenza, ma al contempo ci tira fuori dal baratro dei sensi di colpa e degli isolamenti che la piccola giustizia umana produce.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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È più facile che un ammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19, 23-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».
Parola del Signore