Il fuoco dello Spirito purifica e fonde in vera unità
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Domenica scorsa risuonava con insistenza l’esortazione accorata di Gesù ai discepoli: state pronti, con i fianchi cinti e le lampade accese! Questo è l’atteggiamento di Gesù alla vigilia della sua pasqua come quello dell’Israelita pellegrino che sta per inoltrarsi nel cuore del cammino dell’esodo.
Nella pagina evangelica di oggi è ripresa l’immagine della notte nella quale Gesù viene a portare il fuoco come la colonna di fuoco che guidò il popolo nella traversata del Mar Rosso. Gesù usa anche l’ immagine del battesimo per indicare la pasqua che sta per vivere insieme con i suoi discepoli. Esso significa immersione ed emersione, passaggio attraverso l’acqua, cifra simbolica che richiama ancora una volta la pasqua. Le parole di Gesù non si comprenderebbero a pieno senza il riferimento alla sua pasqua, quella che attraversando il dolore della passione e la morte giunge alla risurrezione. Il fuoco e il battesimo accentuano l’aspetto doloroso della pasqua che gli apostoli non vogliono accettare ma di cui Gesù rivela il senso salvifico.
La prima e la seconda lettura presentano entrambe il problema della sofferenza nella prova legata alla propria scelta di fede e alla missione che ne consegue. Il profeta Geremia viene gettato nella cisterna e immerso nel fango perché ha fatto sentire la sua voce invitando a non resistere con la violenza alla potenza nemica che stava assediando Gerusalemme ma ad arrendersi e a dialogare. L’autore della lettera agli Ebrei esorta i cristiani perseguitati a fissare il proprio sguardo su Gesù, la vera guida che permette di venir fuori vivi dalle prove a cui vengono sottoposti.
Gesù, consapevole della sua vocazione messianica, è cosciente anche del fatto che, quale uomo di Dio, non gli è riservata una sorte migliore di quella dei profeti. Anzi, sta comprendendo che la storia di tutti i profeti, come quella di Geremia, è segnata dalla sofferenza spesso inflitta da quelli più vicini. Come Geremia anche Gesù è angosciato ascoltando le calunnie, i complotti tramati alle sue spalle. Illuminante è la confessione di Geremia: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (20, 7-9). Il profeta Malachia annuncia il messaggero di Dio che, come fuoco e lisciva, siederà per fondere e purificare, affinché si possa offrire a Dio un’offerta pura(Ml 3, 1-4). Gesù non invoca un fuoco distruttore contro i nemici, ma porta nel mondo il fuoco dello Spirito Santo, quello che purifica il cuore e fonde in vera unità con quello di Dio e dei fratelli.
I discepoli di Gesù sono spaventati dalla prospettiva della morte del loro maestro perché sono troppo legati alle aspettative di successo e di gloria riposte in lui. La pace che essi sognano è abbondanza di beni che riempiono la pancia, potere, fama e successo. Gesù è chiaro quando dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27). La pace del mondo è compromesso che corrompe, la pace di Cristo è un fuoco che purifica e fonde. È un fuoco che purifica perché separa la verità dalla menzogna, il bene dal male, la carità dall’amor proprio, il servizio dalla prestazione, la fede dalla superstizione, la speranza dall’illusione.
Nella notte della prova, dei conflitti, delle lotte, ci si può rifugiare nella falsa pace del conformismo, del compromesso che salva il proprio interesse e uccide la dignità. Il pericolo più grande è quello di confondersi tra la massa, camuffarsi per nascondere la propria identità e l’appartenenza alla Chiesa.
I cristiani devono sempre essere pronti ad attraversare la notte dolorosa della pasqua per approdare con Cristo alla vera gloria. Non bisogna temere i conflitti, né nascondere la verità per salvare una forma apparente di concordia.
Il fuoco dello Spirito riversato da Cristo nel nostro cuore lo purifica dalla paura, dalle ansie, dalle preoccupazioni di trattenere per sé cose che sono destinate a sfuggirci di mano come la sabbia. Il fuoco di Gesù fa risplendere agli occhi della nostra coscienza ciò per cui vivere anche soffrendo. Il dolore fisico e morale, lungi dall’essere una punizione di Dio o la certificazione di una qualche colpa o fallimento personale, è tempo di grazia perché, purificati nell’intimo non siamo solamente quelli che attendono la promessa della pace o quelli che annunziano una pace futura, ma discepoli che, unendosi a Gesù sulla croce, già pregustano la pace del paradiso.
Signore Gesù, nella notte del pericolo, quando le acque melmose dei giudizi affrettati, delle calunnie, delle insidie, dei giochi di potere sembrano sovrastarmi fino al punto di sommergermi, possa ardere dentro di me il fuoco dello Spirito, che purifichi il mio cuore dalla rabbia e dalla paura, dalla voglia di vendetta e dal morso della ritorsione. Il fuoco come fiammella riaccenda la fede che mi fa sentire la tua presenza, ravvivi la speranza che mi fa intravedere una via su cui proseguire, rianimi la carità che rigenera creativamente la mia offerta a Dio e il servizio ai miei fratelli.
Auguro a tutti una felice domenica e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Letture della
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Mi hai partorito uomo di contesa per tutto il paese.
Dal libro del profeta Geremìa
Ger 38,4-6.8-10
In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi».
Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango.
Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 39 (40)
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido. R.
Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi. R.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore. R.
Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare. R.
Seconda Lettura
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,1-4
Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.
Parola di Dio
Vangelo
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Parola del Signore