L’umiltà trasforma la debolezza in potenza
Venerdì della XIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Il matrimonio in ogni cultura è la scelta di due persone che si “alleano” per affrontare insieme la vita. Nelle civiltà più evolute tale scelta è fondata sul sentimento dell’amore che si traduce nella personale decisione di volere e promuovere il bene del coniuge. Tale stato di vita inizia con un rito nel quale la propria scelta viene fatta pubblicamente davanti ad una persona che accoglie e conferma il reciproco consenso all’unione. Nella bibbia abbiamo testimonianze molto antiche, soprattutto nella tradizione profetica, del fatto che Dio sceglie questa “usanza” umana per rivelare il suo rapporto con Israele, ma al tempo stesso rivela all’uomo che può essere felice solo donandosi gratuitamente all’altro con amore.
Gesù, interrogato sulla liceità del ripudio, rintraccia nel racconto della creazione non un inizio, ma il principio, cioè il fondamento della vita dell’uomo e della legge stessa. La tradizione sapienziale in Israele partiva nella sua riflessione dalla constatazione della realtà. La natura ci consegna un dato di fatto: la differenza sessuale, l’essere maschio e femmina. L’osservazione della realtà suscita la domanda di senso a cui risponde la ragione che arriva cogliere nella differenza di genere l’intrinseca vocazione alla comunione. Il matrimonio diventa dunque la risposta che l’uomo dà alla sua vocazione alla comunione che non è semplicemente di rimedio alla proprio istinto, ma una scelta consapevole che nasce dalla umile consapevolezza di non poter bastare a se stesso.
Parlavo di umile consapevolezza, perché il riconoscimento dei propri limiti senza l’umiltà alimenta la frustrazione e la voglia di rivalsa che porta a servirsi degli altri come se fossero cose che riempiono vuoti e mancanze. Senza l’amore umile la visione di sé e degli altri è viziata dal pensiero giudicante che fa delle differenze naturali differenze di valore; in questo senso si corre il rischio di ragionare in termini diacronici, per cui c’è chi viene prima, ha la precedenza, è più grande e chi viene dopo perché ha un valore inferiore. Questa è la durezza del cuore a cui fa riferimento Gesù e che la legge di Mosè cercava di contenere nei suoi effetti negativi. Gesù invita gli apostoli ad avere uno sguardo sincronico, cioè globale, accogliendo l’altro soprattutto nei suoi limiti e, in particolare, quelli che contraddicono le nostre attese o pretese su di loro.
Colui che si fa eunuco per il Regno dei cieli vive il proprio stato di vita non come rinuncia ma come dono totale di sé. L’eunuco è per definizione incapace di fecondare e quindi anche di usare l’aggressività tipica del predatore o del conquistatore. Come tale è considerato innocuo e degno di amministrare i beni. Farsi eunuco significa rinunciare ad usare la propria carica aggressiva (la passione) per sedurre e servirsi delle persone, ma incanalarla nella cura che ad esse riserva. Chi aderisce a Dio assume anche il suo punto di vista che non confonde le differenze con la distinzione di valore, ma, come Lui, fa dei limiti non motivo di lotta ma il punto d’incontro. L’eunuco per il Regno dei cieli, cioè l’umile, riconosce nelle differenze e nei limiti non un disvalore o un problema, ma un’occasione per realizzare la propria vocazione alla comunione.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19, 3-12
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
Parola del Signore.