Gesù mette in crisi non anestetizza le coscienze – San Bonaventura
Le parole che concludono il discorso missionario sembrano alquanto paradossali. Gesù vuole che i discepoli comprendano che la sua persona non è assimilabile a schemi sociali e religiosi che gli stanno stretti.
A volte si confonde la pace con il compromesso per il quale coesiste tutto e il contrario di tutto in una massa informe fatta di partecipazione a riti religiosi e adesione a idee che nulla hanno a che fare con il vangelo. Gesù viene per mettere in crisi, non per anestetizzare le coscienze. Il discepolo si lascia sanamente inquietare dalla parola di Gesù perché non si adegui alla mentalità comunemente diffusa che falsa persino il senso della carità che può essere confusa con un nocivo senso di accondiscendenza per non farsi nemici.
Invece chi si pone alla sequela di Gesù si svincola dalle dipendenze psico-affettive che lo rendono immaturo e incapace di fare delle scelte dettate dal proprio cuore, piuttosto che dal gradimento altrui. L’inimicizia nasce dalla delusione e si fa questa triste esperienza proprio a partire da quelli più vicini che in nome di un qualche legame, credono di poter avere un’influenza particolare sulle scelte di vita altrui.
Ciò che deve stare a cuore al discepolo missionario è il fatto che il vangelo sia accolto e trasformi la vita chi l’ascolta. Come Gesù, anche i missionari, sono profeti e uomini giusti perché annunciano il Regno di Dio con la mitezza, coerenza, semplicità, essenzialità e con la fraternità. La rigidità non appartiene al discepolo che invece sa riconoscere anche in piccolo gesto di attenzione come la carità di Dio sta germogliando nel cuore di chi Lo ha accolto.
Chiediamo al Signore il dono dello Spirito perché la Parola di Dio sia anche per noi una spada affilata che giunge in profondità per saper riconoscere la volontà di Dio e distinguerla dal pensiero mondano.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Sono venuto a portare non pace, ma spada.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10, 34-11.1
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore.