Nella vita di Maria si riflette la pasqua di Cristo e del cristiano
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Sulle labbra dell’anziana Elisabetta risuonano parole di benedizione rivolte alla giovane parente. Entrambe sono in attesa, testimoni di un dono divino gratuito loro riservato ma anche pieno di responsabilità nei confronti del mondo. Esse, come madri, hanno la consapevolezza di esserlo non per se stesse ma per il popolo al quale, attraverso di loro, Dio manifesta la sua misericordia.
Insieme con Elisabetta tutti i suoi figli cantano Maria come la benedetta e la beata e la chiesa la chiama l’Immacolata. La piccola fanciulla di Nazaret riflette, come in uno specchio, l’immagine di Dio, che ha operato in lei cose grandi, ma anche quella di ogni battezzato nel quale Gesù prende carne. Sin dal momento del suo concepimento Maria è stata santificata, cioè è stata creata come vera icona di Gesù Cristo, l’uomo pienamente compiuto.
In Maria contempliamo ciò che Dio opera in ciascuna delle sue creature umane dal momento del battesimo fino a quello della morte; è lei stessa che lo canta nel magnificat quando narra poeticamente la pasqua di Gesù, la sua e quella di tutta la chiesa nella storia.
La chiesa si riconosce in Maria e, alla luce di ciò che Dio ha fatto per lei, in lei e attraverso di lei, legge anche il senso della sua storia. Questa è la chiave di lettura della pagina dell’Apocalisse che viene proclamata all’inizio della liturgia della parola. Si tratta del racconto della pasqua che si perpetua nella storia. Essa si compie ogni qual volta la Chiesa, come la Donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e coronata di dodici stelle, soffre gridando per i dolori del parto il cui coronamento è la nascita del Cristo Re. La Donna, sebbene minacciata dal dragone che sono le potenze demoniache ostili a Dio e all’uomo, è sotto la protezione del Signore che la nutre con la parola e l’Eucaristia.
Maria nel magnificat descrive se stessa e la Chiesa ricorrendo all’immagine degli umili che vengono innalzati e degli affamati che vengono saziati di beni. Essi sono coloro che temono Dio, cioè quelli che hanno nei confronti del Padre sentimenti di fiducia filiale, si affidano alla sua bontà paterna, rispondono con generosità al suo appello dell’amore fraterno. L’umile nel momento del pericolo non mette alla prova Dio, cercando di estorcergli l’aiuto nel modo con cui immagina, non confida nei poteri forti del mondo.
L’umile nella prova non domanda: “perché proprio a me?”, ma si lascia coinvolgere nel progetto di Dio che soccorre coloro che sono minacciati dal Maligno. L’umile sente tutta la sofferenza di chi manca, a volte, anche del necessario, ma non si ribella.
L’umile non è un remissivo, uno sconfitto rassegnato, ma combatte la buona battaglia sapendo che Dio non lo abbandona e che lo soccorre liberandolo dalla morte.
L’umile per eccellenza è Gesù il quale pure dice: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Nella sua pasqua si compie quello che Maria canta nel Magnificat. Il Padre, risorgendolo dalla morte, lo innalza e lo ricolma di ogni bene. Il Magnificat non è solo il canto di Maria davanti ad Elisabetta, immagine del popolo che tante volte ha sperimentato la misericordia di Dio che trasforma la sterilità del deserto in fecondità di un giardino rigoglioso e pieno di frutti. È il canto di Gesù e della Chiesa unita a lui, è il canto della pasqua, l’inno della vittoria. Cristo, infatti, non è risorto per sé, cioè il fatto che è risorto da morte non è un privilegio che dimostra solamente la sua natura divina. Gesù è morto e risorto per trasformare la nostra morte nel suo contrario, cioè nella nascita definitiva.
Maria, quale madre di Cristo e della Chiesa, annuncia che anche lei è madre che nel dolore del parto dà alla luce Cristo e con lui rigenera a vita nuova tutti coloro che nelle prove della vita rimangono uniti a Gesù.
Maria è immagine del cristiano che nei momenti di prova, in cui più fortemente si è scossi dal dolore, crede che la promessa di Dio si sta compiendo. Credere significa anche dare carne alla parola di Dio, concretizzare la promessa di Dio attraverso la carità.
La carità ha la forza di sovvertire e sconvolgere le logiche e i giochi sporchi del mondo.
Auguro a tutti una serena festa dell’Assunta e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Qui puoi continuare a leggere altri commenti al Vangelo del giorno.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 39-56
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.