Gesรน Cristo, la radice della nostra speranza – II DOMENICA DOPO NATALE โ Lectio divina
Dal libro del Sirร cideย Sir 24,1-4.12-16
La sapienza di Dio รจ venuta ad abitare nel popolo eletto.
La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
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in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nellโassemblea dellโAltissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
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in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti รจ benedetta, mentre dice:
ยซAllora il creatore dellโuniverso mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: โFissa la tenda in Giacobbe
e prendi ereditร in Israele,
affonda le tue radici tra i miei elettiโ .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta lโeternitร non verrรฒ meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e cosรฌ mi sono stabilita in Sion.
Nella cittร che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme รจ il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore รจ la mia ereditร ,
nellโassemblea dei santi ho preso dimoraยป.
La Parola familiare
Nel cap. 24, che riveste un ruolo centrale nel Libro del Siracide, lโinsegnamento della sapienza รจ presentato nel suo insieme. Come in alcuni brani del libro dei Proverbi (1, 20-33; 8, 1-36; 9,1-6), anche in questa pericope il soggetto parlante รจ la sapienza personificata. Alcune sue espressioni annunciano una teologia della Trinitร : la sapienza รจ nel medesimo momento unita intimamente a Dio e distinta da lui, caratteristiche che piรน tardi verranno applicate sia alla persona del Verbo che a quella dello Spirito. Per il Siracide la sapienza รจ la Presenza universale di Dio che si rivela e cresce in Israele, come lโalbero della vita, e si offre sempre a lui.
La Sapienza parla in occasione di un’assemblea nel tempio di Gerusalemme: come una sacerdotessa presiede la liturgia che riunisce nel luogo sacro il cielo e la terra; si rivolge agli esseri umani e si dichiara appartenente al popolo ebraico, del quale si rievocano i tratti storici piรน significativi.
Nel brano liturgico riecheggiano elementi della cosmologia presente nei racconti genesiaci. C’รจ una sintesi sapienziale tra creazione e redenzione, tra cosmologia e storia, tra il Dio creatore e Dio Salvatore. La Sapienza si descrive nel suo cammino: esce dalla bocca dell’altissimo e come rugiada ricopre la terra, similmente a quanto รจ scritto in Isaia 55,10-11, in cui vi รจ il paragone tra la parola divina e la pioggia che scende dal cielo e feconda la terra. La Sapienza sembra avere due abitazioni: la prima รจ nelle altezze perchรฉ ha il suo trono su una colonna di nubi, la seconda รจ in Israele; dopo aver percorso l’universo in verticale (il cielo e l’abisso) e in orizzontale (il mare e la terra abitata), essa si stabilisce ยซin Giacobbeยป, cioรจ in Israele. Il viaggio della Sapienza attraverso il cosmo richiama Gb 28. Pr 8,27 ispira il nostro testo soprattutto in riferimento sia al tempo prima del tempo, quando la Sapienza era presso Dio, sia al legame con gli uomini. La tradizione biblica dell’esodo funge da sfondo di tutto il capitolo 24 del libro del Siracide: la nube guida il popolo durante l’uscita dall’Egitto, la tenda rinvia al luogo in cui รจ situata l’arca dell’alleanza, Israele รจ proprietร ed ereditร di Dio.
La Sapienza, dopo aver percorso l’intero cosmo e aver piantato la tenda in Israele, ufficia la Santa liturgia in Gerusalemme che รจ qui descritta come Sion, la cittร amata dal Signore. La Sapienza รจ di casa in Israele. La sua missione interpreta il volere di Dio, per cui essa รจ la parola di Dio che diventa evento nella storia degli uomini.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesรฌniย Ef 1,3-6.15-18
Mediante Gesรน, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella caritร ,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesรน Cristo,
secondo il disegno dโamore della sua volontร ,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciรฒ anchโio [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesรน e dellโamore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinchรฉ il Dio del Signore nostro Gesรน Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua ereditร fra i santi.
Chiamati a sperare
Paolo apre la sua lettera indirizzata alle comunitร di Efeso benedicendo Dio. La benedizione รจ un inno di lode e una confessione di fede. Oggetto della lode รจ la benevolenza di Dio per la quale ha deciso di creare lโuomo amando in lui ciรฒ che ama del Figlio suo Gesรน. Lโatto creativo รจ continuo perchรฉ, mediante lo Spirito Santo, Dio educa lโuomo conformandolo a Cristo. Egli รจ lโarchetipo dellโuomo pienamente realizzato perchรฉ ama donando la sua vita per lโaltro da sรฉ. In tal modo, la persona in cui la grazia ha la libertร di operare in lei diventa manifestazione dellโamore di Dio e canale di comunicazione della pace e della gioia.
San Paolo invoca sulla Chiesa di Efeso il dono dello Spirito Santo affinchรฉ, animata e rafforzata della sua energia, possa sperimentare in sรฉ stessa la potenza dellโAmore di Dio che fa passare dalla morte alla vita. Come Cristo รจ stato risuscitato e liberato dai vincoli della morte per essere intronizzato nei cieli e ricevere il potere regale sul mondo intero, cosรฌ la Chiesa, ricolmata dallo Spirito di ogni virtรน, diviene nel mondo presenza visibile del regno di Dio. Ciascun membro della Chiesa, in virtรน del battesimo, viene santificato e riceve lo Spirito affinchรฉ possa essere testimone della misericordia di Dio con la sua vita spesa, come quella di Gesรน, a servizio del Vangelo. In tal modo rivela a tutti la vocazione comune alla santitร , intesa come comunione piena ed eterna con Dio e i fratelli.
+ Dal Vangelo secondo Giovanniย Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto รจ stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla รจ stato fatto di ciรฒ che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non lโhanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perchรฉ tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo รจ stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti perรฒ lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
nรฉ da volere di carne
nรฉ da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di veritร .
Giovanni gli dร testimonianza e proclama:
ยซEra di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
รจ avanti a me,
perchรฉ era prima di meยป.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perchรฉ la Legge fu data per mezzo di Mosรจ,
la grazia e la veritร vennero per mezzo di Gesรน Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che รจ Dio
ed รจ nel seno del Padre,
รจ lui che lo ha rivelato.
LECTIO
Contesto
Il capitolo 1 del vangelo รจ composto di due parti: la prima (1, 1-18) il prologo in forma poetica presenta il Lรฒgos e la sua vicenda, la seconda (1, 19-51) รจ lโinizio del racconto evangelico. Nel prologo lโevangelista informa il lettore circa lโidentitร e la missione di Gesรน. Infatti, esso ha la stessa funzione dei ยซvangeli dellโinfanziaยป perchรฉ vuole offrire la chiave di lettura teologica della figura di Gesรน, collegando la sua vicenda e la sua missione direttamente alla volontร di Dio. Il prologo รจ una sorta di ouverture che intende guidare il lettore alla comprensione del tema e dello sviluppo narrativo della vicenda che ha come culmine la Pasqua di Cristo Gesรน.
Struttura
Nei vv. 1-18 cโรจ una cesura tra il v. 13 e il v. 14. Prima i soggetti sono alla terza persona per poi passare alla prima persona plurale. Nella prima parte si parla di Giovanni Battista legando la sua venuta e la sua missione alla fede dei destinatari della sua opera evangelizzatrice (vv. 6-8) e al v. 15 รจ introdotto un locutore che rende la sua testimonianza unendosi alla confessione della comunitร credente (v. 16). Dunque, il prologo si divide in due parti: nei vv. 1-13 il soggetto รจ il Lรฒgos di cui si mette in evidenza la sua preesistenza e la sua venuta nel tempo; nella seconda parte (vv. 14-18) si dร voce alla confessione di fede dei credenti. La preesistenza del Lรฒgos lo colloca nellโeternitร di Dio (vv. 1-4) e la sua venuta nel mondo come luce lo rende partecipe della storia dellโuomo (vv. 5-8). Il mondo degli uomini, ovvero gli uomini del mondo, rifiuta il Lรฒgos (vv. 9-11), mentre chi lo accoglie diventa figlio di Dio perchรฉ da Lui si viene generato (vv. 12-13). La seconda parte del prologo contiene la confessione di fede di quanti hanno accolto la venuta del Lรฒgos. La voce di Giovanni si unisce a quella dei testimoni che identificano il Lรฒgos, chiamato ยซFiglio unigenito del Padreยป, con la persona storica di Gesรน Cristo (vv.16-18).
Testo
Lโinizio del prologo richiama chiaramente quello della Genesi con i temi della creazione, della luce e delle tenebre e della vita. Il ยซprincipioยป di cui si parla รจ un โtempoโ che potremmo definire kairos, che precede il kronos. Il termine Lรฒgos non รจ facile da tradurre perchรฉ ogni termine ridurrebbe la ricchezza del suo significato. Certamente lโevangelista Giovanni conosce la riflessione sul concetto di ยซparola di Dioยป come potenza creatrice e sostenitrice del mondo esistente. Il Logรฒs รจ ยซparola di Dioยป, come lo รจ la Sapienza nella letteratura sapienziale (Pr 8; GB 28; Sir 24; Sap 7-9), perchรฉ coopera nella creazione dellโuniverso fungendo da archetipo/modello e da architetto (Pr 8,22-23-27-31). Tuttavia, il Lรฒgos non รจ ยซsophiaยป (sapienza intesa come idea progettualeยป) nรฉ รจ una creatura (partorita dalla mente di Dio), anche se fosse stata la prima. Il Lรฒgos lo potremmo accostare allโimmagine del ยซsognoยป di Dio per il mondo: avere figli in un mondo di pace e di giustizia perchรฉ vivano in comunione tra loro e con il creato e partecipino alla vita stessa di Dio e alla comunione con Lui. Il kairos di Dio genera il kronos dellโuomo che, per mezzo di Gesรน, giunge alla sua pienezza nel momento in cui il sogno di Dio si compie. La redenzione segna il compimento del sogno di Dio.
La ripetizione del verbo essere allโimperfetto, riferita al Lรฒgos, suggerisce lโidea di una condizione perdurante in un tempo che precede (kairos) quello dellโuomo (kronos). I tre verbi ยซeraยป assumono significati diversi perchรฉ il primo indica lโesistenza (dal principio, ovvero da sempre), il secondo la relazione (con Dio) e il terzo รจ un predicato che ribadisce la natura divina del Lรฒgos. Tra il Lรฒgos e Dio non cโรจ identificazione intesa come sovrapposizione o fusione, ma unโunitร che risulta dalla relazione di amore, la quale non annulla la distinzione ma la colloca in un rapporto ordinato lโuno allโaltro. In altri termini, si potrebbe dire che allโorigine (pre-esistenza/kairos) cโรจ lโamore (la pro-esistenza). Lโamore รจ il progetto di vita di Dio, per cui ยซciรฒ che era di Dio lo era anche del Lรฒgosยป.
I primi due versetti si concentrano sullโidentitร del Lรฒgos in relazione con Dio. Dal v.3 si passa alla sua missione in relazione al mondo creato e agli uomini che lo abitano. Riprendendo il racconto della Genesi, lโevangelista ricorda che Dio ha creato parlando e che tutto ha avuto inizio dal Lรฒgos del Padre mediante il quale Egli si rivela e comunica. Lโintera creazione รจ rivelazione perchรฉ รจ effetto del ยซdire di Dioยป che diventa opera la cui bellezza si contempla nel grande libro del creato. Il v. 4 introduce il tema della vita e della luce. Mediante il Lรฒgos il creato riceve lโesistenza biologica; allโuomo, che non ne รจ solo una parte ma anche il suo vertice, viene offerta insieme alla vita fisica anche quella di Dio (la vita eterna). La luce e la vita da elementi della natura diventano simboli che rimandano alla vita di Dio partecipata agli uomini. Il Lรฒgos, parola di Dio, รจ luce che illumina il cammino della fede che porta a vivere con Dio, in Dio e per Dio. Nel racconto evangelico ยซluceยป e ยซvitaยป sono i nomi che rivelano la vocazione e la missione di Gesรน. La funzione della luce รจ quella di brillare e illuminare. A Dio, che ยซviene nel mondoยป come luce per ยซilluminareยป ogni uomo e farsi conoscere da lui, fa riscontro lโuomo che deve scegliere se respingere la luce e abitare nelle tenebre dellโignoranza o accoglierla lasciandosi illuminare per essere a sua volta segno luminoso di speranza. Il Lรฒgos รจ sorgente della luce e della vita, mentre Giovanni รจ il testimone della luce. La sua missione consiste nellโannunciare la venuta della luce, come una sentinella o come lโaurora. Testimoniare significa essere corpo illuminante che esiste e illumina solo se riflette la luce che riceve. Similmente la testimonianza di Giovanni รจ funzionale allโannuncio del vangelo: Cristo, luce del mondo, ha sconfitto le tenebre del peccato e della morte. Di questa vittoria possono godere coloro che credono.
Il Lรฒgos viene nel mondo perchรฉ tra lui e ยซi suoiยป si crei la stessa familiaritร che caratterizza il suo rapporto con Dio. Tuttavia, questo non รจ automatico perchรฉ la realizzazione sogno di Dio deve passare attraverso la libertร dellโuomo che ha la possibilitร di rifiutare o accogliere la Luce. Il Lรฒgos รจ luce e vita perchรฉ vive la relazione con Dio in un rapporto dialogico. La sua missione รจ aprire allโuomo, ed estendere a tutti, la possibilitร di partecipare alla vita divina, alla pro-esistenza.
Dal mondo creato lโattenzione passa alla comunitร degli uomini che รจ caratterizzata da legami di appartenenza con Dio. Gli uomini, dice lโevangelista, sono tutti membri della famiglia di Dio perchรฉ creati tali. Tuttavia, lo status di familiari di Dio diventa effettivo nella misura in cui si accoglie il Lรฒgos credendo in lui. La fede รจ una libera scelta degli uomini con cui esprimono la loro responsabilitร nei confronti di Dio. Essere figli di Dio vuol dire scegliere di vivere per Dio rispondendo di sรฌ allโimpegno di amore che Lui ha preso con gli uomini di ยซvivere per loro come Padreยป. Come il Padre per mezzo del Lรฒgos sceglie di amare il mondo, creandolo, e gli uomini, chiamandoli a far parte della sua famiglia, cosรฌ, per mezzo dello stesso Lรฒgos, Gesรน Cristo, gli uomini scelgono di amare Dio consacrando (credere in) la propria vita per Lui, come ha fatto Gesรน. Il fatto che venga usato il verbo ยซdiventareยป vuol dire che la figliolanza di Dio รจ un progetto sempre da realizzare. La grazia costituisce la persona nel suo status di figlio di Dio ma il credente diventa adulto nella fede vivendo continuamente da figlio di Dio. ยซCredere nel nome diยป significa ยซaffidarsi completamenteยป, ยซavere fiducia diยป. Nel processo di maturazione spirituale si coniugano la grazia che accompagna e lโimpegno a rimanere fedele alla scelta iniziale di fidarsi di Gesรน e unirsi a lui.
La seconda parte del prologo inizia con lโaffermazione dellโevento dellโincarnazione. Si tratta anche in questo caso di un passaggio. Lโassunzione della condizione umana รจ tradotta con lโimmagine di ยซdiventare carneยป. Il passaggio del Lรฒgos dalla dimensione divina, caratterizzata dallโeternitร , a quella temporale, che รจ invece contraddistinta dalla precarietร , รจ specificato con lโimmagine del ยซattendarsiยป o ยซporre la dimoraยป in mezzo a quelle degli uomini. La tenda richiama immediatamente lโesperienza dellโesodo e la ยซpresenzaยป di Dio che si fa pellegrino in mezzo al popolo che per tanti anni e forestiero in terra straniera. La letteratura sapienziale identifica la Sapienza con la presenza di Dio che abita insieme al suo popolo. Proprio questa coabitazione fa del cammino esistenziale un pellegrinaggio, e non un vagabondare. La comunitร , abitata dal Lรฒgos, diventa casa aperta ad accogliere chiunque sia desideroso di attingere alle sorgenti della Sapienza.
Il racconto dellโesodo parla della gloria di Dio che avvolgeva come una nube la tenda. Lโevangelista, testimone degli eventi nei quali Gesรน si รจ reso protagonista, testimonia che la gloria descritta nei racconti dellโAntico testamento egli lโha contemplata in Gesรน che chiama ยซFiglio unigenitoยป. In lui, infatti, risiede la pienezza della grazia e della fedeltร di Dio. In altri termini, Gesรน rivela agli uomini la ricchezza inesauribile dellโamore del Padre. Gesรน Cristo รจ il rivelatore del Padre perchรฉ per mezzo suo si riversa su lโumanitร tutta la ricchezza della misericordia divina. Gesรน non รจ in contrapposizione con Mosรจ ma in continuitร anche se rappresenta la novitร e il compimento. Mosรจ รจ stato scelto tra gli uomini per essere il mediatore attraverso cui donare la Legge. Gesรน รจ lโunico e vero mediatore perchรฉ tramite lui, non solo si riversa lโabbondanza della grazia, ma lโuomo puรฒ corrispondere a Dio con la sua vita. Gesรน รจ lโunica via che introduce nella intimitร familiare di Dio, che รจ la vita vera.
MEDITATIO
Gesรน Cristo, la radice di ogni bene
Nella seconda domenica dopo Natale, la Chiesa ci conduce ancora nel contemplare questo evento per riconoscere in Gesรน di Nazaret, figlio di Maria e di Giuseppe, il Figlio di Dio. Il Concilio Vaticano II si esprime, infatti, in questi termini: ยซNel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dellโuomoโฆ Cristo, che รจ il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazioneยป (GS 22).
La prima lettura parla della Sapienza in termini personali, come la prima delle creature. Tra Dio e la Sapienza cโรจ un rapporto privilegiato ed esclusivo, come quello che unisce il figlio amato, perchรฉ unico, al padre. Tale relazione non rimane chiusa nellโintimitร di una ineffabile trascendenza ma si apre perchรฉ venga narrata e sia partecipata a tutta la creazione e a tutti i popoli.
La Sapienza riceve la missione di piantarsi nella terra radicandosi in essa. Il Libro della Sapienza la identifica con la parola della Legge, con la quale Dio si fa vicino allโuomo come non lo รจ nessunโaltra divinitร . Lโuomo รจ invitato non solo ad aprire la bocca, ma soprattutto il cuore, perchรฉ quella parola lo abiti e lo fecondi.
Lโevangelista Giovanni compie un passo ulteriore rispetto al Libro della Sapienza quando la identifica con il Logos, tradotto in latino con ยซVerbumยป e in italiano con ยซVerboยป. Cosโรจ la Sapienza/Verbo se non lโAmore di Dio che รจ da principio e per sempre?
La Parola di Dio non si manifesta piรน nella Legge data da Mosรจ, ma nella carne di Gesรน che, piantando ยซla sua tenda in mezzo a noiยป, permette allโAmore di mettere radici nella terra. In tal modo Dio scende verso lโuomo, si fa piccolo e povero, spogliandosi della sua gloria per assumere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana mortale.
Dio, incarnandosi, si unisce a tutto lโuomo e ad ogni uomo per assumere completamente la nostra natura umana. Questo รจ un atto di amore e di fiducia che insegna allโuomo che amare vuol dire credere in qualcuno, cioรจ piantare le radici nellโaltro per entrare in una relazione di accoglienza e di dono.
La funzione della radice รจ propriamente quella di assimilare, ovvero, diventare simile a qualcun altro. Con lโincarnazione Dio diventa nostro simile affinchรฉ noi possiamo credere, cioรจ assimilarci a Gesรน Cristo assumendo la sua immagine. Gesรน Cristo รจ il modello sul quale Dio crea lโuomo; questa creazione si compie se il figlio dellโuomo, credendo in Gesรน Cristo, diventa figlio di Dio.
Credere significa radicarsi in Dio, come Dio si รจ piantato nella nostra storia perchรฉ noi conoscessimo nel cuore e sperimentassimo la stessa intimitร che unisce il Padre al Figlio. La vocazione che Gesรน ci rivela si realizza poco alla volta, man mano che impariamo a consacrarci al Padre facendo della nostra vita un dono a Lui.
Se attraverso Mosรจ Dio ha dato la legge perchรฉ imparassimo a rinunciare al peccato, solo con Gesรน noi riceviamo il dono per eccellenza, lo Spirito dellโAmore, grazie al quale cresciamo nella fede che diventa generativa. Gesรน รจ per noi la radice che ci permette di attingere alla Fonte della Vita perchรฉ anche noi possiamo diventare sorgente da cui sgorga lโacqua viva dello Spirito.
Il Figlio di Dio, piantando la sua tenda in mezzo a noi, ci fa diventare Casa nella quale Egli dimora. Chi accoglie Gesรน e crede in Lui riceve il potere del Figlio di Dio. Non รจ la forza dei potenti del mondo che sfruttano gli altri, prendendo dal popolo ciรฒ che appartiene loro per farne bottino.
Il potere del Figlio dellโuomo รจ il potere dellโAmore, che trova la sua massima espressione nella consacrazione di sรฉ, ovvero nel dono della propria vita per amore. Gesรน, prima del sacrificio della croce, prega il Padre dicendo: ยซPer loro io consacro me stessoยป (Gv 17,11).
Dopo essersi immerso pienamente nella terra Egli si consacra totalmente nel Padre perchรฉ anche noi possiamo consacrarci nella Veritร , offrendo il nostro corpo come sacrificio santo e gradito a Dio.
Questa รจ la vocazione alla quale siamo chiamati: vivere da figli di Dio, offrendo noi stessi come dono dโamore a Dio per i fratelli. La libertร รจ propria dei figli di Dio. Non cโรจ libertร piรน vera che quella di amare e non cโรจ amore piรน libero di questo: dare la propria vita per gli amici.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“