La fede vede oltre il buio – Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1Pt 2,2-5.9-12
Voi siete il sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato.
Carissimi, come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, se davvero avete gustato che buono è il Signore. Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
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Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai cattivi desideri della carne, che fanno guerra all’anima. Tenete una condotta esemplare fra i pagani perché, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita.
Pietre vive
Nelle parole dell’apostolo c’è come un ideale cammino che va dal fonte battesimale all’altare. Il battezzato con il rito dell’immersione nell’acqua ha iniziato a partecipare all’evento della Pasqua di Cristo ed emergendo dalle acque è rinato nuova creatura. Il rito ha reso attuale nella vita del credente il passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre del peccato alla luce della vita di Dio. L’evento pasquale diviene per il battezzato modo di vivere da figlio di Dio.
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Come tale sente il richiamo interiore dello Spirito che desidera del nutrimento della Parola nello stesso modo con cui un bambino rende noto col pianto la necessità del latte materno. Esso è necessario perché l’esperienza della vita cristiana sia un cammino di crescita spirituale, di maturità umana tale che possa lasciarsi trasformare dalla grazia e conformare la sua volontà a quella di Cristo.
La metafora del tempio fatto non di pietre inermi ma di pietre vive, poggiate su quella fondamentale che è Cristo Signore, bene veicola l’idea che si diventa cristiani solamente nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa. Infatti, vivendo il comandamento dell’amore fraterno in un contesto sociale ostile, essi annunciano con la loro vita l’opera meravigliosa di Dio che, attraverso Gesù Cristo, viene a salvare ogni uomo e a farne un figlio di Dio e della Chiesa.
La grazia di Dio, che opera nei sacramenti, fa dei singoli credenti i membri del nuovo Israele che non è destinato all’estinzione ma alla vita eterna. Coloro che ascoltano e mettono in pratica il Vangelo si lasciano plasmare dalla mano di Dio che, come sapiente architetto e costruttore, edifica la Chiesa come tempio santo. In esso il credente offre a Dio la sua vita, come sacrificio di comunione, e Lui gli dona la benedizione grazie alla quale l’uomo di fede diventa fecondo nella carità.
Ascolta “don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 30 Maggio 2024” su Spreaker.+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 10,46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
La fede vede oltre il buio
Dalla richiesta dei due fratelli, e la conseguente indignazione degli altri compagni di cammino, Gesù coglie l’occasione per offrire un insegnamento. Spiega che la gloria verso la quale sta andando non deve essere confusa con quella ricercata dai governanti e dai potenti di questo mondo, ma è di tutt’altra natura. Gesù è venuto non per farsi servire ma per servire e dare la vita. Dunque, il potere che sta per ricevere si tradurrà nel dare la vita, non nell’assegnare posti di governo.
Gesù ascolta tutti coloro che si rivolgono a lui, siano essi vicini o lontani, conoscenti o estranei. Si fa attento alla supplica dei due discepoli Giacomo e Giovanni e di Bartimeo allo stesso modo: «Cosa vuoi che io faccia per te?». L’evangelista sembra mettere in parallelo la preghiera dei due fratelli e quella del cieco. I primi sono in cammino con Gesù e lo stanno seguendo verso Gerusalemme, il secondo è fermo lungo la strada a mendicare.
I due apostoli hanno ascoltato l’annuncio del vangelo dalla bocca del Maestro mentre il cieco ha sentito la voce della folla che annunciava la presenza di Gesù Nazareno. Giacomo e Giovanni si avvicinano a Gesù per chiedergli un favore, Bartimeo grida e invoca pietà da Gesù, il figlio di Davide. La preghiera del cieco mendicante rivela che nel suo cuore splende la luce della fede. Anche se immerso nelle tenebre egli sa ben distinguere tra coloro a cui chiedere l’elemosina e Colui dal quale implorare la misericordia.
Bartimeo non elemosina favori ma invoca l’aiuto di Gesù per recuperare la vista e la vita. La fede di quest’uomo è lucida e coraggiosa al punto che sa «vedere» oltre il rimprovero di chi, dopo avergli fatto conoscere Gesù, non lo comprende e vorrebbe metterlo a tacere. Anche Gesù, raggiunto dalla preghiera del cieco, fa sentire la sua voce rivolta a coloro che lo seguivano i quali, obbedendogli, da ostacolo diventano facilitatori dell’incontro con lui.
Bartimeo non desidera aggiungere qualcosa alla sua vita, ma cambiarla, convertirla. Ecco perché, chiamato da Gesù, non esita a lasciare il mantello, tutto quello che aveva. Il mantello è la «pelle del povero», l’unica sua protezione. La fede ha sostenuto la speranza del cieco contro ogni speranza e l’ha condotto all’incontro con lui grazie al quale ha recuperato nuovamente la vista. Con essa ha anche ricevuto una vita nuova che ha messo a servizio di Gesù seguendolo sulla via della croce che conduce alla gloria.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“