Amare come Dio comanda – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) โ Lectio divina
Dal libro del Deuteronรฒmioย Dt 6,2-6
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:
ยซTemi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e cosรฌ si prolunghino i tuoi giorni.
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Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perchรฉ tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore รจ il nostro Dio, unico รจ il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta lโanima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuoreยป.
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Il precetto dellโamore
Il Dio dโIsraele รจ il Dio dellโamore. Egli รจ Amante che chiede di essere amato. Lโamore รจ la vita che, ricevuta, diviene generatrice di altra vita. Lโamore cresce se si diffonde nella condivisione e la vita sovrabbonda se donata con gioia. Dio ama con tutto sรฉ stesso e indica allโuomo nellโamore totale e oblativo la via che porta alla vita. Dio vive per amare e indica allโuomo che non cโรจ altro modo di vivere che amando. I comandamenti ricordano allโuomo che รจ fatto per vivere amando. I comandamenti nascono dal cuore di Dio che ama le sue creature e desiderano che vivano senza piรน morire, senza piรน peccare. Ascoltare la Parola vuol dire meditarla, custodirla nel cuore, renderla roccia sulla quale fondare la propria vita con le sue scelte. La Parola educa i sensi, la volontร e la libertร e li orienta verso Dio per fare della propria vita un dono di amore a Lui. Mettere in pratica la Parola diventa il sacrificio spirituale perfetto, santo e gradito a Dio perchรฉ cosรฌ non si compie semplicemente una prestazione, ma si offre il servizio dellโamore, il quale รจ la preghiera che Dio accoglie e trasforma in benedizione.
Dalla lettera agli Ebreiย Eb 7,23-28
Egli, poichรฉ resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perchรฉ la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poichรฉ resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciรฒ puรฒ salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti รจ sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Il sacrificio spirituale
Dio Padre ha costituito suo Figlio Gesรน sommo sacerdote e, con la sua morte e risurrezione ha reso il suo ministero eterno. Egli, infatti, offrendo sรฉ stesso in sacrificio sulla croce lo ha fatto una volta per tutte. Perciรฒ Gesรน Cristo intercede sempre a nostro favore. In questo consiste la nuova ed eterna alleanza inaugurata dalla Pasqua di Gesรน e della quale egli รจ lโunico garante. Quale nuovo ed eterno sommo sacerdote, Gesรน diventa per tutti intercessore ma anche modello del proprio sacerdozio. Chiunque, senza distinzione di razza o religione, รจ destinatario e beneficiario del sacerdozio di Cristo e, come tale, da Lui รจ reso capace di esercitarlo. La novitร consiste nellโoggetto dellโofferta: non si offrono piรน sacrifici animali, ma, ad immagine di Gesรน Cristo, si raggiunge la pienezza del sacerdozio offrendo sรฉ stessi. I sacerdoti dellโantica alleanza erano mediatori di offerte materiali che non avevano la forza di santificare lโuomo. Il nuovo ed eterno sommo sacerdote, Gesรน Cristo, intercede per noi perchรฉ ci associa allโunica offerta che salva veramente, il dono del suo corpo. Egli lo ha offerto una volta per tutte al Padre ed eternamente lo offre anche a noi affinchรฉ possiamo unirci al suo sacerdozio e renderlo perfetto offrendo noi stessi come sacrifici santo e gradito a Dio. Cโรจ una precisazione da fare: Gesรน, offrendo sรฉ stesso, afferma che non ci deve essere separazione tra culto e vita, amore a Dio e al prossimo. Celebrando lโeucaristia noi gustiamo e sperimentiamo la pienezza dellโamore di Dio per noi. Al contempo, da Lui siamo educati a puntare alla perfezione, alla forma piรน alta dellโamore al prossimo, donando allโaltro, non solamente cose โ seppur necessarie โ ma noi stessi. Da qui si comprende il comando del Signore: ยซdate loro voi stessi da mangiareยป (Mc 6,37).
+ Dal Vangelo secondo Marcoย Mc 12,28-34
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
In quel tempo, si avvicinรฒ a Gesรน uno degli scribi e gli domandรฒ: ยซQual รจ il primo di tutti i comandamenti?ยป.
Gesรน rispose: ยซIl primo รจ: โAscolta, Israele! Il Signore nostro Dio รจ lโunico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forzaโ. Il secondo รจ questo: โAmerai il tuo prossimo come te stessoโ. Non cโรจ altro comandamento piรน grande di questiยป.
Lo scriba gli disse: ยซHai detto bene, Maestro, e secondo veritร , che Egli รจ unico e non vi รจ altri allโinfuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta lโintelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale piรน di tutti gli olocausti e i sacrificiยป.
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesรน gli disse: ยซNon sei lontano dal regno di Dioยป. E nessuno aveva piรน il coraggio di interrogarlo.
LECTIO
Contesto
I primi dieci capitoli del Vangelo di Marco coprono un arco temporale di circa due anni nei quali si sviluppa la narrazione della missione di Gesรน, mentre gli ultimi sei narrano lโultima settimana della sua vita. Il rallentamento del ritmo narrativo รจ indicativo del fatto che il lettore deve porre ancora maggiore attenzione al racconto che culmina con la morte di Gesรน. I capitoli 11-13 formano unโunitร narrativa che si sviluppa sullo sfondo del tempio di Gerusalemme il cui destino finale รจ chiave di lettura della vicenda del Maestro. La struttura la si puรฒ riconoscere a partire da alcuni elementi ricorrenti. Schematicamente possiamo dire che lโunitร รจ data divisa in tre parti, tante quante le tre visite al tempio. Nella prima visita Gesรน si limita ad uno sguardo generale (11,1-11), nella seconda compie dei gesti accompagnati da parole che ne rivelano il senso profetico (11, 12-25), nella terza ingaggia una disputa con le autoritร religiose riguardo a tre temi che sono oggetto di controversia. Tre giorni di azioni simboliche terminano con un sovraccarico di controversie tra Gesรน e il giudaismo gerosolimitano (11, 26-12,34) che culminano con un insegnamento rivolto ai discepoli nel tempio (12, 35-37.41-44) e quello profetico apocalittico sulla fine di Gerusalemme e del mondo che invece รจ fatto sul monte degli Ulivi (13, 1-37).
La pericope liturgica sโinserisce nellโultimo dei tre giorni consecutivi nei quali Gesรน visita il tempio. Il Maestro si confronta con tutte le espressioni delle autoritร religiose. Queste lo affrontano prima insieme (11,27-12,12) e poi in modo separato inviando dei rappresentanti. Essi cercano di mettere alla prova lโautoritร di Gesรน per tre volte (12, 13-17.18-27.28-34). Gesรน รจ preso di mira dalle tre varianti delle autoritร : dai farisei ed erodiani circa la liceitร del tributo a Cesare (vv.13-17), dai sadducei riguardo alla questione della risurrezione (vv.18-27) e infine dallo scriba che lo interroga a proposito della Legge e del suo comandamento piรน grande.
Testo
La pericope liturgica รจ introdotta e conclusa dal narratore che dapprima fa entrare in scena uno degli scribi (v.28), presente alla disputa con i Sadducei sul tema della risurrezione dei morti, e alla fine annota che nessuno osava interrogarlo (v.34b). Al centro vi รจ il dialogo tra lo scriba e il Maestro. Lโevangelista specifica che lo scriba ha apprezzato la risposta data da Gesรน alla provocazione dei Sadducei; infatti, la replica del Maestro stigmatizza la loro ignoranza ยซdelle Scritture e della potenza di Dioยป (v.24) che invece sono i fondamenti della fede nella risurrezione dai morti. Mosรจ รจ testimone del Signore Dio che si รจ presentato come ยซil Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbeยป, dunque un Dio personale non paragonabile agli dei morti. Tra le righe Gesรน denuncia il peccato dโidolatria di cui si macchiano proprio i sacerdoti del tempio, secondo lโinvettiva di molti profeti. La classe aristocratica dei sacerdoti apparteneva alla setta dei sadducei. Gli scribi, invece, appartenevano a quella dei farisei, alcuni dei quali si erano giร opposti a Gesรน, soprattutto allโindomani del gesto provocatorio nel tempio. Le Scritture non sono โlettera mortaโ come lo sono il legislatore e i patriarchi; essi, benchรฉ morti sono vivi in Dio che รจ appunto il Dio dei vivi e non dei morti. Dunque, la conoscenza delle Scritture, suscita lโinteresse dello scriba che si avvicina a Gesรน per interrogarlo. Lo scriba era in Israele una sorta di laureato che aveva frequentato una scuola superiore, che aveva approfondito gli studi biblici, ma che poteva espletare anche le funzioni di segretario, di funzionario, di amministratore. Si potevano fregiare anche del titolo di rabbรฌ, in ebraico e aramaico ยซmio maestroยป, donde il termine ยซrabbinoยป. A differenza di Matteo e Luca che parlano di un ยซdottore della Leggeยป (Mt 22,35; Lc 10,25), Marco usa il termine ยซscribaยป (in greco grammateus) per sottolineare il legame con la Scrittura che รจ Parola di Dio prima che essere parole di uomini. La caratterizzazione che il secondo evangelista fa di questo scriba stupisce perchรฉ, contrariamente al gruppo dei suoi pari, ha nei confronti di Gesรน un atteggiamento di apertura e di dialogo. Si nota che la tensione attivata dallโazione simbolica di Gesรน nel tempio va gradualmente attenuandosi fino a esaurirsi nel silenzio. Infatti, si passa dai tre gruppi iniziali (i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani), a due gruppi (i farisei e gli erodiani), a un solo gruppo (i sadducei) fino a giungere ad un individuo, anche se รจ rappresentate di una categoria che si รจ dimostrata, sin dallโinizio, ostile a Gesรน e ai suoi discepoli. Anche il Maestro usa nei loro confronti parole molto dure (cf. 12, 35.38-40). In questo caso, perรฒ, lโapproccio dello scriba รจ molto diverso da quello dei suoi colleghi, cosรฌ come lo รจ anche la reazione del Maestro.
La domanda dello scriba, che ha giร conosciuto il grado di conoscenza che Gesรน ha delle Scritture, mira a saggiare la profonditร della sapienza del Maestro. Con lโumiltร del discepolo, lo scriba domanda a Gesรน quale sia in assoluto il primo comandamento. Lโespressione usata rivela che lโesperto delle Scritture non intende stabilire una gerarchia tra i comandamenti ma cerca il cuore della volontร di Dio, lโessenza della Legge. La tradizione rabbinica riferisce lโepisodio dellโuomo pagano che chiede al rabbi Hillel di insegnargli lโintera Torah nel tempo consentito stando in piedi su un solo piede. Hillel risponde: ยซQuello che odi per te stesso, non farlo al tuo prossimo. Questa รจ lโintera Legge. Il resto รจ puro commentoยป (Talmun Babilonese).
La risposta di Gesรน รจ una ยซcollanaยป di citazioni che unisce Dt 6,4-5 e Lv 19,18 evidenziando che il cuore della Legge รจ lโascolto della parola di Dio attraverso cui Dio mostra il suo amore unico e fedele allโuomo. Gesรน risponde innanzitutto richiamando le parole della preghiera dello Shemร (ยซAscoltaยป). ร un esempio di come laย lex credendiย (la veritร di fede) diventaย lex orandiย (preghiera liturgica). La Mishna afferma che lo Shemร , insieme al decalogo, era recitato quotidianamente al tempio, che era lโunico luogo deputato soprattutto alla pratica cultuale degli olocausti e dei sacrifici. La centralizzazione del culto a Gerusalemme nasce come risposta alla deriva idolatrica della monarchia dโIsraele. Quando il regno davidico si divide in due, ciascuno dei re pretende di avere il monopolio sul culto sostituendosi allโunico Dio.
Lo scriba, dopo il fallimentare approccio a Gesรน su tematiche che sono secondarie, cerca di riportare il confronto sul terreno della Parola di Dio perchรฉ egli stesso riconosce che la prassi si poggia sulla relazione di ascolto della Parola. Essa ricorda che Dio si รจ manifestato nella storia come lโunico e vero Dio la cui caratteristica รจ lโamore, non teorizzato ma praticato concretamente mediante lโopera della creazione e della liberazione o ri-creazione. A differenza degli dei che hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno bocca e non parlano, hanno narici e non odorano, hanno piedi e non camminano, hanno mani e non palpano, il Signore Dio ascolta il grido del povero, vede la sua miseria, si fa prossimo, tocca ed entra in contatto. Tutto questo รจ raccontato di Gesรน nei confronti dei malati e degli indemoniati. Lโamore รจ esperienza di una parola ascoltata e pronunciata, di contatto visivo e di prossimitร . Dio si รจ rivelato nella storia concreta degli uomini e Gesรน ha manifestato la sua identitร puntando tutto sulle relazioni personali generatrici di comunitร aperte e accoglienti. La relazione non prescinde mai dal corpo del quale spesso si sottolinea la precarietร . Ascoltare significa accogliere lโamore di Dio comunicato attraverso parole e gesti che insieme rendono la Sua volontร un evento di grazia. Lโobbedienza alla Parola di Dio comporta lโaccoglienza nel proprio corpo perchรฉ, sanato da essa, diventi a sua volta luogo nel quale viene annunciata. Lโunicitร di Dio non porta allโisolamento ma allโunitร con la sua creatura e allโarmonia tra i membri della comunitร , che vivono come un corpo solo. Amare, allora, significa fare unitร , aderire allโaltro per formare un cuor solo e unโanima sola. Lโunitร รจ lโeffetto dellโamore praticato attraverso il dono di tutto sรฉ stesso allโaltro. Dio, pronunciando il suo nome a Mosรจ, si รจ presentato come colui che si fa presente, ovvero che si fa dono per lโaltro. La relazione con Dio รจ la condizione di base per lโamore al prossimo, e al contempo, lโamore al prossimo รจ lโannuncio, la ripresentazione e lโamplificazione dellโamore di Dio che si fa storia. Lโamore di Dio chiede di essere incarnato perchรฉ sia corrisposto a Lui un amore fatto carne. Lโamore non รจ solo un sentimento o una speranza ma รจ stile di vita che determina lโidentitร personale del credente. Lโamore a Dio รจ la pratica dellโamore al prossimo, prima di quella cultuale.
Lo scriba nella sua replica non ripete semplicemente le parole di Gesรน che cita la Torร ma le conferma facendo unโoperazione propria dei rabbini che connettevano la Legge ai profeti. Diffuse sono le critiche dei profeti che denunciano lo scollamento tra fede e vita, contraddizione tra culto e ingiustizia sociale. Lo scriba nelle parole di Gesรน non vede semplicemente la conferma dei suoi pensieri, ma riconosce nel suo insegnamento la veritร della Parola. Dallโaltra parte anche Gesรน vede nello scriba un sapiente onesto intellettualmente. Lโintelligenza della fede gioca un ruolo importante nella dinamica del confronto dei due perchรฉ porta a nutrire una stima reciproca. Tuttavia, il lettore non deve mettere sullo stesso piano Gesรน e lo scriba perchรฉ le parole di Gesรน manifestano la sua sapienza che non si esaurisce nella conoscenza delle Scritture ma รจ originata dalla relazione filiale con il Padre e fraterna con gli altri uomini. In Gesรน obbedienza di fede e misericordia per i poveri vanno di pari passo. In tal modo, il Regno di Dio รจ quella comunitร che, in ascolto della Parola, lโaccoglie e da essa si lascia trasformare per essere sempre piรน aperta e inclusiva. Lo scriba ha il compito di trasmettere per iscritto lโunica ed eterna parola di Dio; non lo fa solo riproducendo la lettera della Legge, per custodirne la memoria, ma usa lโalfabeto delle relazioni per annunciare la Parola con la propria carne e testimoniarne lโefficacia salvifica nel proprio corpo.
Il dialogo tra Gesรน e lo scriba prepara il terreno per il passaggio dalla pratica cultuale, incentrata sul tempio, allโesercizio del sacerdozio attraverso la prassi della misericordia verso i poveri con cui si fa del proprio corpo un dono, che รจ lโunico sacrificio santo e gradito a Dio.
MEDITATIO
Amare come Dio comanda
Dalla domanda di uno scriba, che per mestiere doveva conoscere bene tutta la legge, Gesรน fa emergere un altro interrogativo. Se il sapiente chiede quale sia il primo tra i seicentotredici precetti, da cui far dipendere tutti gli altri, Gesรน, citando la preghiera dello ยซShemร Israelยป, indica nella fede la sorgente della vita. La fede non si riduce a formule da pronunciare o a gesti rituali da compiere ma consiste nella relazione personale con Dio, il quale parla allโuomo nella storia rivelandosi come il solo Signore e lโunico suo Salvatore. Il cuore della fede รจ lโannuncio che Dio fa allโuomo di amarlo di un amore unico ed eterno. Il giuramento di Dio si รจ realizzato e il suo patto di alleanza รจ stato definitivamente siglato con il sacrificio di Gesรน sulla croce, dove ha offerto sรฉ stesso. Egli, infatti, รจ ยซil Sommo Sacerdoteยป che puรฒ salvare perfettamente. Il suo sacerdozio non tramonta perchรฉ Gesรน Cristo รจ sempre vivo e intercede per noi. Grazie a Gesรน Dio ascolta sempre il grido della nostra preghiera e ricorda il giuramento dโamore a cui non viene mai meno. Per questo lโamore di Dio รจ eterno, saldo e sicuro come la roccia.
Il sacrificio di Cristo sulla croce non solo proclama la fedeltร di Dio ma mette in pratica il comandamento dellโamore a cui Lui per primo obbedisce. Egli, infatti, ama noi con tutto sรฉ stesso e come sรฉ stesso. Il medesimo legame di amore, lo Spirito Santo, che unisce il Padre al Figlio, viene condiviso con lโuomo. Lโofferta del proprio corpo sulla croce รจ il piรน grande insegnamento di vita perchรฉ da Lui, lโunico Maestro, impariamo lโarte dellโamore il cui primo passo รจ lโascolto. Il primo comandamento รจ appunto ascoltare. Il che significa mettersi alla presenza dellโA/altro e accoglierlo, entrare in comunione con lui e lasciarsi trasformare da quella relazione fino ad essere non solo lโuno con lโaltro ma lโuno per lโaltro e, in definitiva, lโuno nellโaltro. Il primato non รจ dato alla parola e allโazione, ma allโascolto. Esso determina lโamorevolezza delle parole e dei gesti che ci rendono amabili agli occhi degli uomini e, soprattutto, testimoniano lโamore di Dio. Senza lโascolto di Dio non siamo credibili perchรฉ sotto lโapparente fedeltร coltiviamo gli idoli interiori e nascosti nel cuore fino al punto di idolatrare il nostro io. Il vero pericolo รจ quello di dirci credenti ma di coltivare il culto della nostra personalitร sostituendoci a Dio e accreditandoci agli occhi degli altri come maestri di veritร e salvatori del mondo. Quanto meno spazio diamo allโascolto dello Spirito, tanto piรน diamo corda al nostro orgoglio.
Lโascolto ci educa a riconoscere che niente inizia da noi e tutto ha origine in Dio perchรฉ tutto รจ grazia, ogni cosa รจ un dono. Come lโamore di Dio รจ risposta allโascolto del bisogno dellโuomo cosรฌ lโamore dellโuomo รจ risposta allโappello di Dio che ci parla nella sua Parola e ancora di piรน attraverso i poveri. Lโascolto della Parola di Dio ci aiuta a ricordare che siamo sempre amati da Lui e che solo alla scuola del Vangelo possiamo imparare ad amare il prossimo. Infatti, mediante lโascolto della Parola di Dio Egli ci istruisce, ci educa e ci trasforma perchรฉ diventiamo capaci di amare seguendo i consigli dello Spirito. Ascoltandolo, nutrendoci del pane della sua Parola, entrando in comunione con Dio, riceviamo da Lui il dono della Caritร che alimenta la fede e la speranza. Amando, come Dio comanda, celebriamo lโeucaristia con la vita annunciando la morte di Cristo per i nostri peccati e proclamando la sua risurrezione per la nostra salvezza. La Caritร , di cui devono essere impregnati la preghiera e i gesti di servizio al prossimo, fa sรฌ che il profumo della Parola di Dio sia avvertito da tutti coloro con i quali entriamo in contatto e cosรฌ, attratti dal vero amore, tutti insieme possiamo essere una comunitร unanime nella lode e concorde nella fraternitร .
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“