SANTA FAMIGLIA DI GESร, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C) โ Lectio divina
Dal primo libro di Samuรจleย 1Sam 1,20-22.24-28
Samuele per tutti i giorni della sua vita รจ richiesto per il Signore.
Al finir dellโanno Anna concepรฌ e partorรฌ un figlio e lo chiamรฒ Samuรจle, ยซperchรฉ โ diceva โ al Signore lโho richiestoยป. Quando poi Elkanร andรฒ con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andรฒ, perchรฉ disse al marito: ยซNon verrรฒ, finchรฉ il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterร lร per sempreยป.
Dopo averlo svezzato, lo portรฒ con sรฉ, con un giovenco di tre anni, unโefa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: ยซPerdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anchโio lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli รจ richiesto per il Signoreยป. E si prostrarono lร davanti al Signore.
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Lโamore sponsale casto e consolante
Il primo libro di Samuele si apre con la presentazione dellโorigine del protagonista della prima parte del racconto. Il profeta Samuele, infatti, รจ lโanello di congiunzione tra lโepoca dei Giudici e quella monarchica. I primi tre capitoli ruotano attorno al santuario di Silo in cui era custodita lโArca dellโalleanza al cui servizio cโera il sacerdote Eli con i suoi due figli. La prima e la terza parte narra la nascita di Samuele e il suo ingresso nel Santuario e successivamente la rivelazione che il giovane riceve da Dio. La seconda parte invece racconta le vicende drammatiche dei figli corrotti di Eli che muoiono a causa della loro infedeltร .
La pericope odierna descrive i rapporti tesi allโinterno della famiglia di Elkanร che ha due mogli, delle quali una era sterile e lโaltra feconda. Anna, la donna che non aveva dato figli a Elkana, era doppiamente afflitta. Il dolore dellโumiliazione per il fatto che Dio non le aveva dato il dono della maternitร era rinnovato dalla malizia dellโaltra moglie di Elkanร , la quale non perdeva occasione nei momenti di festa di ricordargli la sua maledizione. Lโamore di Elkanร per Anna era puro perchรฉ, sebbene non gli avesse dato figli, le voleva bene proprio perchรฉ era povera. Anna sperimenta lโamore di consolazione del suo sposo che si rivelerร lโunica ragione per cui vivere e alimentare la speranza. Lโamore di Elkanร รจ riflesso dellโamore sponsale del Signore per il suo popolo anche se ยซsterileยป e povero.
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Il Signore ascolta il grido del povero
Anna, dallโanimo amareggiato, si rifugia nella preghiera con la quale supplica il Signore, il vero Sposo e โpadrone di casaโ, Colui che ยซsiede sui cherubiniยป (lโArca dellโalleanza, che aveva sul coperchio due serafini scolpiti, era il suo trono). Le sue parole sono accompagnate da copiose lacrime che da sole erano sufficienti a narrare la sua afflizione. Quella di Anna รจ la preghiera del misero che confida nel Signore. La sofferenza innocente di Anna diventa per lei occasione di purificazione del suo desiderio di maternitร . Ella non chiede semplicemente di essere soddisfatta nellโumano e legittimo desiderio di maternitร ma invoca il dono della feconditร perchรฉ attraverso di lei possa essere generato un servo di Dio. Il voto di Anna non รจ da intendere come un impegno per dimostrare a Dio il suo valore e meritare il premio sperato. Anna, infatti, ha ben presente la tentazione di appropriarsi di ciรฒ che invece รจ un dono di Dio. Lโorgoglio degenera in arroganza, e lei purtroppo la subisce. Non vuole essere madre per non essere da meno allโaltra moglie di Elkanร , ma per realizzare pienamente quel ยซvoto di maternitร ยป che sente nel cuore. ร la sua vocazione; ma dallโaltra parte sperimenta come essa da sola non possa realizzarla, se non con lโaiuto di Dio che invoca con le lacrime. La preghiera di Anna ricorda quella di Gesรน nel Getsemani e sulla croce, come la interpreta la lettera agli Ebrei: ยซNei giorni della sua vita terrena egli offrรฌ preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esauditoยป (Eb 5,7). La benedizione di Eli anticipa la risposta di Dio che ascolta la supplica del povero che grida a Lui.
Il Magnificat dellโAntico Testamento
Da lei, come il suo nome racconta, impariamo che ยซDio fa graziaยป, anche lร dove la vita sembra essere ormai arida. La prima preghiera di Anna รจ muta, silenziosa, tutta chiusa entro un dolore: una preghiera di pianto e di silenzio. Anche Anna, come Agar, prende le distanze dal suo desiderio: il figlio tanto desiderato non lo vuole per sรฉ, ma per la gloria di Dio. Al tempio offre tutto quello che ha e con fiducia lo affida a Dio, e questo affidarlo e affidarsi porta giร con sรฉ la speranza โ quasi la certezza โ del frutto: Anna dona quel figlio atteso al Signore come โnazireoโ, votato cioรจ a Dio tutti i giorni della sua vita. A peggiorare ulteriormente la situazione si aggiunge lo sguardo giudicante del sacerdote Eli che, vedendola muovere le labbra senza emettere suono, la crede ubriaca. Anna non si arrende di fronte ai giudizi affrettati di chi la circonda, ma confida nel Signore e con coraggio spiega il suo agire, svelando al sacerdote la sua preghiera, rivelandosi fiduciosa anche verso chi la giudica. Il testo biblico sottolinea a questo punto che Anna โse ne andรฒ e il suo volto non fu piรน come primaโ. La preghiera che ha innalzato a Dio innanzitutto ha operato un cambiamento in lei. Grazie alla preghiera, la donna passa da uno stato di apatia anoressica a uno stato di serenitร che le inonda il volto. Lโanno successivo nasce Samuele: la preghiera di Anna diviene un grido di riconoscenza, per essere stata ascoltata dal Signore (le parole โSamueleโ e โascoltoโ hanno la stessa radice in ebraico). La figura di Anna ci parla anche attraverso una tela di Rembrandt: la donna รจ colta nellโatto di introdurre il figlio allโascolto della Torah; la madre รจ a piedi scalzi e con accanto un bastone, segno di unโanzianitร โ una maturitร โ della fede e dellโaccompagnamento divino (come recita il Salmo 22: โil tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezzaโ). Finalmente Anna esplode in un inno che รจ riconosciuto come il Magnificat dellโAntico Testamento: come Maria infatti la donna racconta delle meraviglie operate da Dio nella sua storia, contemplando il ribaltamento delle sue sorti.
La figura di Anna offre molti spunti di riflessione anche per noi. Anche per noi non รจ difficile cadere nellโanoressia spirituale e smettere di credere in luoghi o forme di preghiera che possono ribaltare la nostra vita: come Anna anche noi possiamo continuare a credere che ci sia un luogo dove Dio ascolta la nostra preghiera. Anna ha saputo andare oltre il giudizio impietoso di Eli: noi come reagiamo di fronte ai giudizi negativi degli altri? Ci bloccano e ci paralizzano? Siamo condizionati al punto di non essere piรน noi stessi? Mettendoci in ascolto di Anna, abbiamo potuto sperimentare che la Sacra Scrittura รจ il luogo dove le nostre lacrime trovano feconditร e la nostra identitร si chiarisce, matura e fiorisce sempre di piรน.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostoloย 1Gv 3,1-2.21-24
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perchรฉ non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin dโora siamo figli di Dio, ma ciรฒ che saremo non รจ stato ancora rivelato. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจ.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perchรฉ osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli รจ gradito.
Questo รจ il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesรน Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Lโautoritratto di Dio
Il contrario della giustizia รจ lโiniquitร che non consiste solo nella sperequazione sociale tra le persone ma soprattutto nella disuguaglianza da Dio. Il peccato, infatti, รจ deturpare lโimmagine che Dio forma di sรฉ in noi, sicchรฉ diventiamo il Suo autoritratto. Il modello รจ Gesรน Cristo e la mano che opera รจ quella dello Spirito. Se si lascia operare Dio in noi allora siamo capaci di amare e, amando, lโimmagine di Dio appare sempre piรน chiara nei tratti della nostra vita. Le opere di Dio, ovvero il modo con cui Egli ama, non sono riconosciute da chi ferma la Sua mano e rifiuta di lasciarsi educare dal Vangelo: antepone la logica mondana a quella di Dio. In tal modo disprezza la veritร e la croce che รจ la forma piรน alta con la quale Dio ama lโuomo e lo salva. Con la prima venuta del Cristo, il quale nella sua Pasqua ha donato lo Spirito Santo, รจ iniziato per ogni uomo un processo di rinascita e di trasformazione del corpo mortale che culmina con la nostra Pasqua nella quale la nostra adozione a figli di Dio diventa totale e definitiva. Allora la nostra vita non sarร opacizzata dallโombra della morte ma sarร resa totalmente trasparente e capace di mostrare senza filtri lo splendore della gloria di Dio. Nella misura in cui riconosciamo lโamore di Dio che ci precede e previene, possiamo essere docili alla forza della grazia e lasciarci conformare nella mente e nel cuore alla sua volontร . La visione di Dio segna il culmine della nostra vita tutta protesa allโincontro con Lui per condividerne lโamore nellโintimitร familiare del cielo. Questa speranza sostiene il cammino costellato di prove nelle quali spesso siamo tentati di fermarci o di ritornare indietro perchรฉ vinti dal senso di abbandono d parte di Dio.
Credendo Dio abita nel cuore, amando abitiamo nel cuore di Dio
Lโamore vero non si comunica con le sole parole che escono dalla bocca ma si trasmette con fatti che nascono dal cuore. Da esso traggono origine sia i peccati che i desideri dello Spirito, sicchรฉ puรฒ essere sia sorgente di amore che di odio. Dipende da ciรฒ a cui leghiamo il cuore: se รจ chiuso nelle preoccupazioni del mondo esso partorirร pensieri e azioni di peccato, mentre sรฉ รจ radicato in Dio diventerร spazio dellโascolto della Sua voce che conduce sulla via della vita. Avere fiducia in Dio vuol dire aprire il cuore ad accogliere la Parola e lo Spirito Santo. In tal modo, il cuore diventa lo spazio interiore della coscienza deputata al discernimento delle scelte di vita affinchรฉ si possa mettere in pratica il comandamento dellโamore.
La fede non si esaurisce nella dimensione cognitiva di veritร disincarnate, anche se storiche, ma nasce e si sviluppa nellโambito della relazione filiale con Dio che da forma al rapporto fraterno nellโambito della comunitร caratterizzato dalla tenerezza della cura vicendevole. Quanto piรน il cuore sarร aperto ad accogliere lโamore di Dio, tanto piรน egli abiterร stabilmente in noi; quanto piรน il nostro cuore sarร aperto per donare amore, quanto piรน abiteremo stabilmente nel cuore di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Lucaย (Lc 2,41-52)
Non siete voi a parlare, ma รจ lo Spirito del Padre vostro.Gesรน รจ ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.
I genitori di Gesรน si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesรน rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che lโudivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: ยซFiglio, perchรฉ ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamoยป. Ed egli rispose loro: ยซPerchรฉ mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?ยป. Ma essi non compresero ciรฒ che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nร zaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesรน cresceva in sapienza, etร e grazia davanti a Dio e agli uomini.
LECTIO
Contesto
Il racconto del ยซvangelo dellโinfanziaยป รจ caratterizzato dal confronto tra Giovanni il battista e Gesรน. Infatti, dellโuno e dellโaltro in parallelo si narra lโannuncio della nascita, ad opera di Gabriele, la venuta alla luce e lโimposizione del nome, secondo lโindicazione data dallโangelo. Dopo il concepimento naturale di Giovanni segue quello soprannaturale di Gesรน. La nascita del Battista รจ preceduta dalla visita di Maria ad Elisabetta ed รจ accompagnata dal segno della guarigione di Zaccaria nel momento in cui impone al figlio il nome di Giovanni. Il canto del Magnificat e quello del Benedictus incorniciano lโevento della nascita del precursore la cui narrazione precede quella di Gesรน.
Il racconto della nascita di Gesรน si sviluppa su un tempo piรน ampio rispetto a quello del Battista, Infatti, alla scena della nascita di Gesรน e della sua circoncisione allโottavo giorno con lโimposizione del nome, si aggiunge quella della presentazione al tempio. Dopo lโintroduzione del motivo del censimento (vv.1-3), il racconto del Natale del Signore va dal v. 4 al v. 39 del capitolo 2. La cornice narrativa, infatti, รจ data dal viaggio di andata e ritorno compiuto da Giuseppe e Maria. Nazaret รจ il punto di partenza allโandata e meta finale al ritorno. Gli eventi narrati ruotano attorno al bambino Gesรน di cui si racconta la nascita, la circoncisione con lโimposizione del nome e la sua presentazione al tempio. Insieme al figlio, i suoi genitori sono i protagonisti delle tre scene nelle quali svolgono un ruolo attivo. Giuseppe organizza il viaggio verso Betlemme e Maria sโincarica di accudire il bimbo appena nato, che diventa il segno annunciato dagli angeli ai pastori; di lei lโevangelista rivela lโatteggiamento meditativo, ascoltando la testimonianza dei pastori, e le parole profetiche di Simeone che la riguardano. Dei genitori di Gesรน si parla in maniera esplicita nella scena che descrive lโincontro con i pastori e quella nella quale si narra il rito della presentazione al tempio, come prescriveva la legge per i primogeniti. Di essi Luca mette in evidenza lo stupore nellโascoltare ciรฒ che degli estranei affermano del bambino e la loro obbedienza, non solo allโautoritร civile, ma soprattutto alla Parola di Dio. Il raffronto tra Gesรน e Giovanni appare chiaro nei due sommari che chiudono il racconto delle relative nascite (1,80 e 2,40); di Giovanni si dice: ยซIl bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israeleยป, mentre di Gesรน lโevangelista afferma: ยซIl bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di luiยป.
Testo
Il tema della crescita umana e spirituale di Gesรน in 2,40, oltre a creare il parallelo con il Battista (1,80), insieme a 2,52 funge da inclusione e da cornice del brano liturgico. Il sommario del v. 40 sottolinea che Gesรน รจ ยซcolmo di sapienzaยป; in tal modo si offre una chiave di lettura dellโepisodio che segue e che rappresenta il culmine dei racconti dellโinfanzia di Gesรน. I vv. 41-42 inquadrano la vicenda nel contesto dellโusanza di compiere il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme in occasione della Pasqua. La legge, infatti, prescriveva tre pellegrinaggi annuali in corrispondenza delle feste di Pasqua, delle Settimane e delle Capanne. Ancora una volta lโevangelista evidenzia il tema del cammino. Dopo quello di Maria verso la regione montuosa della Giudea e quello della coppia di sposi verso Betlemme, Luca menzione il viaggio verso Gerusalemme compiuto nel dodicesimo anno di nascita di Gesรน, motivato dalla fedeltร alle norme rituali prescritte dalla legge. Senza specificare il numero dei giorni di permanenza nella Cittร santa, si menziona il ritorno verso Nazaret. ร qui che i genitori, dopo una giornata di cammino e di ricerca tra i parenti e i conoscenti, si rendono conto che il loro figlio non รจ nella comitiva. Essi ignorano che Gesรน รจ rimasto a Gerusalemme ma รจ lรฌ che ritornano per cercarlo ancora. La ricerca dura tre giorni e termina nel tempio proprio dove dodici anni prima lo avevano ยซpresentatoยป al Signore. In quellโoccasione il padre e la madre di Gesรน si meravigliarono delle cose che Simeone diceva di lui. Lโanziano profeta li aveva benedetti e aveva annunciato a Maria che una spada le avrebbe attraversato lโanima. Sul momento quelle parole apparivano alquanto enigmatiche ma lโepisodio dello smarrimento di Gesรน e la sua ricerca angosciosa sโincaricano di chiarirne il senso.
La tensione si scioglie al v. 46 nel quale si descrive finalmente il ritrovamento. Il ragazzo รจ descritto tuttโaltro che smarrito, anzi, pienamente consapevole del gesto fatto e suo agio nel tempio. Benchรฉ giovane, egli assume giร la postura del saggio che discute con altri maestri, suoi pari. Non si dice che insegna, ma che ascolta e interroga. Sono i verbi del discernimento vocazionale. Alla ricerca dei genitori di Gesรน fa da riscontro la ricerca di senso avviata da Gesรน. Coloro che lo osservano e lo ascoltano rimanevano sbalorditi della sua maturitร . Egli incarna la figura modello del discepolo che si pone in un atteggiamento di umile ricerca e di dialogo, lasciandosi interrogare ed esprimendo in maniera spontanea, come farebbe un bambino, quello che sente e che pensa. Gesรน con le sue risposte mostra lโintelligenza del cuore e della mente. Essa รจ un dono dello Spirito che caratterizza il re sapiente, secondo la profezia di Isaia.
Lโevangelista ama descrivere le emozioni dei personaggi. La gente che ascolta Gesรน rimane stupita della sua maturitร ma ignora il dramma dei suoi genitori che, invece, al vederlo sono sbalorditi. La madre, facendosi interprete anche del padre, non si accontenta di aver ritrovato il figlio che avevano smarrito, ma sโinserisce nel dialogo che Gesรน sta avendo con i maestri, domandando il motivo di quel gesto che ha causato in loro tanto dolore. Maria esprime la sua rabbia nei confronti del figlio, responsabile di un comportamento ingiusto nei loro confronti. Dalla ricerca, mossa dallโignorare dove fosse Gesรน, si passa alla ricerca del senso di una scelta avvertita come una grave ingiustizia. Maria e Giuseppe, pur sapendo lโorigine misteriosa di Gesรน e la sua vocazione, tuttavia agiscono da genitori coscienziosi che si preoccupano per il loro figlio. Lโatteggiamento di Maria รจ un formidabile esempio di gestione del conflitto attraverso la ยซliteยป. Il genitore non giudica e infligge una pena animato dalla rabbia, ma instaura un dialogo. Il termine ยซfiglioยป da una parte serve a Maria e Giuseppe di riaffermare la loro autoritร genitoriale e, dallโaltra, di ricordare a Gesรน la sua condizione subalterna rispetto al padre e alla madre. La domanda introdotta con ยซperchรฉยป introduce un confronto nel quale chi interroga antepone al giudizio la disponibilitร allโascolto perchรฉ รจ consapevole di non sapere ma anche desideroso di conoscere la veritร .
La replica di Gesรน non รจ una risposta, almeno nel senso della giustificazione che i genitori si aspettavano; si tratta, infatti, di una duplice domanda che induce Maria e Giuseppe a interrogarsi sul rapporto che essi hanno con Gesรน e sul fatto che egli, pur essendo loro figlio, tuttavia orienta la sua ricerca verso una volontร piรน alta che trascende il semplice rispetto delle norme di comportamento. Il ยซperchรฉยป di Gesรน, rivolta ai suoi genitori, รจ indirizzata anche al lettore, incuriosito dal suo atteggiamento irrispettoso. ยซPerchรฉ mi cercavate?ยป focalizza la questione della identitร di Gesรน, o meglio, non su chi รจ lui in sรฉ (le attestazioni multiple e concordi sono state sufficienti) ma cosa rappresenta per la mi vita. La vera domanda รจ: quale intreccio cโรจ tra la propria vocazione e quella di Gesรน? Nel piano di Dio quale relazione si instaura tra me e Gesรน, o ancora, quale missione affida a Gesรน e quale a me? Gesรน non misconosce la sua condizione di figlio di Giuseppe e Maria, tuttavia essi sono richiamati alla loro condizione di figli di Dio ai quali non รจ richiesta semplicemente unโobbedienza passiva o pragmatica ma attiva e dialogante. In questo senso, la scelta di rimanere a Gerusalemme e di stare nel tempio a discutere con i maestri assume un significato didattico affinchรฉ i suoi genitori diventino i primi discepoli del loro figlio e lo accompagnino nel comune cammino di discernimento della volontร del Padre. Quella di Gesรน รจ una proposta di discepolato e di ยซcammino sinodale familiareยป. La parola di Gesรน non รจ immediatamente compresa dai suoi genitori perchรฉ egli, pur essendo loro figlio rimane sempre un ยซmisteroยป che viene illuminato gradualmente dallโevento della Pasqua e da quelli che la preparano e che costituiscono il prosieguo della trama del racconto evangelico. Lโincomprensione รจ la misura della distanza che cโรจ tra le attese mondane degli uomini e la speranza di salvezza che nasce dal cuore di Dio. Gli atteggiamenti di Gesรน sono chiaramente di rottura di schemi mentali caratterizzati da una ritualitร che perรฒ ha perso lโanima perchรฉ ha ridotto la relazione con Dio ad un rapporto commerciale e formale.
Il viaggio di ritorno a Nazaret non chiude semplicemente la questione dellโevento increscioso ma inaugura un tempo caratterizzato ancora una volta dal discernimento. Gesรน lo vive nella piena sottomissione filiale ai suoi genitori che onora e verso i quali porta rispetto; Maria, da parte sua, impara dal figlio non tanto a cercare di capire ma ad aderire alla volontร di Dio accogliendo gli eventi come occasione per crescere nella intelligenza della volontร di Dio, nella generositร del servizio e nel coraggio di aggrapparsi alla speranza.
MEDITATIO
Maria, pellegrina nella fede e ricercatrice di Dio
Per la famiglia di Nazareth era una consuetudine celebrare la Pasqua annuale compiendo il pellegrinaggio a Gerusalemme. Ma quando Gesรน ebbe dodici anni quella festa, che sembrava essersi svolta come tutte le altre volte, fu guastata da un imprevisto: Gesรน aveva scelto di non tornare con i suoi genitori a Nazaret ma di rimanere a Gerusalemme quasi a voler prolungare la festa.
Maria e Giuseppe non avrebbero mai potuto immaginare che da lรฌ a qualche anno, proprio durante la Pasqua degli Ebrei, Gesรน avrebbe vissuto la sua Pasqua inaugurando un nuovo rito nel quale รจ versato il suo sangue, come quello lโagnello pasquale e avrebbe donato il suo corpo come pane spezzato per essere mangiato. Neanche Gesรน lo sapeva ma avvertiva dentro di sรฉ la voce dello Spirito Santo che gradualmente lo attirava verso il Padre e al quale era obbediente.
Chi di noi non sarebbe caduto nel panico al pensiero di aver smarrito il proprio figlio per averlo perso di vista. La ricerca angosciata avviene prima tra parenti e conoscenti e poi finalmente si dirige verso Gerusalemme dove, dopo tre giorni, ritrovano Gesรน che รจ nel tempio, come se fosse nella sua ยซcasa dellโinsegnamentoยป della sua Nazaret, a dialogare con i maestri.
Lo stupore accomuna chi lo ascolta e chi lo ritrova. In Maria e Giuseppe ci sono emozioni contrastanti, gioia e rabbia. Maria domanda ยซPerchรฉ?ยป, reclama una spiegazione, vorrebbe capire il senso di quella scelta che a prima vista sembra essere unโoffesa a loro. La risposta di Gesรน sposta lโattenzione sul senso della loro ricerca, quasi a chiedere: ยซcosa vi spinge a cercarmi, cosa o chi cercate?ยป.
Questo interrogativo ritornerร la domenica di Pasqua sulla bocca dei due angeli che le donne trovano nella tomba vuota: ยซPerchรฉ cercate tra i morti colui che รจ vivo?ยป (Lc 24, 5). Gesรน offre un primo insegnamento ai suoi genitori: essi devono cercare Gesรน non per ritornare come prima, ma per seguirlo e imitarlo nel cercare innanzitutto la volontร di Dio.
Non si puรฒ celebrare la Pasqua e poi ritornare indietro, ma bisogna rimanere, approfondire e cercare la volontร di Dio per metterla in pratica. Gesรน insegna agli smarriti di cuore a cercare Dio per ritrovare il centro della propria vita. Senza questo centro si vaga in balia del dubbio e della paura. La fede guida la nostra ricerca e la indirizza verso il cuore della vita. Similmente celebrare lโEucaristia significa pellegrinare verso Gesรน, il cuore del mondo.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“