XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Nostro Signore Gesรน Cristo Re dell’Universo โ Lectio divina
Dal libro del profeta Danieleย (Dn 7,13-14)
Il suo potere รจ un potere eterno
Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio dโuomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere รจ un potere eterno, che non finirร mai, e il suo regno non sarร mai distrutto.
Il nostro aiuto viene dal Signore
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Il capitolo dal quale sono tratti i due versetti della lettura si apre con una drammatica visione notturna. Dallโoceano che, nellโantico Medio Oriente, era il simbolo del mondo ostile e del caos, emergono quattro enormi belve: un leone, un orso, un leopardo e una quarta bestia spaventosa, terribile, dalla forza eccezionale; stritola ogni cosa con i suoi denti di ferro (Dn 7,2-8). Il simbolismo delle quattro fiere รจ spiegato dallโautore stesso (Dn 7,17-27).
Rappresentano i quattro grandi imperi che si sono succeduti e che hanno oppresso il popolo di Dio. La storia dโIsraele รจ stata un susseguirsi di regni crudeli e impietosi con i deboli. Hanno violato i diritti dei popoli e si sono imposti con la violenza e la sopraffazione, si sono comportati da bestie. Il veggente contempla unโaltra scena grandiosa: in cielo vengono collocati dei troni e un vegliardo, che rappresenta lo stesso Dio, si asside per il giudizio e pronuncia la sentenza: alle bestie viene tolto il potere e lโultima viene uccisa, fatta a pezzi e gettata nel fuoco (Dn 7,9-12).
ร a questo punto che si inserisce il brano della nostra lettura. Daniele continua la sua rivelazione: ยซGuardando nelle visioni notturne, ecco apparire, con le nubi del cielo, uno simile ad un figlio dโuomoยป al quale il vegliardo, Dio, affida il potere, la gloria ed il regno. Figlio dโuomo รจ unโespressione ebraica che significa semplicemente uomo. Dopo tante bestie, ecco finalmente comparire un uomo. Lโuomo รจ immagine di Dio e la sua vocazione รจ quella di dominare gli animali (Gn 1,28; Sal 8,7-9).
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Non viene dal mare come i quattro mostri, ma dal cielo, cioรจ da Dio. Raccontavano i rabbini che, in una notte oscura, un uomo accese una lampada, ma il vento la spense. La accese una seconda volta e poi una terza, ma di nuovo fu spenta. Allora disse: aspetterรฒ che sorga il sole. Allo stesso modo Israele fu salvato dallโEgitto, ma la sua libertร fu spenta dai babilonesi; venne salvato di nuovo, ma fu subito oppresso dai medi, dai persiani e dai greci.
Allora disse: attenderรฒ il sole, il regno del messia. La profezia si รจ compiuta solo con lโavvento di Gesรน, il โfiglio dโuomoโ che ha dato inizio al regno dei santi dellโAltissimo (Mc 14,62). Tutti i regni che si sono susseguiti prima di lui si sono ispirati al medesimo brutale principio: la competizione. Il forte ha soggiogato il debole, il ricco si รจ imposto al povero, il piรน capace ha asservito il meno dotato.
Nuovi dominatori si sono installati al posto dei loro predecessori, senza rendere piรน umana la convivenza dei popoli, anzi peggiorandola, perchรฉ pensieri e sentimenti rimanevano identici: voracitร , crudeltร e sopraffazione. Gesรน ha interrotto per sempre il susseguirsi di questi imperi feroci, ha capovolto i valori ponendo al vertice non il potere, ma il servizio. Ha introdotto un criterio nuovo, quello del cuore dโuomo, che รจ lโopposto del cuore crudele delle belve.
La โforzaโ che รจ nelle mie parole e nelle mie azioni favorisce le relazioni umane di fraternitร ? Il potere che esercito nellโambito della mia vita aiuta a sviluppare il potenziale di bene presente in me e nel mio fratello/sorella?
Dal libro dellโApocalisse di san Giovanni apostoloย (Ap 1,5-8)
Il sovrano dei re della terra ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio.
Gesรน Cristo รจ il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrร , anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribรน della terra si batteranno il petto. Sรฌ, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono lโAlfa e lโOmรจga, Colui che รจ, che era e che viene, lโOnnipotente!
Regno di sacerdoti
Da Patmos, una minuscola isola dellโEgeo, un cristiano esiliato โa causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesรน Cristoโ (Ap 1,9) scrive a sette chiese dellโAsia Minore, scosse dalla persecuzione scatenata da Domiziano, per esortarle alla perseveranza nella fede. Il nostro brano, tolto dal prologo delle sette lettere che costituiscono la prima parte del libro dellโApocalisse, esordisce con un riferimento a Gesรน cui sono attribuiti quattro titoli significativi: Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, principe dei re della terra (v. 5).
Lโultimo, principe dei re della terra, aiuta a valutare con occhi nuovi la storia del mondo. Tutti guardavano allโimperatore di Roma come allโarbitro dei destini dei popoli, allโuomo onnipotente che si spacciava per dio e riempiva delle sue statue tutto lโimpero. Invece non era lui a reggere le sorti del mondo: egli era sottoposto a un sovrano superiore, a Cristo cui il Padre aveva consegnato il regno che nessuno mai potrร distruggere.
La potenza di un impero si valuta anzitutto dalle dimensioni del territorio su cui si estende. Il regno di Cristo non occupa alcuno spazio geografico, non si basa su dimostrazioni di forza e non consiste nel dominio. I membri di questo regno non sono nรฉ soldati, nรฉ schiavi, nรฉ sudditi, ma sacerdoti (v. 6) chiamati a offrire, con la loro vita, sacrifici graditi a Dio, cioรจ opere di amore. ร questo lโunico ordine che ricevono dal loro re. Ogni gesto di generositร che compiono รจ un esercizio del loro sacerdozio.
Quando sono perseguitati a causa della loro fedeltร al vangelo, offrono a Dio il piรน gradito dei sacrifici: lโamore eroico verso quegli stessi carnefici che li fanno ingiustamente soffrire e li mettono a morte. Lโautore invita le comunitร cristiane dellโAsia Minore, inclini a scoraggiarsi a causa della persecuzione, a puntare lo sguardo verso il Signore che viene (v. 7). La sua vittoria รจ assicurata e ognuno la vedrร , anche se il suo trionfo non sarร di quelli che gli uomini si attendono: non umilierร i suoi nemici, non condannerร coloro che lo hanno trafitto, ma li vincerร convertendo il loro cuore.
Tutti riconosceranno il loro peccato e si convertiranno al suo amore. ร questa lโunica vittoria che le comunitร cristiane devono attendersi. Alla fine del brano (v. 8) Dio appone la sua firma alle affermazioni del veggente dellโApocalisse, presentandosi come lโAlfa e lโOmega, la prima e lโultima lettera dellโalfabeto greco, conferma dellโaffermazione biblica: ยซIo sono il primo e lโultimo; fuori di me non vi sono dรจiยป (Is 44, 6). La storia del mondo รจ una vicenda intermedia: tutto parte da Dio e tutto ritorna a lui. Ai suoi occhi il potere degli imperatori di Roma รจ un breve interludio, anche se ai cristiani pare tanto doloroso e interminabile.
Nelle esperienze di mortificazione e umiliazione contemplo il Crocifisso e chiedo al Signore di farmi partecipe della sua regalitร , di offrire insieme con Lui il mio dolore per la riconciliazione e la pace?
+ Dal Vangelo secondo Giovanniย (Gv 18,33b-37)
Tu lo dici: io sono re.
In quel tempo, Pilato disse a Gesรน: ยซSei tu il re dei Giudei?ยป. Gesรน rispose: ยซDici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?ยป. Pilato disse: ยซSono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?ยป. Rispose Gesรน: ยซIl mio regno non รจ di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non รจ di quaggiรนยป. Allora Pilato gli disse: ยซDunque tu sei re?ยป. Rispose Gesรน: ยซTu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla veritร . Chiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceยป.
LECTIO
Contesto
Il processo davanti a Pilato costituisce, a livello strutturale, lโelemento centrale di tutto il racconto della passione; questa centralitร รจ finalizzata a evidenziare il tema della regalitร di Gesรน. Il rifiuto dei capi dei giudei di entrare nel palazzo di Pilato, per non contaminarsi e poter cosรฌ festeggiare la Pasqua, costringe Pilato ad uscire ed entrare facendo la spola tra lo spazio esterno allโedificio occupato dai giudei e lโambiente interno del pretorio dove si trova Gesรน. La narrazione del processo si sviluppa in sette scene, alternate tra lโesterno e lโinterno del pretorio, che formano una struttura a parallelismo concentrico imperniata sulla scena della flagellazione e coronazione di spine:
a) esterno. Pilato e i giudei (18, 28-32)
b) interno. Pilato e Gesรน (18, 33-38a)
c) esterno. Pilato e i giudei (18, 38b-40)
d) coronazione di spine (19, 1-3)
c1ย ) esterno. Pilato presenta Gesรน ai giudei (19, 4-7)
b1) interno. Pilato e Gesรน (19, 8-12)
a1) esterno. Pilato, Gesรน e i giudei (19, 13-16a)
Testo
A differenza del procedimento giudiziario giudaico, che prevedeva lโaudizione dei testimoni, il processo romano si fondava quasi esclusivamente sullโinterrogatorio dellโimputato. Il processo diventa un dibattito teologico tra il pagano Pilato e Gesรน perchรฉ il tema della regalitร da questione politica assume la forma di testimonianza di una veritร piรน alta traghettando il discorso verso il piano trascendente della volontร divina. Il dialogo della pericope liturgica consta di tre domande di Pilato e altrettante risposte di Gesรน.
La domanda del procuratore โ Tu sei il re dei giudei? โ mira a puntualizzare lโaccusa e rivela la perplessitร di Pilato che si ritrova davanti un uomo solo, disarmato, senza soldati che lo possano difendere, che รจ stato abbandonato dai suoi stessi amici e schiaffeggiato da un servo di Anna. Non pare proprio il tipo capace di mettere in pericolo il potere di Roma. Che il tema della regalitร sia centrale nel racconto della passione lo si deduce anche dalla numerosa ricorrenza del termine ยซreยป (dodici volte).
Nei precedenti capitoli lโappellativo era comparso solo altre quattro volte (1,49; 6,15; 12, 13.15). Dalle testimonianze antiche sembra che il titolo di ยซre dei giudeiยป fosse riservato ai sovrani asmonei e ad Erode il grande e ricorre sulla bocca dei non ebrei. I giudei, invece, preferivano il termine ยซre dโIsraeleยป. Il titolo ยซre dei giudeiยป assume significati diversi in base a chi lo usa. Pilato lo intendeva come un rivoluzionario, uno del partito dei zeloti, che aspirava a mettersi a capo del popolo e a sostituirsi alle autoritร costituite.
Le autoritร giudaiche, invece, avrebbero potuto identificare il ยซre dei giudeiยป con il messia davidico atteso nel tempo escatologico. Essi, tuttavia, sono preoccupati dei risvolti politici di una possibile reazione dellโautoritร romana dinanzi ad una pretesa di riscatto il cui desiderio albergava diffusamente nel cuore della gente ferita da profonde crisi sociali ed economiche.
Per Gesรน il titolo ha una valenza teologica e non teocratica perchรฉ il suo senso non รจ da ricercare nelle attese e negli schemi mondani, ma nella parola di Dio che rivela il suo desiderio di salvare lโuomo dal peccato e dalla morte e restituirgli la dignitร di figlio. Gesรน risponde con una contro-domanda, per costringere il procuratore a prendersi le sue responsabilitร : hai qualche ragione per ritenermi un sedizioso, oppure stai dando retta a chiacchiere? Non ti รจ stata riferita la mia reazione al tentativo di un mio discepolo di mettere mano alla spada (Gv 18,10-11)?
La replica di Pilato รจ quasi risentita: io sono un funzionario romano e amministro la giustizia in modo autonomo. Poi continua: โLa tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ (v. 35). A Pilato, servitore dello stato, interessa conoscere dalla voce di Gesรน cosa abbia commesso. Dalle parole del procuratore emerge che la responsabilitร dellโaccusa รจ da attribuire ai capi dei sacerdoti che hanno preteso di parlare a nome e per il bene del popolo perchรฉ ritenevano Gesรน pericoloso per la sussistenza della nazione (cf. 11,50).
A questo punto il tema della regalitร di Cristo entra nel vivo. Gesรน cerca di aiutare il procuratore a capire: โIl mio regno non รจ di questo mondoโ (v. 36). Gesรน ha lโopportunitร di difendersi dalle accuse e di chiarire il senso della sua regalitร . Infatti, lascia cadere la seconda domanda di Pilato per rispondere alla prima. La questione passa dal titolo ยซre dei giudeiยป alla regalitร . Il termine ยซregnoยป รจ poco frequente nel quarto vangelo che ne fa menzione solo nel dialogo con Nicodemo (3, 3.5) e in quello con Pilato.
Pilato ha in mente le caratteristiche ben definite dei regni di questo mondo: sono portati avanti da uomini mossi dallโambizione, si basano sullโuso della forza e del denaro, vanno difesi con le armi, il forte si impone e comanda e i sudditi devono stare sottomessi e obbedire. Quello di Gesรน non ha nulla in comune con questi regni. Egli non uccide nessuno, va lui a morire; non comanda sugli altri, obbedisce; non si allea con i grandi e i potenti, si mette dalla parte degli ultimi, di coloro che non contano nulla.
Per gli uomini possedere, conquistare, sterminare sono segni di forza, per Gesรน sono indici di debolezza e di sconfitta. Per lui grande รจ colui che serve. Gesรน ha sempre reagito con durezza con chi ha tentato di farlo aderire a una regalitร di questo mondo; fin dallโinizio lโha considerata una proposta diabolica (Mt 4,8-10). Ha deluso le attese messianiche dei suoi discepoli, รจ fuggito quando il popolo lo voleva proclamare re (Gv 6,15).
A Pilato sfuggono le sottigliezze linguistiche e teologiche del suo interlocutore e lo riporta alla domanda iniziale, senza perรฒ far riferimento a nessun titolo ma alla dignitร : ยซTu sei re?ยป. Gesรน, ora che รจ sconfitto e ha le ore contate, ora che non cโรจ piรน alcuna possibilitร di equivoco, di fronte al rappresentante del mondo pagano che gli domanda se fosse re, proclama solennemente: โSรฌ, sono reโ. Tuttavia, lo dice non per affermare la veritร della sua dignitร personale, ma rivelare la sua origine ultramondana e la sua missione che non ha nulla a che fare con la veritร che vuole fare Pilato. Il regno di Gesรน non รจ un luogo fisico, nรฉ nei cieli nรฉ sulla terra, ma non รจ neanche fuori dal mondo; lโambito dellโesercizio della regalitร รจ lโesistenza di quanti ascoltano la sua voce e accolgono la veritร da lui testimoniata.
Poi spiega: โSono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla veritร โ (v. 37). Non per insegnare delle veritร , come facevano i saggi, ma per testimoniare la veritร . Nella Bibbia veritร รจ fedeltร alla parola data, รจ stabilitร e perseveranza, รจ ciรฒ o รจ colui di cui ci si puรฒ fidare. Dio รจ veritร perchรฉ non si smentisce mai, mantiene le promesse fatte, รจ animato da un amore che nulla e nessuno riuscirร mai a incrinare (Es 34,6).
Per un ebreo la veritร non รจ qualcosa di logico, ma di concreto, รจ ciรฒ che avviene nella storia. Veritร sono i disegni di amore del Signore; conoscere la veritร significa capire questi disegni e lasciarsi coinvolgere nella loro realizzazione. Gesรน รจ venuto a rendere testimonianza alla veritร , perchรฉ incarna il progetto di Dio, lo porta a compimento, per questo รจ la veritร (Gv 14,6). Con la sua presenza nel mondo, con tutta la sua vita spesa per amore, dimostra la fedeltร del Signore al suo patto con lโuomo.
Gesรน conclude la spiegazione sul suo regno dichiarando: โChiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ (v. 37) e Pilato, che capisce sempre meno, gli risponde: โCosโรจ questa storia della veritร ?โ. Al procuratore non interessa la persona di Gesรน, ma sapere se costituisce o no una minaccia per il potere di Roma. ร refrattario al progetto di Dio, pensa al regno di questo mondo, non alla veritร . Insensibile alla voce di Gesรน e stanco di udire parole per lui senza senso, interrompe il dialogo. ร il simbolo del mondo incredulo che si rifiuta di ascoltare la parola di veritร : non trova in essa alcun motivo di condanna, ma non ha il coraggio di prendere posizione e finisce per cedere a scelte di morte.
Nei giorni precedenti alla Pasqua Gesรน, usando il linguaggio apocalittico, aveva annunciato la fine delle potenze mondane e il trionfo del regno di Dio. ร una promessa che inizia a realizzarsi con la sua morte e la risurrezione perchรฉ nella Pasqua da Dio Padre viene consacrato Re e Sacerdote. Il processo davanti a Pilato diventa unโoccasione per testimoniare la veritร , ovvero lโamore eterno e fedele di Dio per gli uomini, ai quali Egli dona suo Figlio. Gesรน dice di sรฉ di essere il regalo di Dio agli uomini. Con il sacrificio di Gesรน sulla croce, Dio sposo sโimpegna con la Chiesa, sua sposa, per un patto di alleanza che rimane per sempre.
Il tratto contraddistintivo del regno di Dio รจ la fedeltร nellโamore e tocca il suo punto piรน alto nel dono della propria vita. Quanto sia differente il regno di Dio da quelli umani รจ testimoniato dal fatto che Gesรน non combatte contro i suoi traditori ma consegna la sua vita al Padre come agnello pasquale sacrificato per il perdono dei peccati. Il suo regno non sโimpone con la forza ma si realizza attraverso lโesercizio del sacerdozio dellโamore, il dono di sรฉ al Padre, perchรฉ gli uomini abbiano la vita in abbondanza e non la condanna per i loro peccati.
Chi accoglie Gesรน nella sua vita, lo riconosce come Signore e si consacra al suo servizio, viene trasformato interiormente ed entra a far parte del regno di Dio nel quale piรน che la legge del piรน forte vige quella di chi punta ad amare sempre di piรน fino a dare, come Cristo, la sua vita per gli altri.
MEDITATIO
Nel pretorio si consuma il faccia a faccia tra Pilato e Gesรน o quello che potremmo chiamare un incidente probatorio. Il primo รจ un servitore del potere umano che si piega alla logica del calcolo politico e il secondo dice di sรฉ di essere testimone della Veritร che sโinginocchia davanti agli uomini per amarli servendoli e dando loro la propria vita.
Le autoritร ebraiche avevano interrogato Giovanni Battista chiedendo chi fosse e lui aveva confessato negando di essere il Cristo o il Profeta, ma affermando di essere ยซvoceยป della Parola. Infatti, lui, che รจ chiamato lโamico dello Sposo, rende testimonianza alla Luce che viene nel mondo. Lo fa indicando in Gesรน lโAgnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Cosa dice di sรฉ Gesรน?
Rispondendo a Pilato che gli chiede se fosse re, egli replica affermativamente ma specificando che la regalitร a cui allude lโaccusa รจ ben diversa da quella esercitata da lui. La regalitร di Gesรน si manifesta in tutto il suo splendore sulla croce dove, spogliato di tutto viene โrivestitoโ della potenza dello Spirito Santo. Questa รจ la maestร e la forza di cui parla il Salmo 92.
Lo Spirito Santo consacra Gesรน quale Cristo Re il cui regno รจ eterno e indistruttibile perchรฉ il suo potere รจ alimentato dallโamore che non si esaurisce e non della ricchezza o delle armi che invece conducono alla distruzione. Sulla croce Gesรน viene consacrato Re, Sposo dellโumanitร e Sommo Sacerdote. La regalitร di Gesรน รจ esercitata sul cuore dellโuomo nel quale รจ riversato lo Spirito Santo. Egli ci libera dal peccato e, unendo la nostra vita alla sua, ci mette in grado di compiere il comandamento dellโamore fraterno. Gesรน non รจ re dei castelli arroccati ma dei cuori in festa! I primi discepoli di Gesรน, indotti dalla testimonianza del Battista, iniziano a seguirlo e accolgono il suo invito ad andare con lui per vedere dove abita.
Nel cammino del discepolato non mancano le crisi e la tentazione di volgersi indietro. Ogni volta Gesรน chiede di fare una scelta di responsabilitร . Pietro, portavoce dei discepoli che rimangono con il Maestro, riconosce che solo Gesรน ha parole di vita eterna. La comunione con Cristo ci permette di far aderire sempre di piรน il nostro cuore al suo per appartenere al suo regno ed esercitare la caritร fraterna.
Essa, infatti, รจ la via che ci riconcilia con il Padre e ci fa essere unโunica famiglia, la veritร che sostiene la nostra speranza e infonde coraggio per compiere la volontร di Dio, la vita che vince la morte e ci rende credibili testimoni della risurrezione. Partecipare alla regalitร di Cristo significa essere testimoni della Veritร , servi dei fratelli e custodi del creato. Un saluto usuale tra i cristiani di un tempo รจ: Cristo Regni.
Lo puรฒ fare se gli offriamo la nostra vita e ci mettiamo al suo servizio. La regalitร di Cristo si manifesta nella solaritร del sorriso di chi accoglie e ascolta i fratelli, nellโamabilitร con la quale si parla con gli altri, nella delicatezza con cui si curano le ferite degli infermi, nella semplice profonditร con la quale si condivide la fede, nella gioia con cui si partecipa alla felicitร altrui, nella compassione con la quale si piange con chi รจ nel lutto, nellโintimitร spirituale che si crea quando due o piรน sono uniti in preghiera.
Nel contesto di un processo, nel quale Pilato funge da giudice per dirimere la controversia tra i capi dei Giudei e Gesรน, emerge la necessitร di fare veritร . Pilato pone delle domande a Gesรน partendo dal capo dโimputazione mosso dai Giudei con i quali condivide lโidea di giustizia come forma di potere di controllo e di gestione delle persone, esercitato attraverso il giudizio di assoluzione o di condanna. Gesรน si presenta libero da questo potere, solo, ma non isolato, perchรฉ, sebbene non abbia il suo esercito come supporto e protezione, Egli รจ saldo perchรฉ crede, รจ radicato fermamente sulla veritร , la roccia, dellโamore fedele del Padre.
Gesรน cerca la veritร perchรฉ risponde al richiamo del suo cuore di cercare il volto di Dio, la relazione di amore col Padre che mai viene meno, perchรฉ รจ vero, รจ fedele allโimpegno che ha preso con se stesso di darci la vita. Chi ricerca la veritร , il volto di Dio nei volti degli uomini, riconosce e ascolta la voce del Pastore bello, quello che dร la sua vita per il gregge, non come il mercenario che fugge davanti alle sue responsabilitร per mettere in salvo il suo potere.
Chi sceglie di essere dalla parte della Veritร , dalla parte di Dio, chi vuole appartenere al suo Regno, ascolta, ricerca la veritร come chi vuole giungere alla sorgente dellโacqua, lรฌ dove cโรจ purezza e vita vera.
Lโinvito di Gesรน a Pilato, ai Giudei e a tutti noi รจ quello che non fermarci a quello che gli uomini dicono e danno perchรฉ sarebbe come bere lโacqua da un torrente che sta per finire nel mare e porta con sรฉ ogni tipo di agente inquinante. Bisogna risalire alla sorgente, alla veritร , che รจ Dio che ama gratuitamente e fedelmente. Nei processi della vita, spesso piena di punti di vista e interessi contrastanti, la regalitร del cristiano รจ esercitata nel risalire dalla foce inquinata dalle parole e dalle azioni sbagliate, alla sorgente dโamore che รจ posta nel cuore di ciascuno. Allora ognuno, con Cristo, diventa testimone fedele della veritร e principe della pace!
- I dubbi e le domande che porto con me nascono dal desiderio di conoscere e amare lโaltro o dal pregiudizio alimentato dalla paura?
- I principi che ispirano i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni me li suggerisce il mondo o Dio?
- Cosa significa essere fedele a Dio nella mia esperienza di vita?
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“