L’Amore originario e originante – Venerdì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Dalla lettera di san Giacomo apostolo Giac 5,9-12
Ecco, il giudice è alle porte.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.
Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.
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Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.
Il giudice misericordioso
Un altro vizio denunciato dall’apostolo è la maldicenza o mormorazione. Di essa sono stati vittime tutti i profeti i quali hanno sperimentato sulla loro pelle la disobbedienza del popolo a Dio. La lamentela spesso si trasforma in calunnia che travisa completamente il senso delle cose. Alla base di tutto c’è l’invidia e la gelosia che armano la lingua del veleno che può arrivare anche a togliere di mezzo il fratello.
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La pazienza è la virtù per la quale la vittima non si trasforma a sua volta in carnefice. I cristiani sin dall’inizio hanno subìto, come Giobbe, un’ingiusta sofferenza. Il modello per eccellenza è Gesù Cristo che anche sotto il peso della croce non si è tirato indietro. La reazione di molti apostoli è stata la fuga e quella di alcuni cristiani perseguitati è stata l’apostasia, non riuscendo a sostenere la prova.
La sofferenza mette in crisi la fede e, tuttavia, essa diventa un’occasione di crescita se vissuta con pazienza. Davanti alla croce la prima reazione è la fuga, ma essa può offrire solo un’illusione di libertà. La pazienza, invece, è la virtù con la quale si può giungere alla pienezza dell’amore e della gioia offrendo la vita che altri, invece, vorrebbero rubare.
La pazienza è dono dello Spirito che non fa cedere davanti alla paura, ma, con la piena consapevolezza di essere figli amati da Dio, diventa coraggio e schiettezza nella testimonianza evangelica. Più che farsi giudici degli altri bisogna sottomettersi al giudizio di Dio per ricevere da Lui il dono dell’innocenza propria dei bambini, modello dei credenti.
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,1-12)
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
L’Amore originario e originante
Dalla Galilea Gesù scende nuovamente in Giudea e torna sulla sponda orientale del fiume Giordano dove era stato battezzato dal Battista e da dove era iniziata la sua missione. Il luogo menzionato da Marco ricorda il fatto narrato nel libro di Giosuè in cui il successore di Mosè, prima di attraversare il fiume per entrare nella Terra promessa, chiede al popolo di fare definitivamente una scelta di servizio tra il Dio d’Israele, che l’ha liberato dall’Egitto e lo ha condotto attraverso il deserto fino a quel punto, e gli idoli delle nazioni straniere che avrebbero dovuto lasciarsi alle spalle.
Si tratta del deserto, luogo in cui Dio, come uno sposo che sta per introdurre la sua sposa in casa e unirsi con lei, chiede al popolo il suo consenso: vuoi amarmi, vuoi unirti a me? Il deserto ricorda la prova a cui Dio è sottoposto dal popolo quando chiede conto della sua fedeltà. Così i farisei, mettendo alla prova Gesù, gli chiedono di dimostrare la sua fedeltà alla legge.
Scaltri, come sono, la prendono alla larga e con quella domanda capziosa vorrebbero dimostrare l’infedeltà di Gesù e la non credibilità del suo insegnamento per poter giustificare il rifiuto, già deciso in cuor loro. Gesù oppone la sapienza alla scaltrezza; coglie l’occasione, non per difendersi e neanche per attaccare, ma per evangelizzare, cioè portare il primo annuncio, l’annuncio fondamentale: Dio ama l’uomo di un amore eterno.
Gesù ricorda, citando il libro della Genesi, che il fondamento dell’amore tra un uomo e una donna è l’amore di Dio. Non si può amare per comando, né la crisi in una coppia può essere risolta in punta di diritto. La legislazione umana al massimo può contenere il male, ma non può generare il bene.
È vitale andare alla radice della vita; quando in una relazione le fondamenta sono scosse, sono proprio queste che vanno poggiate nuovamente sulla roccia dell’amore di Dio. In ogni relazione interpersonale, e nella coppia di sposi in particolare, le crisi sono normali, ma perché non diventino fratture insanabili, bisogna rispondere alla domanda dello Sposo: vuoi unire la tua vita alla mia?
Solo in Cristo, sposo dell’umanità, si potrà rinnovare e rifondare la propria scelta di amare l’altro. Ogni crisi è sempre un passaggio. Chi passa con Cristo, procede ed entra nella terra promessa, chi si lascia ispirare delle norme degli uomini, regredisce e rende il suo cuore sempre più duro.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“