Non piante ornamentali ma tralci fecondi di frutti – SANTA BRIGIDA DI SVEZIA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gร latiย Gal 2,19-20
Non vivo piรน io, ma Cristo vive in me.
Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinchรฉ io viva per Dio.
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo piรน io, ma Cristo vive in me.
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E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Lโunione mistica con Cristo
Il battesimo รจ il momento in cui si diventa cristiani. Si partecipa alla morte e alla resurrezione di Cristo. La morte di Gesรน รจ stata comminata in nome della Legge. Gesรน si รจ sottoposto alla Legge e si รจ caricato della maledizione della Legge, per far morire la legge del peccato che รจ lโegoismo avido di potere e omicida. Se col battesimo siamo morti con Cristo, vuol dire che in noi รจ morta anche la legge del peccato, noi siamo liberati per risorgere con Cristo, ovvero per vivere, non piรน per noi stessi, ma per Dio, non piรน confidando nellโuomo ma in Dio.
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Paolo ritorna alla narrazione di sรฉ. Quello che oggettivamente storicamente รจ accaduto nella Pasqua accade anche in lui. Lโapostolo testimonia che vive la vita nella carne sotto il segno della fede intesa come accoglienza della misericordia di Dio, affidamento totale a Lui nel quale ripone la fiducia, accettazione della logica dellโamore oblativo fino alla morte.
Dunque, legge e fede si oppongono perchรฉ indicano due modi di vivere inconciliabili: vivere per sรฉ stessi o vivere per Dio e per gli altri. La libertร dalla legge non significa anarchia ma essere libero โ per. Se Cristo morendo vive per me e in me, allora vivendo in lui (credere in) io scelgo di vivere per lui fino alla morte.
Ascolta “don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 23 Luglio 2024” su Spreaker.+ Dal Vangelo secondo Giovanniย Gv 15,1-8
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซIo sono la vite vera e il Padre mio รจ lโagricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perchรฉ porti piรน frutto. Voi siete giร puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non puรฒ portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, cosรฌ neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchรฉ senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarร fatto. In questo รจ glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoliยป.
Non piante ornamentali ma tralci fecondi di frutti
La parabola della vite mette a fuoco la relazione che intercorre tra Gesรน e i suoi discepoli. La comunione non รจ un ideale astratto ma รจ la natura propria di Dio che si incarna nel ยซCorpoยป della Chiesa in cui si instaura un legame relazionale tra Cristo, che รจ il suo capo, e noi, le membra.
Gesรน stesso svela il codice interpretativo della parabola quando dice di essere ยซla viteยป e i suoi discepoli ยซi tralciยป. In natura la vite non esiste senza i tralci, e viceversa, e la vite porta frutto attraverso i tralci, i quali hanno proprio questa funzione.
La vocazione, ovvero il senso dellโesistenza della vite รจ quella di fruttificare. Il discepolo, come il tralcio, rimanendo unito alla vite, che รจ la Chiesa, partecipa alla medesima vocazione di Gesรน. Il frutto รจ realizzare la volontร del Padre che si prende cura della vite-Chiesa perchรฉ si compia il suo progetto di salvezza per tutti.
Di qui la necessitร di vivere la fede come una relazione di intimitร e feconda comunione con Cristo affinchรฉ la Parola del Padre, che nutre la vita del Figlio, renda viva lโesistenza dei suoi discepoli ed efficace la loro missione nel mondo. Un cristiano non puรฒ dirsi tale se non lascia fluire costantemente nel suo cuore la sapienza dellโamore che scaturisce dalla Comunione della Trinitร .
La Parola ascoltata, meditata e assimilata, ispira la preghiera intesa non solamente come espressione vocale fatta con la bocca ma come lโofferta di tutta la vita al Padre perchรฉ, attraverso i propri mezzi poveri e insufficienti, Lui possa compiere la sua volontร .
ร dai frutti che si riconosce se siamo tralci uniti alla vite o rami secchi. I frutti sono le nostre parole, le nostre azioni volte a far gustare agli altri il dolce sapore della pace offertoci dalle mani di Dio. Parole e gesti offensivi sono certamente il segno rivelativo di quellโariditร interiore causata dallโorgoglio.
I frutti sono solo quelli che nascono da un processo di maturazione umana e spirituale guidata dallo Spirito Santo. Senza di Lui nella nostra vita รจ solo apparente piena di foglie ma priva di frutti.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“