Comunione, partecipazione e missione – XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) – Lectio divina
Dal libro dei Proverbiย Pr 9,1-6
Mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato.
La sapienza si รจ costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
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Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
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sui punti piรน alti della cittร :
ยซChi รจ inesperto venga qui!ยป.
A chi รจ privo di senno ella dice:
ยซVenite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate lโinesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dellโintelligenzaยป.
La sapienza ospitale
Il libro dei Proverbi si apre con il prologo che copre i primi nove capitoli che raccolgono alcune istruzioni. Lโautore parla della Sapienza in termini personali. Infatti ad essa sono attribuite delle azioni che puรฒ compiere solo una persona: Edifica, intaglia, prepara la mensa per la festa. Sovrapponendo il piano simbolico a quello personale, la descrizione risulta essere la narrazione dellโopera del Creatore.
Egli รจ il Sapiente perchรฉ agisce con Sapienza la quale si manifesta nella perfezione della creazione (le sette colonne). La bellezza del cosmo rimanda allโarmonia del suo Autore. Le creature stesse sono latrici di un messaggio rivolto agli uomini invitati alla mensa per gustare e vedere quanto รจ buono il Signore. Chi si accosta al banchetto accetta di partecipare alla festa nella quale la condivisione realizza il fine per cui tutto รจ stato creato.
Mangiando il pane della sapienza e bevendo il vino preparato da Dio, il commensale รจ coinvolto da protagonista nella dinamica della creazione fatta di relazioni di amore nelle quali ci si dona gli uni agli altri con gioia. Lโinvito della Sapienza, non รจ rivolto a chi รจ โricco di meritiโ ma, al contrario, a chi รจ povero di senno, ovvero a chi riconosce che non ha la risposta a tutto, soprattutto agli enigmi della vita. Lโumile, consapevole della sua insufficienza, cerca la via della felicitร .
Potrebbe perdersi nei labirinti di discorsi astratti, mentre la Sapienza lo invita a nutrirsi dei suoi doni per avere forza e coraggio di percorrere la via della giustizia anche se essa sembra essere la meno comoda e affidabile. La convivialitร รจ da sempre espressione di condivisione e di comunione; esse sono le caratteristiche principali di una condotta di vita saggia e intelligente che centra lโobbiettivo della vera felicitร .
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesรฌniย Ef 5,15-20
Sappiate comprendere qual รจ la volontร del Signore.
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perchรฉ i giorni sono cattivi. Non siate perciรฒ sconsiderati, ma sappiate comprendere qual รจ la volontร del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sรฉ; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesรน Cristo.
Intelligenza spirituale
San Paolo esorta i cristiani di Efeso a verificare la propria condotta di vita, se รจ coerente con la scelta iniziale di aderire a Gesรน Cristo seguendolo sulla via dellโamore, oppure รจ in contraddizione con la fede che professano con le parole. La tentazione รจ sempre a portata di mano perchรฉ per il mondo la sapienza del Vangelo รจ da rigettare come stoltezza o addirittura una pazzia. Il modo di vivere le relazioni personali rivela quale logica lโispira.
Il ragionamento che si basa sul principio del calcolo e dellโutile alimenterร polemiche inutili e strumentali atte solamente a vincere sugli altri e ad eliminarli per avere campo libero e primeggiare. Lโesperienza della vita ordinaria suggerisce il fatto che non ci puรฒ permettere di essere deboli ma che bisogna essere sempre sul piede di guerra e pronti a combattere contro gli altri per non soccombere. Gesรน non รจ lo strumento per avere successo ma รจ Dio che partecipa allโuomo la forza dellโamore la quale รจ lโunica potenza efficace che sconfigge il male e dona la vera pace. Gesรน ha rigettato la tentazione e ha sconfitto il male dalla croce pregando.
La preghiera รจ lโarma piรน potente che fa della lingua, non unโarma che ferisce, ma uno strumento della grazia di Dio. Il giudizio tagliente, la critica cattiva e aggressiva, la mormorazione e la lamentela nuocciono alla vita delle singole persone alla comunitร ed รจ dunque tutto tempo perso! Paolo invece esorta sempre a cogliere lโoccasione per fare il bene e seminare la pace. Questo รจ possibile se, mettendosi in ascolto della Parola, il cristiano fa serio discernimento della volontร di Dio per prendere consapevolezza volta per volta della propria vocazione e acquisire forza e coraggio per attuarla nella propria vita.
+ Dal Vangelo secondo Giovanniย Gv 6,51-58
La mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
In quel tempo, Gesรน disse alla folla: ยซIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoยป.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: ยซCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?ยป.
Gesรน disse loro: ยซIn veritร , in veritร io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dellโuomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giorno. Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร per me.
Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eternoยป.
LECTIO
Comunione, partecipazione e missione
Contesto
Dopo il segno dei pani sulla riva del mare di Tiberiade (Gv 6, 1-15) e il successivo passaggio verso Cafarnao, dove Gesรน raggiunge i discepoli camminando sulle acque (Gv 6, 16-21), anche la folla lo cerca e vi si dirige (Gv 6, 22-24); una volta trovato inizia il dialogo che avviene nella sinagoga di quella cittadina (Gv 6, 25-59). La discussione, ricca di accenni polemici, in un primo momento รจ tra Gesรน e la folla (vv. 26-40), che lo cerca per il fatto di essersi saziata con il cibo che Gesรน ha procurato, per poi degenerare in una sorta di lite con i Giudei che mormorano contro di lui (vv. 41-58).
La folla cerca Gesรน per farlo re perchรฉ riconosce in lui il compimento della promessa fatta da Mosรจ (Dt 18,15.18). Infatti, il miracolo dei pani richiama quello della manna nel deserto. Durante il viaggio verso la terra promessa Israele sperimenta la potenza di Dio che assicura anche nel deserto il nutrimento necessario per vivere. La manna era finalizzata a sostenere il cammino. Essa termina con lโingresso nella terra promessa dove gli Israeliti sono finalmente liberi di coltivare la terra e trarne il cibo da mangiare. Il popolo doveva procurarsi il cibo raccogliendo la manna che, pur essendo considerato โcelesteโ, era deperibile come qualsiasi altro alimento โterrenoโ. Gesรน invita la folla a non procurarsi solo il cibo terreno, che deperisce e puรฒ corrompere, come la manna, ma quello che Dio offre. Infatti, Il pane di Dio, non รจ una cosa ma รจ una persona, colui che discende dal cielo per dare la vita. Gesรน identifica sรฉ stesso con il pane del cielo: ยซIo sono il pane della vitaยป (6, 35.48).
Gli Israeliti hanno gustato il pane dato loro gratuitamente, hanno visto con i loro occhi quanto รจ buono il Signore, ma il loro desiderio non รจ andato oltre il bisogno di saziare la fame. La folla va da Gesรน non perchรฉ si sente attratta dal desiderio di vita eterna, ma dallโistinto della fame.ย La gente cerca ciรฒ che sazia e non ciรฒ che fa vivere, ciรฒ che riempie la pancia e non ciรฒ che compie la volontร di Dio.ย Gesรน aveva detto ai discepoli che lo invitavano a mangiare ciรฒ che avevano comprato a Sicar, in Samaria poco distante dal pozzo di Giacobbe: ยซMio cibo รจ fare la volontร di colui che mi ha mandato e compiere la sua operaยป (Gv 4,34). Infatti, afferma di non essere disceso dal cielo per fare la sua volontร ma la volontร del Padre, colui che lo ha mandato. Il progetto di Dio รจ questo: ยซChiunque vede il figlio e crede in lui abbia la vita eternaยป e risusciti nellโultimo giorno (cf. Gv 6, 40).ย La risurrezione non รจ semplicemente vivere oltre la morte, ma vivere attraverso la morte, ossia vivere per amore e per amare.
Nelle parole di Gesรน alla folla in filigrana appare il racconto della creazione in cui Dio dร allโuomo da mangiare ciรฒ che produce la terra. Tutti i frutti puรฒ mangiare, tranne quello dellโalbero della conoscenza del bene e del male. Istigata dal serpente, la donna vede il frutto proibito con gli occhi pieni di aviditร ; gli appare bello e buono da mangiare per acquistare sapienza, perciรฒ, prende e mangia dandone anche allโuomo. La donna ha visto e ha disobbedito al comando di Dio.ย Gesรน si presenta come il frutto che il Padre offre da mangiare.ย Le sue parole (e i segni da lui compiuti) sono vere perchรฉ in Gesรน cโรจ la sapienza, cioรจ la veritร .ย Il serpente, che รจ la sapienza di questo mondo, รจ menzognero mentre Gesรน, Sapienza di Dio รจ veritiero. Il Diavolo vuole allontanarci da Dio, mentre Gesรน ci accompagna verso il Padre; il Demonio vuole la nostra morte, mentre Dio desidera la nostra vita.ย
Lโalbero della vita nel giardino dellโEden รจ la croce, posta sul Golgota, il cui frutto รจ Gesรน, il trafitto. Giovanni, dopo la trafittura con la lancia e la fuoriuscita di acqua e sangue dal fianco, cita il profeta Zaccaria 12,10: ยซVolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafittoยป (Gv 19, 37). ยซVedere e credereยป per il quarto evangelista significa conoscere la volontร di Dio e metterla in pratica. La volontร di Dio nasce dallโamore che nutre verso gli uomini per i quali desidera la vita eterna. Dunque, il cuore del messaggio della prima parte del dialogo con la folla รจ lโautorivelazione di Gesรน, Pane di vita disceso dal cielo.
La sua provenienza divina รจ lโoggetto della mormorazione dei Giudei che presumono di sapere le sue origini, per niente nobili, perchรฉ conoscono il padre e la madre. I Giudei sanno chi รจ Gesรน perchรฉ altri uomini li hanno istruiti. Gesรน invita a non cercare la sapienza discutendo tra loro ma, come affermano i profeti (cf. Is 54,13 e Ger 31, 33-34), a mettersi in ascolto dellโinsegnamento di Dio desiderosi di essere istruiti da Lui. La Parola di Dio รจ nutriente piรน del pane che sazia la fame.ย Gesรน invita a cercarlo non per ricevere il pane che sazia ma la Parola di Dio che fa vivere.ย Bisogna ascoltare e lasciarsi guidare dal Padre che con il suo Spirito ha riversato su tutti la sua grazia e la sua consolazione e ha scritto la sua legge nel cuore. La fede รจ il dono del Padre che attira al Figlio con il desiderio di unirsi e conformarsi a lui.
Egli, infatti รจ lโunico che conosce il Padre perchรฉ lo ha visto. Gesรน รจ la Sapienza di Dio da lui inviata perchรฉ chiunque lโassimila (crede in lui) possa vivere come Dio (la vita eterna). Dopo la prima autorivelazione alla folla, Gesรน ribadisce per la seconda volta: ยซIo sono il pane della vitaยป.ย La manna del deserto รจ solo ombra del vero pane del cielo.ย Infatti, i padri che lโhanno mangiata sono morti, come anche coloro che si sono nutriti dellโinsegnamento delle Scritture. Mosรจ ha portato dal monte Sinai la Legge e ha pregato perchรฉ il popolo nel deserto potesse essere sfamato da un cibo. In tal modo Dio, ha preparato Israele ad accogliere il vero pane del cielo, la Sapienza che viene dallโalto, affinchรฉ chi ne mangia possa non morire per sempre ma vivere.
Struttura
I vv. 51-58, che compongono la pericope evangelica, riportano le parole rivolte ai Giudei. Possiamo distinguere due parti separate dal v. 52 che riporta la seconda obiezione dei Giudei.
v. 51: Autorivelazione e lโautodonazione di Gesรน
v. 52: Obiezione dei Giudei
vv. 53-58: La pro-esistenza di Gesรน e del credente
v. 51: ยซIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoยป.
Il versetto contiene due frasi e tre affermazioni:
a – Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
b – Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno
a1 – il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondo.
La prima affermazione riprende la sua origine divina e lโidentificazione con il pane della vita dato da Dio, prefigurato nella manna del deserto e nella Legge di Mosรฉ. In realtร non รจ Mosรจ che ha dato il pane dal cielo ma รจ il Padre che dร il pane vero. Gesรน sโidentifica con il pane del cielo che Dio offre; Dio รจ il datore del pane che viene dal cielo.
La terza affermazione aggiunge alla rivelazione della donazione divina il fatto dellโautodonazione (ยซla mia carneยป). Lโincarnazione, espressa da Giovanni con lโaffermazione ยซil Logos divenne carneยป (Gv 1,14), segna il momento nel quale il Padre dร il pane dal cielo. Dio, diventando uomo, condivide la nostra condizione umana in tutto, eccetto il peccato. Lโaffermazione centrale riguarda lโuomo a cui Dio dona il nutrimento. Chi si nutre del cibo che Dio dona vive per sempre.
v. 52: ยซAllora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?”ยป.
Lโobiezione dei Giudei, dopo la questione della sua origine divina e, dunque, sul mistero dellโincarnazione, si concentra su quella dellโautodonazione attraverso la quale avviene la redenzione. La mormorazione dei Giudei richiama quella degli Israeliti nel deserto che, stanchi della manna, sono desiderosi di qualcosโaltro. Dio promette di dar da mangiare carne ma gli Israeliti sono increduli. Anche per i Giudei quelle di Gesรน sono affermazioni inaudite. Se รจ problematico accettare lโabbassamento di Dio che viene per assumere la carne umana, lo รจ ancora di piรน credere che possa farsi mangiare perchรฉ questo significa farsi distruggere. I Giudei conoscevano solo la carne dei sacrifici di comunione che veniva offerta dai sacerdoti per essere mangiata. Condividere la carne dei sacrifici significava partecipare di quella comunione con Dio che si era realizzata col sacrificio. I Giudei comprendono che Gesรน sta alludendo ad un sacrificio cruento come quello dellโagnello pasquale che veniva immolato nel tempio e le cui carni erano consumate nel rito pasquale.
La risposta di Gesรน si articola attorno alla vita intesa come comunione con lui e il Padre.
vv. 53-56: Chi mangia la carne e beve il sangue di Gesรน รจ in comunione con lui.
v. 57: Come Gesรน vive per il Padre (ama e fa la sua volontร ), cosรฌ chi mangia Gesรน vive per lui (ama come lui ha amato).
v. 58: Chi mangia il pane disceso dal cielo vive in eterno.
v.53: Gesรน disse loro: “In veritร , in veritร io vi dico:
se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita.
v.54: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nell’ultimo giorno.
v.55: Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
v.56: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui.
La rivelazione di Gesรน riprende quello che ha detto alla folla circa il cibo che dร il Figlio dellโuomo, quello che dura e non si corrompe perchรฉ viene dal Padre (Gv 6, 27). Aggiunge che bisogna mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere in sรฉ la vita. Nel v. 54 Gesรน spiega che il misterioso Figlio dellโuomo di cui bisogna mangiare la carne e bere il sangue รจ lui stesso. Il divieto di mangiare la carne degli animali con il sangue viene dallโidea che il sangue รจ la sede della vita. In origine Dio aveva dato come cibo agli uomini e agli animali solo prodotti della terra. Nella nuova alleanza sancita con Noรจ viene introdotta la possibilitร di nutrirsi di carne facendo ben attenzione a non bere il sangue: ยซSoltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioรจ con il suo sangueยป (Gn 9,4). Questo divieto intende educare lโuomo a non considerarsi padrone assoluto della vita, nรฉ della propria nรฉ tantomeno di quella altrui, animale o persona che sia. Al contrario, Lโuomo deve dare conto a Dio del sangue sparso, ovvero, della vita tolta con violenza. La vita si toglie anche con la calunnia. Quindi bere il sangue significa fare propria la vita dellโaltro. Al di lร della letteralitร delle parole, Gesรน intende dire che egli offre sรฉ stesso come sacrificio vivente. In tal senso, comprendiamo che Gesรน non sta invitando a violare la legge che proibisce di bere il sangue, ma ad accoglierlo e riceverlo come dono, e non semplicemente come un bene di consumo. Chi mangia di lui non si nutre di un morto, ma di Colui che รจ vivo e dร la vita.
La vita di Gesรน รจ lo Spirito Santo, amore che apre il cuore per farsi amare e spinge ad amare, facendosi dono per lโaltro. La ยซcarne e il sangueยป del Figlio dellโuomo indica la sua condizione di debolezza e di fragilitร sintetizzate nellโimmagine dellโAgnello pasquale. Questo animale rappresenta la forza dellโumiltร e la potenza del perdono. Il sangue dellโagnello, nel contesto della pasqua, รจ segno dโidentitร , di appartenenza e di salvezza. Mangiare la carne e bere il sangue significa entrare in un rapporto di comunione intima grazie alla quale avviene lโinteriorizzazione del rapporto e il legame che si instaura diventa indissolubile, come quello che si stabilisce al momento della generazione. Una volta generati si รจ figli o padri e madri per sempre. Le parole di Gesรน spiegano lโevento della Pasqua che si perpetua nellโEucaristia. Il sacrificio di Cristo sulla croce รจ il dono del suo corpo agli uomini in obbedienza alla volontร del Padre. Il valore della Pasqua รจ duplice: espiatorio, perchรฉ il sangue perdona il peccato, e comunionale perchรฉ con la riconciliazione stabilisce un rapporto di alleanza eterna fondata sullโamore.
v.57: Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร per me.
Gesรน instaura un paragone per indicare che il modello dellโuomo beato e sapiente non รจ Mosรจ e i loro padri, ma lui stesso; infatti, essendo il Figlio di Dio, ha un rapporto unico con Lui, ma non esclusivo. Come Gesรน vive per il Padre, perchรฉ lo ama e obbedisce alla sua volontร , cosรฌ chi lo ama e obbedisce al comando dellโamore, si nutre della Parola che lo aiuta ad amare i fratelli con tutto sรฉ stesso. Per Gesรน il senso della vita risiede nel dialogo continuo col Padre a cui accede anche chi interiorizza la Parola di Cristo facendo dellโamore misericordioso, ovvero la vita di Dio, il principio ispiratore di ogni progetto e stile di vita in tutti gli ambiti e le relazioni.
v. 58: Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eterno.
Lโautodonazione nel sacrificio della croce รจ il compimento del dono di Dio che nutre il suo popolo nel cammino dellโesodo. Gesรน รจ superiore a tutti gli altri doni di Dio perchรฉ lui รจ la pienezza della grazia. ยซDalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perchรฉ la Legge fu data per mezzo di Mosรจ, la grazia e la veritร vennero per mezzo di Gesรน Cristoยป (Gv 1,16-17). San Paolo in 1Cor 10 spiega che i padri che avevano mangiato il pane nel deserto erano morti perchรฉ, ingrati, avevano ceduto alla mormorazione alimentando malumore e ribellione. Solo chi mangia con il desiderio di fare comunione con Dio e i fratelli vive veramente perchรฉ egli stesso diventa pane spezzato per i fratelli.
MEDITATIO
Ascolta “don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 18 Agosto 2024” su Spreaker.NellโEucaristia lo โscambioโ diventa โcambiamentoโ e la โtrasformazioneโ una nuova โTrasfigurazioneโ
Gesรน nel vangelo insiste nel dire di mangiare la propria carne. Nel linguaggio biblico la carne indica lโumanitร fragile, soggetta alla sofferenza, vulnerabile. Diventando uomo Dio si รจ fatto mortale, debole, mancante. Prendendo la nostra carne Dio si รจ fatto povero con i poveri, pellegrino con i pellegrini, precario con i precari, vittima con chi subisce ingiustizie, sofferente con gli infermi. Dio ha piantato la sua tenda in mezzo alle nostre nel deserto per condividere il nostro dolore affinchรฉ noi potessimo partecipare della sua gloria.
Gesรน soffrendo la fame e la sete, subendo ingiustizie e condanne, mangia con noi il pane di lacrime, sopporta con noi la fatica nel proseguire sul cammino della vita, beve con noi il calice amaro delle tante umiliazioni. Nei nostri deserti, lรฌ dove sentiamo la delusione di amori traditi, la rabbia per sogni infranti, la tristezza per ciรฒ che ci manca, Dio ci viene incontro e prepara per noi un banchetto nel quale dร sรฉ stesso.
La vita รจ un cammino che ci cambia in meglio o in peggio. Ci cambia in meglio se, lasciandoci amare, cresciamo come uomini e figli di Dio, in peggio se, dimenticandolo, pretendiamo di fare a meno di Lui regredendo cosรฌ su posizioni che ci fanno assomigliare piรน alle bestie selvatiche che a persone. Lโuomo viene deformato da ciรฒ che accumula con aviditร , ma si lascia educare come persona da ciรฒ che accoglie con spirito filiale e di gratitudine.
Un Dio compassionevole che condivide tutto con lโuomo, eccetto il peccato, non era stato ancora conosciuto, perchรฉ un amore cosรฌ grande non era stato ancora sperimentato fino a quando Gesรน Cristo, il Figlio di Dio, non รจ morto sulla croce.
Alla mensa eucaristica si rinnova quel mistico scambio che chiamiamo comunione: Dio compassionevole prende su di sรฉ la nostra povertร e con benevolenza dona la ricchezza della sua misericordia; dallโaltra parte lโuomo accoglie con gratitudine la grazia di Dio e gli offre con umiltร la sua povertร .
Nellโeucaristia lo scambio diviene cambiamento sostanziale e la trasformazione una trasfigurazione. I gesti rituali danno forma e significato a quelli esistenziali. Sicchรฉ la comunione con Dio diventa comunione fraterna.
NellโEucaristia avviene una nuova creazione in cui lโuomo diventa essere vivente perchรฉ capace di comunione. I suoi gesti quotidiani diventano segni eucaristici attraverso i quali giunge lo Spirito di Dio che ridona il sorriso a chi lo ha perduto, il coraggio allo sfiduciato, la salute agli infermi, la speranza ai delusi, la vita ai morti. La povertร , la sofferenza e la morte di Gesรน sulla croce si trasformano per lโuomo in ricchezza di amore, in gioia nel donare e vita che genera.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“