Dall’umanità umile nascono i frutti dello Spirito – Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Dal libro del profeta Isaìa Is 10,5-7.13-16
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare?
Così dice il Signore:
Oh! Assiria, verga del mio furore,
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bastone del mio sdegno!
Contro una nazione empia io la mando
e la dirigo contro un popolo con cui sono in collera,
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perché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.
Essa però non pensa così
e così non giudica il suo cuore,
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.
Poiché ha detto:
«Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente;
ho rimosso i confini dei popoli
e ho saccheggiato i loro tesori,
ho abbattuto come un eroe
coloro che sedevano sul trono.
La mia mano ha scovato, come in un nido,
la ricchezza dei popoli.
Come si raccolgono le uova abbandonate,
così ho raccolto tutta la terra.
Non vi fu battito d’ala,
e neppure becco aperto o pigolìo».
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?
Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!
Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie;
sotto ciò che è sua gloria arderà un incendio
come incendio di fuoco.
Il castigo educativo
Il castigo, che ha una funzione educativa, è parte integrante del procedimento giuridico finalizzato a ricondurre l’uomo sul sentiero della retta giustizia da cui ha deviato seguendo gli dei stranieri e i costumi pagani. L’Assiria, per quanto potesse apparire una super potenza, superiore persino all’autorità di Dio, in realtà era uno strumento nelle sue mani.
I successi assiri non conferiscono ai re gloria e potere tali da collocarli tra le divinità vincitrici a scapito di Yahvè, che sembra soccombere e ritirarsi nel silenzio. Il Dio d’Israele resiste ai superbi, che pretendono di prenderne il posto e che poi cadono rovinosamente, e innalza gli umili.
L’Assiria non va imitata ma giudicata, non va presa come modello di comportamento ma va guardata con sospetto, osservata come esempio da non seguire e come insegnamento per dissuaderci dal cadere nello stesso errore di superbia. Il castigo rende consapevoli dell’effetto nefasto della superbia e mette in guardia l’uomo dal praticarla.
Ascolta “don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 17 Luglio 2024” su Spreaker.+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,25-27
Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.
In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
Dall’ umanità umile nascono i frutti dello Spirito
Dopo la lamentazione Gesù loda il Padre perché, nella semplicità dei piccoli e nell’umanità che li contraddistingue, egli ritrova il centro della sua missione. Nel modo con il quale i piccoli accolgono la Parola, Gesù vive la bellezza dell’intimità col Padre nella quale essi sono pienamente coinvolti. Comprende che non deve rincorre i dotti e i sapienti nel tentativo di convincerli ma che nelle persone semplici, quelle che cercano l’essenziale e puntano direttamente al cuore delle cose, trova già chi è aperto e disponibile all’ascolto.
Il contrario dell’indifferenza che genera lamentele, insoddisfazioni e contrapposizioni è lo stupore, proprio dei piccoli che con gioia fanno festa per le cose semplici. Nel nostro mondo occidentale in cui l’accessorio è diventato più importante dell’essenziale, il superfluo indispensabile più del necessario, stiamo perdendo il gusto dell’ordinaria normalità e il sapore del godimento delle cose semplici. Per un nulla ci lamentiamo e per le cose più gravi ci disperiamo, diamo per scontato le briciole di bene che ci sfamano ma ci arrabbiamo se non siamo accontentati, vogliamo tutto e subito e non rinunciamo al «niente» che ci fa ammalare di banalità.
In quelle società povere di tecnologia e di confort ma ricche di umanità regna la gioia di vivere. In queste comunità o famiglie con poco si riesce a riempire la giornata di senso. Dietro il sorriso di un bambino c’è la soddisfazione di aver trovato compagni di gioco, nei suoi occhi che luccicano di gioia c’è l’esultanza di sentirsi voluto bene e di avere la possibilità di esprimere il suo amore, nella danza e nel canto esplode coinvolgente l’entusiasmo di una vita che non si ferma alla comodità di un divano ma esplora tutte le possibili vie per incontrarsi con i fratelli.
È dai piccoli di questo mondo che impariamo l’arte della creatività in cui in cui splende una scintilla del genio di Dio che dal nulla crea tutto, che compone con le cose semplici quelle più complesse, che trasforma la morte in vita, che fa germogliare dall’umiltà della terra i frutti dello Spirito, che riunisce i dispersi in unità, che libera dalle catene delle dipendenze e restituisce la dignità e la gioia di vivere.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“