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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 14 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 5, 27-32

Grande è il guadagno di chi sa perdere – Venerdì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Dal primo libro dei Re 1Re 19,9.11-16

Fermati sul monte alla presenza del Signore.

In quei giorni, [Elìa, giunto al monte di Dio, l’Oreb,] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore: « Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore».

Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

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Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elìa?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita».

Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Elisèo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».

La voce del silenzio

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Elia, reduce dalle minacce della perfida regina Gezabele, cerca rifugio sulla montagna dell’Oreb. Egli ha paura e ricerca il conforto del Signore. Nella solitudine Dio gli viene incontro non nel vento impetuoso, né nel terremoto, né nel fuoco. Questi elementi della natura nel passato hanno annunciato la presenza e l’intervento di Dio.

Elia riconosce nel sussurro della brezza leggera, ovvero «nella voce del silenzio», l’annuncio della presenza di Dio. È un modo inedito col quale Dio si rende presente. Elia lo sa riconoscere! Nel momento in cui Elia «tira i remi in barca» Dio si manifesta. Egli non è assente, anzi il suo silenzio, lungi dall’essere segno di disinteresse o di reticenza o di abbandono, è la condizione ottimale nella quale Dio può operare la salvezza.

Elia, troppo pieno di sdegno, si sente assolutamente inutile e, quindi, un frustrato e un fallito. Vorrebbe chiudersi nel silenzio e nel nascondimento dal mondo. Dio lo cerca perché attraverso il silenzio entri in un dialogo più profondo con Lui per poi ritornare sul campo e continuare la sua opera ponendo le condizioni della continuazione della storia della salvezza.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,27-32)

Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

Grande è il guadagno di chi sa perdere

Il tema dell’adulterio acquista un peso sempre più importante man mano che si prende coscienza che la vita non consiste nel soddisfare i propri bisogni o realizzare i propri progetti, ma è essenzialmente una trama in cui s’intrecciano tantissimi fili relazionali. In questo tessuto ci sono nodi particolari da cui dipende la sua consistenza e la sua robustezza. La relazione con Dio e le relazioni familiari, prima fra tutte quella coniugale, sono l’ordito che regge tutte le altre.

L’adulterio è un peccato particolarmente grave non perché infrange una regola culturale o si trasgredisce una legge imposta dall’esterno, ma perché ferisce profondamente la dignità umana e deturpa la bellezza propria dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Nella prima benedizione data alla famiglia Dio indica la via della felicità.

L’uomo lascerà suo padre e sua madre e aderirà a sua moglie e non saranno più due ma una sola carne, l’uomo non separi ciò che Dio ha unito. Dunque, l’adulterio è il rifiuto della benedizione di Dio e il ritornare a quello stadio di solitudine che caratterizza l’uomo immaturo e dipendente dal proprio istinto. L’adulterio è un regresso dell’umanità allo stadio bestiale.

Gli animali e l’uomo hanno in comune il fatto di avere un corpo, ma la differenza sostanziale è come lo si usa. Chi ama con la grazia di Dio fa del proprio corpo un dono, chi invece si lascia portare dall’istinto fa del proprio corpo semplicemente uno scatolo da riempire, destinato a corrompersi. L’amore trasforma il nostro corpo mortale in corpo glorioso, come quello di Gesù, capace non solamente di riprodurre ma di procreare.

Gesù sembra mettere in guardia i suoi discepoli dagli effetti nefasti dell’avidità e della cupidigia. L’adulterio diventa l’approdo di un cammino fatto di ricerca di gratificazioni. Se si spende la vita solamente per accumulare si entra in un circolo vizioso che rende schiavi del piacere. Di qui l’invito di Gesù a cambiare mentalità e l’approccio a sé stessi.

Non la frenesia a possedere ma la sapienza del rinunciare ci rende felici. Gesù non educa generazioni di perdenti e rassegnati ma si fa capofila dei sapienti e dei beati. Alla sua scuola s’impara a perdere. Questa capacità non è fine a sé stessa ma è propedeutica a quella vittoria che non otteniamo con i nostri soli sforzi, bensì con la grazia di Dio che agisce nel cuore dei poveri in Spirito.

Il cuore, sede ideale delle scelte che indirizzano la vita, non può essere lasciato incustodito, ma bisogna proteggerlo, separarlo da ogni influenza egoistica e narcisista. In questo modo troverà spazio la Parola di Dio attraverso la quale lo Spirito Santo agisce rinnovando il cuore.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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