Clienti o fratelli?
Gesù come tutti i pellegrini era salito a Gerusalemme in occasione della Pasqua. Il pellegrinaggio è un po’ come un viaggio per ritornare a casa. Mentre si cammina l’attesa ha il sapore dei bei desideri. Ci si aspetta di essere accolti dal calore di chi ci vuole bene e che ha vissuto anche lui l’attesa preparando per noi le cose che più ci piacciono.
Gesù avrebbe voluto celebrare la Pasqua rivivendo l’emozione di coloro che nella notte del passaggio del Mar Rosso si erano riuniti in casa come famiglia per condividere il pasto della festa e gustare le erbe amare come lo era la schiavitù, il pane azzimo dell’umiltà, l’agnello della mitezza, il vino della gioia di essere salvati dalla misericordia di Dio.
Nel tempio invece trova i venditori che non attendono figli e fratelli, ma clienti. La reazione delusa di Gesù ci scuote e induce a domandarci se anche noi attendiamo gli altri come clienti a cui vendere la merce o fratelli con i quali condividere la gioia dello stare insieme.
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Con il battesimo Dio ha fatto del nostro corpo il suo tempio. Il nostro modo di pensarci nei confronti degli altri e il tipo di relazione che instauriamo determinano quale tipo di “spazio” decidiamo di essere, casa o mercato. Si tratta di rovesciare il nostro punto di vista. Per essere attenti, accoglienti e premurosi nei confronti dei fratelli è necessario fare spazio a loro eliminando o mettendo da parte le proprie attese.
Attendere la persona amata e avere attenzione per lei vuol dire empatizzare per cogliere i suoi desideri più profondi di tenerezza e di libertà. Non si ama solo con la mente o con il cuore ma è necessario amare con tutto il corpo. Si ama con gli occhi che incrociano quelli delle persone che incontro e ne colgono i bisogni. Si ama con le orecchie che ascoltano e, ascoltando, creano lo spazio interiore nel quale invitare l’altro ad accomodarsi e sentirsi a suo agio per raccontarsi.
È necessario distruggere il tempio edificato sul nostro orgoglio, abbattere gli idoli della ricchezza materiale e dei piaceri effimeri ai quali sacrifichiamo l’esistenza; liberiamolo dalle ingombranti macerie delle nostre idee velleitarie fallite per lasciarci riedificare come comunità. Con Gesù non dobbiamo aver paura di rovesciare il nostro punto di vista, cambiare il nostro modo di relazionarci con gli altri perché possiamo veramente sperimentare che se abbiamo il coraggio di distruggere il nostro peccato Egli ci fa risorgere con lui e ci ricrea come creature nuove.
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Leggi la preghiera de giorno.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]