Il dono del frutto dello Spirito e il danno delle opere della carne
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Dal libro del profeta Isaรฌa Is 5,1-7
La vigna del Signore degli eserciti รจ la casa dโIsraele.
Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico dโamore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
Egli lโaveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettรฒ che producesse uva;
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essa produsse, invece, acini acerbi.
E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perchรฉ, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
Ora voglio farvi conoscere
ciรฒ che sto per fare alla mia vigna:
toglierรฒ la sua siepe
e si trasformerร in pascolo;
demolirรฒ il suo muro di cinta
e verrร calpestata.
La renderรฒ un deserto,
non sarร potata nรฉ vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderรฒ di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
รจ la casa dโIsraele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.
Lo Sposo vignaiolo tradito
Anche il profeta Isaia usa la parabola per parlare del rapporto tra Dio e il suo popolo Israele. ร un rapporto dโamore che degenera a causa dellโinfedeltร del popolo che diventa vittima del suo stesso peccato per mano dei re stranieri. Nellโallegoria della vigna emerge il contrato tra lโazione di Dio e quella di Israele. Dio comunica un amore vero (prepara il terreno, pianta viti scelte, le protegge con una torre, scava un tino) mentre il popolo, trascurando la giustizia, si accontenta di riti esteriori, di preghiere devote (cf. Is 1,11-17).
Il poeta racconta il dramma di un amore non corrisposto che ha come conseguenza non la punizione ad opera di Dio ma lโautocondanna alla sterilitร e alla vulnerabilitร che rende Israele schiavo dei popoli stranieri. Il punto di svolta nel piccolo poema รจ nella drammatica sorpresa del contadino: si attendeva uva eccellente, invece ecco uva selvatica, aspra, immangiabile (v. 4). A tanto amore Israele ha risposto con lโinfedeltร e la ribellione. I frutti (lโuva buona e dolce) che il Signore si attendeva erano la fedeltร allโalleanza, la giustizia sociale, lโaiuto al povero, allโorfano, alla vedova.
Che cosโha trovato? Grida di gente oppressa e sfruttata, menzogne nei tribunali, odio, versamento di sangue, una religione fatta di processioni, pellegrinaggi al tempio, riti cui non corrispondeva la conversione del cuore. Nel testo originale cโรจ un curioso gioco di parole: giustizia e rettitudine (che Dio si aspettava dal suo popolo) sono termini simili a spargimento di sangue e grida di oppressi (che sono ciรฒ che Israele produce). Chi li sente pronunciare puรฒ addirittura confonderli (mishpat=rettitudine e mishpah=spargimento di sangue; tzedaqah=giustizia e tzeโaqah=grida di oppressi). A prima vista anche lโuva selvatica puรฒ sembrare buona, ma รจ solo apparenza. A causa della sua infedeltร , Israele รจ andato incontro al disastro nazionale: รจ stato invaso dai popoli stranieri (gli assiri, i babilonesiโฆ) che hanno devastato โla vigna del Signoreโ e hanno ridotto Gerusalemme a โun casotto in un campo di cocomeriโ (Is 1,8). Questa distruzione รจ il simbolo della sterilitร cui si riduce chi ignora, misconosce, trascura le attenzioni e le premure che Dio ha per lui.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippรฉsi Fil 4,6-9
Mettete in pratica queste cose e il Dio della pace sarร con voi.
Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirร i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesรน.
In conclusione, fratelli, quello che รจ vero, quello che รจ nobile, quello che รจ giusto, quello che รจ puro, quello che รจ amabile, quello che รจ onorato, ciรฒ che รจ virtรน e ciรฒ che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.
Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarร con voi!
Tenere fisso lo sguardo su Cristo, modello e origine della vita bella
Tante sono le situazioni nelle quali difficilmente cogliamo il senso degli eventi, soprattutto se questi sono causa di sofferenza. Nessuno, per quanto sia forte e maturo, รจ immune da quelle ferite che provocano dolore. Piรน che provare vergogna o senso di colpa, suggerisce Paolo, รจ importante confidarsi con il Signore e confidare in lui affidandogli lโamarezza che si porta nel cuore. Avviene, cosรฌ una comunicazione e uno scambio attraverso cui ci liberiamo di ciรฒ che ci pesa dentro e riceviamo da Dio quello che invece restituisce la pace. In questo modo, non ci si concentra sulle cose negative che sono come un tarlo che rode e consuma, ma lo sguardo รจ rivolto sempre verso quella bellezza, che รจ sopra di noi, e che traspare nei modi gentili, sinceri e onesti con i quali trattiamo gli altri.
+ Dal Vangelo secondo โ Mt 21,33-43
Darร in affitto la vigna ad altri contadini.
In quel tempo, Gesรน disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
ยซ33Ascoltate unโaltra parabola: cโera un uomo che possedeva un terreno e vi piantรฒ una vigna. La circondรฒ con una siepe, vi scavรฒ una buca per il torchio e costruรฌ una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andรฒ lontano. 34Quando arrivรฒ il tempo di raccogliere i frutti, mandรฒ i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandรฒ di nuovo altri servi, piรน numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandรฒ loro il proprio figlio dicendo: โAvranno rispetto per mio figlio!โ. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: โCostui รจ lโerede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua ereditร !โ. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrร dunque il padrone della vigna, che cosa farร a quei contadini?โ. 41Gli risposero: โQuei malvagi, li farร morire miseramente e darร in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempoโ.
42E Gesรน disse loro: โNon avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
รจ diventata la pietra dโangolo;
questo รจ stato fatto dal Signore
ed รจ una meraviglia ai nostri occhi?
43Perciรฒ io vi dico: a voi sarร tolto il regno di Dio e sarร dato a un popolo che ne produca i frutti.ยป.
LECTIO
Per il contesto si veda il commento di domenica scorsa. La parabola detta ยซdei vignaioli omicidiยป รจ la terza di quelle ambientate nella vigna ed รจ comune agli altri due evangelisti sinottici (Mc 12, 1-2 e Lc 20,9-19). Nella trama narrativa del primo vangelo questa parabola รจ la seconda delle tre che caratterizzano la disputa con i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo sulla sua autoritร .
Si tratta di una parabola, come la chiama lo stesso Gesรน, che รจ narrata in modo da essere letta e interpretata in senso allegorico. I protagonisti sono in ordine: ยซil padrone di casaยป e ยซsignore della vignaยป, i contadini, i servi inviati dal padrone e il figlio del padrone e ยซlโeredeยป. Il racconto รจ suddiviso in due grandi momenti: nel primo tempo, che potremmo definire quello della preparazione, il padrone si prende cura della vigna che pianta e protegge con un recinto, scava un torchio e costruisce una torre. Quando รจ tutto pronto, prima di assentarsi, lโaffida ai contadini. Essi sono i protagonisti del tempo intermedio che รจ avvolto dal silenzio. ร il tempo della crescita della vigna e della maturazione dei frutti. Nella seconda parte del racconto, che coincide con il tempo (della raccolta) dei frutti, entra di nuovo in scena il padrone, non di persona ma mediante i servi. Essi sono missionari inviati per prendere i frutti che spettano al loro padrone; ma, caduti nelle mani dei contadini, diventano oggetto di violenza, sopruso e umiliazione.
Il cattivo trattamento riservato ai suoi servi non fa desistere il padrone dallโintento di raccogliere i buoni frutti che la vigna ha prodotto. Per questo invia servi missionari ancora piรน numerosi nella speranza di poter convertire i contadini e convincerli a dare ciรฒ che gli รจ dovuto, secondo gli accordi presi nel momento dellโaffidamento della vigna. I contadini, detentori della vigna e dei suoi frutti, sono traditori del patto e, rifiutandosi di riconoscere quanto spetterebbe al padrone, cercano di estrometterlo dal possesso cacciando o eliminando i suoi ministri. Il padrone si รจ dimostrato attento alla vigna e ha coinvolto i contadini nella sua cura riponendo nei vignaioli la fiducia che essi lโavrebbero coltivata con la medesima attenzione. Che abbiano adempiuto al loro dovere รจ un dato di fatto, giacchรฉ la vigna ha prodotto il frutto a suo tempo. Tuttavia, la pazienza del padrone nasce dal perseverare nellโ intenzioni di raccogliere i frutti, mentre la violenza dei contadini รจ originata dal pervertimento dei sentimenti e dal conseguente mutamento delle intenzioni iniziali.
Infatti, la gratitudine, per essere stati ingaggiati per lavorare nella vigna, cede il posto allโaviditร e lโobbedienza si trasforma in avversione e ribellione. La pazienza del padrone giunge al culmine inviando il proprio figlio. Egli รจ il rappresentante piรน alto del padrone. Il padrone spera che nel cuore dei contadini ci sia ancora un barlume di rispetto. Quella che per il padrone รจ lโultima speranza di convertire gli operai, per i contadini รจ lโultima opportunitร per impossessarsi definitivamente della vigna. Si confrontano e si scontrano due ragionamenti: quello del padrone che punta alla riconciliazione e il discorso che fanno i vignaioli in quali non vedono lโora di mettere le mani sulla vigna stessa e non solo piรน sui frutti. Il pensiero del padrone della vigna riflette il suo sguardo sui cattivi contadini per i quali non desidera la vendetta ma la loro salvezza. Per questo invia suo figlio. Spera che il mediatore di eccezione inviato possa convincerli che lui non รจ un loro antagonista ma un vero e fedele alleato. Dallโaltra parte lโaviditร acceca ancora di piรน i vignaioli che riconoscono nel figlio la dignitร e lโautorevolezza dellโerede, ma per appropriarsene.
Alla benevolenza del padrone fa da stridente contrasto lโinvidia dei contadini che, estromettendo dalla sua proprietร lโerede e uccidendolo, rifiutano la proposta di riconciliazione. Dunque, il vertice del racconto รจ lโomicidio del figlio del padrone della vigna. Questo evento luttuoso รจ lโultima parola sulla vicenda? In realtร , la domanda che Gesรน rivolge ai suoi interlocutori ha il compito di lasciare aperta la finale della parabola: quale sarร il giudizio finale allโavvento del padrone della vigna? Cโรจ un ulteriore tempo, quello dellโattesa dellโavvento del Signore della vigna che non appartiene allโallegoria ma alla vita reale degli interlocutori. La prospettiva che apre Gesรน รจ escatologica. Gli interlocutori del Maestro, chiamati ad esprimere un proprio giudizio, rispondono correttamente secondo la legge โdel taglioneโ, ยซocchio per occhio e dente per denteยป. Essendosi macchiati di sangue innocente i contadini meritano la pena capitale. In veritร , lโavrebbero meritata anche prima che uccidessero il figlio del padrone. Perciรฒ, sorge di conseguenza la domanda: perchรฉ il padrone non ha applicato subito la giustizia? La sua pazienza non ha forse alimentato ancora di piรน la malvagitร dei contadini?
Stando alla logica della giustizia retributiva la conclusione non puรฒ che essere la morte. Essa sarebbe lo strumento di purificazione per liberare dal male e ricominciare daccapo, affidando ad altri contadini la vigna. Al contempo, la condanna sarebbe esemplare e fungerebbe da deterrente per coloro che attentano allโautoritร costituita. Effettivamente il ragionamento dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo non fa una piega se non fosse per il fatto che, benchรฉ conoscano la legge, il loro modo di vedere e di giudicare รจ piรน simile a quello dei contadini malvagi che al pensiero del padrone che rinuncia fino alla fine alla morte, intesa come mezzo e fine per ristabilire la giustizia. Non รจ il padrone a mandare a morire il figlio ma sono i contadini che, invece degli onori, gli danno la morte.
Il padrone manda i servi e il figlio perchรฉ i contadini, nonostante tutto, vivano e continuino a lavorare nella vigna. ร la vita il sogno del padrone e il principio ispiratore delle sue scelte. La sete di possesso esclusivo, invece, รจ il principio ispiratore dei progetti e delle azioni criminali dei contadini. Nelle parole degli interlocutori di Gesรน cโรจ una speranza: la vigna potrร continuare a produrre i suoi frutti grazie ad altri vignaioli i quali, al contrario dei malvagi, daranno frutto a suo tempo. Lโespressione utilizzata fa venire in mente lโimmagine del Sal 1 che identifica il giusto con lโalbero che porta frutto a suo tempo e non appassisce mai. Il giusto รจ lโuomo che medita la parola giorno e notte e rifugge dai consessi nei quali si giudica, si condanna e si chiacchiera degli altri.
La conclusione del discorso di Gesรน, iniziato con il racconto della parabola, รจ un vero e proprio giudizio. La sentenza finale invita a confrontarsi con la parola di Dio che illumina il senso della storia e diventa criterio ultimo per un vero giudizio su sรฉ stessi. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si vantavano di essere tra i โgiustiโ perchรฉ avevano il privilegio di accedere alle Scritture. Ad essi si applica il Sal 49: ยซ Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre davantiโฆ Allโempio dice Dio: ยซPerchรฉ vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?โฆ Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e dovrei tacere? forse credevi chโio fossi come te! Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccatiยป (Sal 49, 8.16-17.20-21).
Gesรน cita il Sal 118,22-23 nella parte in cui, usando lโimmagine della pietra, si parla del giusto che dai capi (i costruttori di case) viene scartato ma che il Signore Dio recupera facendone la pietra dโangolo grazie alla quale si regge la costruzione. Il salmista canta lโopera meravigliosa di Dio che contempla con gli occhi della fede. Anche lโapostolo Pietro nella sua prima lettera (1Pt 2,4.7) riprende questa immagine considerandola una profezia della Pasqua di Gesรน. Infatti, vittima dellโingiustizia, viene risuscitato dal Padre per divenire il re dellโuniverso. Nella tradizione ebraica questi versetti sono interpretati come un gioco di parole che accosta la parola ยซpietraยป (โeben) al temine ยซfiglioยป (ben). Il salmo, infatti, alluderebbe alla vicenda dellโelezione e consacrazione di Davide. Essendo il piรน piccolo tra i figli di Iesse, era stato scartato in un primo momento, ma Dio aveva scelto proprio lui come re al posto di Saulo. In filigrana emerge il tema dellโautoritร di Gesรน che fa da sfondo al confronto dialettico nel tempio di Gerusalemme.
Il v. 43 anticipa una sostituzione. Non si tratta tanto della sostituzione del popolo dโIsraele con un altro, quanto invece del cambio al vertice, come era accaduto tra Saulo e Davide. Al primo re viene tolto lโesercizio della regalitร per affidarla a Davide, chiamato ad essere pastore secondo il cuore di Dio. La Pasqua di Gesรน, con la sua morte e risurrezione, รจ il tempo della palingenesi, della ricreazione e ricapitolazione in Cristo.
Tutti, sia i cristiani di origine ebraica che quelli provenienti dal paganesimo, sono chiamati a sottoporsi al giudizio della croce, verificare alla luce dellโevento della Pasqua le proprie intenzioni e operazioni. Lโinsegnamento di Gesรน รจ ripreso dalla Chiesa di Matteo come monito ai suoi capi perchรฉ nellโatto di giudicare lโoperato di coloro sono stati la causa della morte di Gesรน giudichino anche sรฉ stessi alla luce della sua Pasqua. In essa riecheggia la parola del Vangelo attraverso il quale Dio si mostra benevolo e paziente, misericordioso e premuroso verso ogni uomo peccatore e gli offre la possibilitร di convertirsi dalla malvagitร per vivere nella pace della giustizia e nella gioia del servizio.
MEDITATIO
Senza fede il dono di Dio diventa danno e la responsabilitร dellโuomo pretesa
Ancora una volta la vigna fa da sfondo alla parabola che ha come protagonisti il suo padrone e coloro che vi lavorano. Nelle parabole ascoltate le domeniche precedenti si poneva lโaccento sulla bontร del proprietario, chiara immagine di Dio, che chiama gli operai a tutte le ore pur di venire incontro al loro bisogno di lavorare per vivere. Nellโaltra era sottolineata la reazione diversa dei figli ai quali il padre aveva rivolto lo stesso invito a lavorare nella vigna: il primo, dopo essersi rifiutato, si pente e ci va, invece il secondo non dร seguito alla sua disponibilitร iniziale. In questa parabola salta subito allโocchio la differenza tra la cura che il padrone della vigna impiega per piantarla e proteggerla e lโaviditร violenta dei vignaioli che non intendono corrispondere il dovuto e addirittura cospirano contro lโerede legittimo per prenderne il possesso.
Sia la prima lettura che il vangelo, attraverso lโimmagine della vigna, raccontano lโamore di Dio che intesse una relazione piena di passione con lโuomo. Il racconto della creazione รจ costruito mettendo in risalto lโopera di Dio che con la sua parola trasforma il caos in cosmos, il deserto in un giardino, affinchรฉ lโuomo possa vivere. Dio affida allโuomo il creato perchรฉ ne possa essere il custode attraverso il suo lavoro. Egli รจ chiamato non solamente a godere o usare, ma a coltivare la terra e a lavorare per nutrirsi dei suoi frutti. Lโuomo non รจ solo parte dellโordine del creato ma anche il suo garante, nella misura in cui rispetta la logica di Dio, la Parola che tutto ha creato. La torre in mezzo alla vigna ha la stessa funzione dellโalbero della vita che รจ in mezzo al giardino e sta a ricordare che tutto viene da Dio e tutto รจ grazia, dono suo.
I vignaioli della parabola sono coloro ai quali Dio affida la sua opera. Nella figura dei vignaioli dobbiamo identificarci in prima persona, perchรฉ ciascuno di noi ha ricevuto doni da Dio. La natura, la famiglia, le comunitร nelle quali viviamo e intessiamo relazioni, sono dono di Dio, occasioni che ci vengono offerte per vivere e crescere umanamente e spiritualmente.
Osservando il comportamento dei vignaioli, tuttโaltro che riconoscente e collaborativo nei confronti del padrone, dobbiamo domandarci il perchรฉ di questo atteggiamento reticente e addirittura aggressivo. La risposta รจ nelle parole degli operai davanti al figlio: ยซUccidiamolo e avremo noi la sua ereditร !ยป. La gratitudine รจ cancellata dallโaviditร , cioรจ dalla presunzione di possedere. Non รจ forse questo il peccato originale? Il primo uomo, pretendendo di afferrare per sรฉ ciรฒ che Dio gli offriva come dono, ha fatto un danno a sรฉ stesso. Quando Dio intesse una relazione con lโuomo lo circonda di cure e lโunica aspettativa che ha รจ quella della nostra responsabilitร . La responsabilitร รจ la restituzione del dono in opere di giustizia. Quando non si cresce in responsabilitร , cioรจ non si matura gradualmente nella logica del servizio, il dono diventa un danno a sรฉ stessi e agli altri. Senza responsabilitร , ovvero la restituzione del dono ricevuto da Dio, il cosmo regredisce nuovamente nel caos distruttivo.
Facile immaginare che lโatteggiamento dei vignaioli sia stato generato dalla diffidenza diabolica, ovvero il pregiudizio che sta alla base di ogni conflitto: ยซNessuno ti dร niente per nienteยป. Riconoscersi creature significa accettare la dipendenza da Dio e vivere la libertร come esercizio di responsabilitร e obbedienza alla Sua parola. Questo rapporto fiduciale sโincrina quando non si accetta la propria condizione di creature e si ambisce a quella di Creatore, inteso come padrone. La propria mania di despota viene proiettata su Dio dal cui legame si cerca di svincolarsi. Quando si pensa a Dio ci si domanda il perchรฉ delle morti precoci e innocenti oppure delle ingiustizie o ancora delle varie disavventure. Il pregiudizio della diffidenza innesca la paura e ogni cosa รจ vista sotto lโottica della minaccia di essere privati di ciรฒ che ci spetta perchรฉ ci appartiene di diritto. La vita, la salute, la gioia, i beni affettivi ed effettivi non sono piรน doni da ricevere ma un diritto da rivendicare. Come fanno i vignaioli, se non si ottiene quello che si vuole si cerca in tutti i modi di raggiungere i propri obbiettivi. In questo senso โil dovere del prenderci curaโ ci pesa come se fosse un carico gravoso che siamo costretti a portare, come se fosse una condanna (per cosa?) e il diritto di possesso o di godimento diventa la motivazione per cui utilizzare ogni strumento per ottenerlo. Quando ragioniamo in termini legalistici di diritti e doveri, di giustizia e ingiustizia, di profitti e di perdite, chi ne paga le conseguenze sono le relazioni che si deteriorano e con esse le persone che sโincattiviscono sempre di piรน.
La logica utilitaristica demolisce il senso di appartenenza per far lievitare il desiderio del possesso. Una relazione si poggia sullโappartenenza i cui legami crescono con il maturare il senso della responsabilitร e della cura reciproca. Quando i legami affettivi sono nutriti di pensieri che rispondono alla logica del possesso e del godimento si deteriorano fino al punto di trasformare lโamore in odio, la stima in disprezzo, la generositร in avarizia, la benevolenza in giudizio, lโobbedienza in ribellione.
Parlando ai Filippesi lโApostolo Paolo esorta a coltivare pensieri positivi, che sono gli stessi di Dio: ยซQuello che รจ vero, quello che รจ nobile, quello che รจ giusto, quello che รจ puro, quello che รจ amabile, quello che รจ onorato, ciรฒ che รจ virtรน e ciรฒ che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieriยป. Lโamore, che si esprime nel linguaggio concreto della caritร praticata, รจ alimentato dallo Spirito Santo ovvero ยซla pace di Dio, che supera ogni intelligenzaยป. La pace รจ lโordine generato da Dio grazie al quale lโuomo puรฒ vivere. La pace รจ la relazione nella quale Dio si prende cura della sua creatura e la fa vivere ed essa, accogliendo con umiltร e fiducia la grazia attraverso lโascolto della Parola e la celebrazione dei Sacramenti, la fa fruttificare e la restituisce attraverso le opere di bene nei confronti dei fratelli.
Dio รจ la prima vittima dellโingiustizia dellโuomo che non si ferma davanti allโinnocente perchรฉ accecato dallโaviditร . Agli scartati di questo mondo, che subiscono le conseguenze della cultura dominante del profitto e del piacere, Dio si rivolge come uno di loro chiedendo di innestare il proprio dolore, con il suo corredo di rabbia, paura e tristezza, in Cristo. In ogni circostanza, soprattutto quelle piรน angustiose, con fiducia possiamo offrire al Signore le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Con la preghiera le ferite diventano il punto dโinnesto e di comunione con Dio in modo che dai traumi subiti possano nascere germogli di speranza.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per lโevangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte โ il blog di don Pasquale โTu hai Parole di vita eternaโ