don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 8 Novembre 2022

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Servi inutili (gratuiti) per non essere inutili uomini 

Gli apostoli un giorno chiedono a Gesù: «Accresci in noi la fede!» e lui, di rimando, risponde che basta la fede grande quanto un granello senape per comandare ad un albero di gelso di sradicarsi e piantarsi nel mare venendo obbediti. È un’immagine paradossale che ben dice il valore della fede, quella vissuta nella vita di tutti i giorni, quella che non viene sfoggiata in eventi straordinari, ma che quotidianamente genera la carità e sostiene la speranza.

La fede è la relazione personale con Dio che, come qualsiasi rapporto umano importante, cresce e matura nella misura in cui la si cura. La fede è l’esperienza dell’incontro con Dio che mi cambia perché, nel dialogo con Lui, il Signore mi plasma e mi crea a sua immagine e somiglianza, al punto che, come affermava S. Paolo, «Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me». 

Domandare una fede più grande significa chiedere di diventare come Gesù, Maestro perché discepolo del Padre, Signore perché servo dell’uomo. Lui ci mostra come l’autorevolezza della sua parola, con la quale scaccia i demoni, guarisce gli infermi, annuncia il Vangelo e converte, gli viene dal suo amore per Dio e per gli uomini e si traduce in servizio.

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La fede di Gesù sostiene la sua speranza anche quando non comprende il senso di ciò che gli accade, soprattutto dell’opposizione che incontra nella sua opera, e rigenera continuamente la sua carità confermando l’obbedienza al Padre e la prossimità ai fratelli. 

Come quella di Gesù, anche la nostra fede cresce con l’incontro con il Signore, nell’ascolto della sua Parola, nella celebrazione dei sacramenti, nella fraternità. Così, la nostra fede, maturando poco alla volta, ci rende consapevoli del fatto che ogni gesto d’amore è un servizio offerto a Dio e un dono ai fratelli. L’ascolto e l’interiorizzazione della Parola di Dio e il contatto con Lui nei sacramenti ci permette di tradurre la fede in carità operosa il cui fine non è l’utile personale o l’ottenimento di qualche forma di gratificazione ma semplicemente la gloria di Dio che risplende nell’uomo che vive. 

Quando avremo regalato un sorriso ad un fratello o una sorella tirandoli fuori dalla solitudine e dalla tristezza, quando avremo fatto scoprire, attraverso la mitezza e la gioia, la bellezza del servizio gratuito, avremo permesso loro di prendere in mano la propria vita, non per usarla e poi buttarla via come un limone spremuto, ma per farne un capolavoro. 

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Leggi la preghiera de giorno.

Commento a cura di don Pasquale Giordano

FonteMater Ecclesiae Bernalda
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