METTI IN CIRCOLO LโAMORE โ V DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
โ๏ธ Commento al brano del Vangelo di: โ Gv 14, 1-12
Dagli Atti degli Apostoli (At 6,1-7)
Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo.
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perchรฉ, nellโassistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: ยซNon รจ giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parolaยป.
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Prรฒcoro, Nicร nore, Timone, Parmenร s e Nicola, un prosรจlito di Antiรฒchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Il carisma della sintesi per la sinfonia dei ministeri
La comunitร cristiana sin dal principio รจ stata caratterizzata dal fatto di essere cattolica, cioรจ avere un respiro universale perchรฉ composta da persone provenienti da varie realtร linguistiche, culturali e tradizionali. Nella stessa Gerusalemme erano presenti sia giudei indigeni e che dunque parlavano lโebraico (aramaico), sia quelli che provenivano dalla โdiasporaโ, cioรจ da altri paesi che erano accomunati dal fatto di parlare il greco koinรฉ, che sarebbe lโinglese dellโepoca, cioรจ la lingua parlata soprattutto per gli scambi commerciali. Tuttavia, come spesso succede, le differenze sono anche motivo dโincomprensione e di contrasto.
In questo caso il malcontento che serpeggia nella comunitร viene recepito dagli apostoli che non fanno orecchio da mercante e non si sentono attaccati nella loro autoritร , ma colgono il problema e lโaffrontano. Cโรจ lโurgenza di offrire la stessa cura che si garantisce alle vedove della comunitร di lingua ebraica, anche a quelle provenienti dalla diaspora; tuttavia cโรจ anche la necessitร di essere fedele alla propria missione originaria di essere servi della Parola nella predicazione la cui finalitร รจ quella di generare in chi accoglie la Parola lo spirito del servizio allโuomo piรน fragile.
Nella misura in cui ci si fa nutrire dalla Parola di Dio, si puรฒ vivere la propria vita come un dono nutriente per lโaltro. E ancora, nella misura in cui si รจ a servizio di Dio si รจ anche a servizio dellโuomo. Gli apostoli diversificando i ministeri non compiono semplicemente unโoperazione di organizzazione interna, ma compongono le diversitร di servizio allโuomo nellโunitร dellโobbedienza della fede a Dio. Gli apostoli, come ogni capo o responsabile di una comunitร , non puรฒ pretendere di avere la sintesi dei carismi, ma invoca lo Spirito Santo per comporre con la sintesi della Caritร e nella sinfonia della Comunione la diversitร dei carismi e dei servizi presenti nella Chiesa.
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 2,4-9)
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale.
Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesรน Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: ยซEcco, io pongo in Sion una pietra dโangolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterร delusoยป.
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Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato รจ diventata pietra dโangolo e sasso dโinciampo, pietra di scandalo.
Essi vโinciampano perchรฉ non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si รจ acquistato perchรฉ proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.
Pietre vive
Lโapostolo Pietro ricorda ai cristiani che con il Battesimo essi hanno iniziato a partecipare alla morte e alla risurrezione di Cristo e nellโEucaristia, nutrendosi del ยซgenuino latte spiritualeยป che รจ la Parola di Dio, i credenti si conformano al Signore. Infatti, vivendo il comandamento dellโamore fraterno in un contesto sociale ostile, essi annunciano con la loro vita lโopera meravigliosa di Dio che, attraverso Gesรน Cristo, viene a salvare. La grazia di Dio, che opera nei sacramenti, fa dei singoli credenti i membri del nuovo Israele che non รจ destinato allโestinzione ma alla vita eterna. Coloro che ascoltano e mettono in pratica il Vangelo si lasciano plasmare dalla mano di Dio che, come sapiente architetto e costruttore, edifica la Chiesa come tempio santo. In esso il credente offre a Dio la sua vita, come sacrificio di comunione, e Lui gli dona la benedizione grazie alla quale lโuomo di fede diventa fecondo nella caritร .
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 14,1-12
Io sono la via, la veritร e la vita.
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: ยซNon sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: โVado a prepararvi un postoโ? Quando sarรฒ andato e vi avrรฒ preparato un posto, verrรฒ di nuovo e vi prenderรฒ con me, perchรฉ dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la viaยป.
Gli disse Tommaso: ยซSignore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?ยป. Gli disse Gesรน: ยซIo sono la via, la veritร e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete vedutoยป.
Gli disse Filippo: ยซSignore, mostraci il Padre e ci bastaยป. Gli rispose Gesรน: ยซDa tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: โMostraci il Padreโ? Non credi che io sono nel Padre e il Padre รจ in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre รจ in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In veritร , in veritร io vi dico: chi crede in me, anchโegli compirร le opere che io compio e ne compirร di piรน grandi di queste, perchรฉ io vado al Padreยป.
Lectio
Il contesto narrativo nel quale รจ inserita la nostra pericope รจ il cosiddetto Testamento di Gesรน o Dialogo dellโarrivederci (Gv 13,31- 17,26). Il narratore, dopo aver creato una suspense in crescendo negli episodi dei segni, rallenta il ritmo della narrazione inserendo questo lungo dialogo prima di raccontare gli eventi della Passione. Il โritardoโ narrativo ha la funzione di offrire al lettore la chiave di lettura degli avvenimenti per manifestare la loro importanza e descrivere gli effetti per tutti gli attori del dramma (J. N. Aletti, Gesรน Cristo: Unitร del nuovo Testamento).
Dopo lโuscita di Giuda dal cenacolo, Gesรน annuncia lโinizio del compimento dellโora della gloria (Gv 13, 31s.). ร lโora nella quale si manifesta lโamore di Dio per lโuomo. Allude alla morte in croce sulla quale egli sarebbe stato intronizzato e incoronato Re. A partire da quel momento Gesรน non sarebbe stato con i suoi nello stesso modo con cui essi erano abituati a sentirne la presenza. I discepoli elaborano le sue parole come una preparazione al distacco e provano tristezza perchรฉ avvertono giร il senso della mancanza del loro Maestro. Questa li spingerร a cercarlo per recuperarlo, come farร Maria Maddalena (Gv 20,15). Gesรน รจ consapevole che sta andando incontro alla morte, la quale, perรฒ, non รจ il destino ultimo nรฉ per sรฉ nรจ per i suoi discepoli. Piรน che di destino, Gesรน parla di destinazione. Essa non รจ fisica ma spirituale. Come la gloria, che Gesรน dร al Padre e che riceve da Lui, non ha nulla a che fare con quella vana e passeggera dei regni umani, cosรฌ la meta del cammino di Gesรน e dei discepoli รจ lโesperienza dellโamore di Dio, ricevuto e donato. Lโobbiettivo di Gesรน รจ raggiungere la misura alta dellโamore (ยซamรฒ i suoi fino al fineยป Gv 13,1). Questa meta รจ impossibile da raggiungere per chi oppone resistenza allโamore di Dio in lui e non si lascia amare e guarire. La medesima resistenza la sperimentano anche i discepoli. Pietro, infatti, si era rifiutato di lasciarsi lavare i piedi da Gesรน. Per riuscire ad amare fino alla fine รจ necessario lasciarsi amare da Dio fino in fondo. ร come dire che per salire e raggiungere la vetta della gloria bisogna prima scendere fino a toccare il fondo della miseria. Ed รจ proprio lรฌ che Gesรน raggiunge i suoi, per poi portarli insieme con sรฉ. Il comandamento dellโamore รจ la mappa per raggiungere la felicitร . Il modo come Gesรน ama i suoi apre ai discepoli la via per giungere alla gloria. La condotta di vita di Gesรน diventa modello per i discepoli.
Dopo una digressione sul rinnegamento di Pietro, Gesรน sembra riprendere la risposta allโapostolo che chiedeva conto del fatto di non poterlo accompagnare lรฌ dove il Signore stava per andare (probabilmente non aveva compreso ancora che Gesรน stava prospettando la sua morte), inaugurando una nuova pericope (14,1) che รจ composta di due dialoghi provocati dalla domanda di Tommaso (14,5) e dalla richiesta di Filippo (14,8).
La pericope risulta strutturata in questo modo:
A โ Esortazione di Gesรน (risposta a Pietro rivolta a tutti i discepoli) (vv. 1-4);
B โ Domanda di Tommaso (v. 5) e replica di Gesรน a Tommaso (rivolta a tutti i discepoli) (vv. 6-7);
B1 โ Richiesta di Filippo (v. 8) e replica di Gesรน a Filippo (vv. 9-10);
A1 โ Esortazione di Gesรน rivolta a tutti (vv. 11-12).
Oggetto dellโesortazione (A e A1) รจ la fede: ยซAbbiate fede (credete) in Dio e abbiate fede (credete) anche in meยป (14,1) e ยซNon credi cheโฆ ?ยป (14,10), ยซCredete a meยป (14,11). Le repliche a Tommaso e a Filippo sono accomunate dallโautorivelazione di Gesรน: ยซIo sono la via, la veritร e la vitaยป (14,6) e ยซIo sono nel Padre e il Padre รจ in meยป (14,11)
V.1 โ Attraverso le parole di Gesรน viene operata una focalizzazione interna ai personaggi degli apostoli dei quali il lettore viene a sapere che sono turbati nel cuore. Il turbamento era giร stato rilevato come stato dโanimo di Gesรน (11,33; 12,27; 13,21) nel contesto della morte di Lazzaro, nellโimminenza della morte e del tradimento di Giuda. Gesรน era turbato nellโanima o interiormente. Gli apostoli sono turbati nel cuore che nellโantropologia biblica รจ considerato il centro emotivo e volitivo della persona, sede della coscienza e della volontร , il luogo fisico della meditazione e della progettualitร , in cui si prendono le decisioni. I discepoli sono confusi e disorientati dalle parole di Gesรน che, da una parte anticipa il dramma del tradimento di uno degli apostoli e del rinnegamento di Pietro, e dallโaltra, annuncia la sua vittoria con toni trionfalistici. Il turbamento nel cuore dei discepoli nasce dalla distanza sempre piรน evidente tra le loro attese iniziali e lo scenario che si delinea poco alla volta tra luci e ombre. Il rischio di essere delusi, demotivati e di scoraggiarsi nel continuare a essere discepoli di Gesรน รจ alto. Da qui il rimedio che egli offre: ยซcredete in Dio come credete in meยป; bisogna avere fiducia in Gesรน per avere fiducia in Dio e cosรฌ essere stabili (secondo la radice ebraica del verbo credere; Cf. Is 7,9b). Dunque, lโinvito di Gesรน รจ di non venir meno e di perseverare nella scelta fatta di seguirlo. Le motivazioni iniziali che hanno portato ad avviare il cammino del discepolato trovano nellโora della croce un banco di prova e occasione di purificazione e di rafforzamento. I discepoli devono ricordare che i loro padri provarono lo stesso turbamento nel momento del passaggio del Mar Rosso e prima di entrare nella terra promessa. Come i loro padri, anchโessi devono fidarsi di Dio e lasciarsi guidare dalla sua Parola per compiere tutti i passaggi delicati della vita fino a giungere alla meta.
Il v. 2 andrebbe meglio tradotto senza interrogativa retorica: โNella casa del Padre mio ci sono molte dimore, altrimenti ve lo avrei detto; infatti, vado a prepararvi un postoโ. Rendere in maniera affermativa le parole di Gesรน vuol dire leggerle come la rivelazione della veritร che getta luce sulla meta del suo cammino e sul fine della sua missione. Gesรน parla della Pasqua con termini che richiamano il โnuovo esodoโ, ovvero il ritorno al โluogoโ da dove era partito (senza peraltro mai abbandonarlo), ยซla casa del Padre mioยป. Il profeta Isaia rivolge parole di consolazione a Israele annunciando lโarrivo del Signore che, come fa un pastore col suo gregge, lo avrebbe condotto nuovamente nella sua terra (Is 40,10-11) per ricostruire il tempio, segno della casa di Dio tra gli uomini. Il narratore in 13,3 rivela la consapevolezza di Gesรน che รจ giunta lโora nella quale la sua missione sta per compiersi ritornando a Dio che lo aveva inviato nel mondo. Sulla bocca di Gesรน la ยซcasa del Padre mioยป รจ il tempio di Gerusalemme (Gv 2, 16), ridotto a mercato e destinato a crollare. Quando gli viene chiesto un segno che attesti la sua autoritร profetica, egli allude alla morte e alla risurrezione. La prima, causata dalla mano degli uomini, la seconda operata da quella di Dio. La riedificazione del tempio รจ la risurrezione del corpo di Gesรน. Il Risorto รจ il nuovo e definitivo tempio, Casa del Padre dove ci sono molte dimore.
Lโimmagine delle ยซmolte dimoreยป allude al Tempio escatologico, cioรจ quello che non รจ costruito da mani dโuomo ma รจ il luogo della dimora di Dio con gli uomini (Cf. Ap 21, 2-3), il corpo del Risorto. In questo spazio aperto alla universalitร , contro la tendenza al settarismo esclusivista, tutti sono invitati ad entrarvi per trovare salvezza.
Lโimmagine della casa traduce la relazione familiare che unisce Gesรน, il Figlio di Dio, al Padre. Non รจ una relazione esclusiva ed escludente, ma inclusiva, ospitale, aperta e accogliente. La casa del Padre e il corpo del Risorto sono due immagini che si sovrappongono illuminandosi a vicenda per essere una trasparenza dellโaltra.
Nel v. 3 si riprende la metafora del viaggio che inserisce gli eventi della Pasqua nel cammino pellegrinante dellโesodo di Gesรน e dei credenti. Al ritorno di Gesรน al Padre, per preparare le dimore e allargare gli spazi dellโospitalitร , corrisponde lโesodo dei discepoli (vedi anche 14,28; 16,16-22) verso il Tempio escatologico. Nella Pasqua si compie il viaggio di Gesรน verso il Padre perchรฉ la sua dimora sia aperta a tutti. Quindi, il viaggio di Gesรน continua al fianco dei discepoli che con fatica perseverano nella scelta di seguirlo sulla via della croce. Notiamo una forzatura nel tempo del verbo โvenireโ nella consecutio temporum. Infatti, il verbo venire รจ al presente e non al futuro, per indicare una dimensione sovratemporale come il presente del verbo โessereโ successivo. Il presente indica unโazione continuata: Gesรน รจ sempre col Padre e continua โnuovamenteโ (avverbio โpalinโ) a venire perchรฉ i discepoli siano con Lui e, in Lui, con il Padre. Gesรน continuamente viene a prendere i suoi per guidarli nellโesodo e portarli con sรฉ nella casa Padre. Chiarito il fatto che la Pasqua di Gesรน รจ finalizzata a donarci la dignitร di figli di Dio, la sua missione continua con una promessa che diventa il fine della Pasqua dei suoi discepoli: abitare con Lui nella casa del Padre.
Essa perรฒ non รจ da intendere come una realtร fuori del mondo e della storia, ma come il corpo glorioso di Cristo che รจ la Chiesa, comunitร dei credenti. Sicchรฉ, la volontร di Dio consiste nel farci figli nel Figlio e fratelli in Gesรน, residenti della Casa del Padre e membra del Corpo di Cristo.
Dalle parole di Gesรน emerge che la veritร รจ il principio da cui nasce la nostra fede, intesa come cammino esistenziale, รจ il fondamento sul quale si basa ed รจ meta verso cui tende. Gesรน รจ la veritร perchรฉ รจ origine e compimento della nostra fede. La veritร non รจ un concetto astratto ma รจ la relazione di amore tra il Padre e il Figlio, che forma la ยซCasa del Padreยป, โdimora di dimoreโ, aperta perchรฉ generativa e accogliente come il grembo della donna.
La rivelazione รจ lโopera con la quale Dio, per mezzo di Gesรน, fa veritร , ovvero fa luce sul โmisteroโ della salvezza. Gesรน, infatti, non รจ venuto per condannare, cioรจ per denunciare e svelare il male (compito della Legge), ma per salvare, ossia generare nuove creature che siano figli di Dio e fratelli tra loro (cf. Gv 3,17).
Il v. 4 conclude il monologo di Gesรน e provoca la domanda di Tommaso. Gesรน interpreta lโora della croce come viaggio verso il Padre. Tutta la vicenda evangelica narrata da Giovanni ha lo scopo di rendere noto ai discepoli che Gesรน รจ la ยซviaยป per giungere alla meta verso cui il maestro e i suoi seguaci sono incamminati. Il discepolo che ha seguito Gesรน nel suo itinerario lo ha conosciuto come via di accesso alla meta che fin dal principio gli รจ stata indicata. La ยซviaยป di cui parla Gesรน รจ la stessa del profeta Isaia 40,3, โla via del Signoreโ, il cammino di Dio verso il popolo e al tempo stesso la via del nuovo esodo che riporta lโuomo a riconciliarsi con Dio. Gesรน mostra la via del nuovo esodo, che ha come patria definitiva la relazione comunionale col Padre, mediante i segni da lui compiuti. La via tracciata da Gesรน รจ quella del comandamento dellโamore che trova il suo massimo compimento nel dono di sรฉ sulla croce. In tal modo egli diventa ยซponteficeยป perchรฉ pone in comunicazione il mondo degli uomini con la dimensione di Dio; la meta a cui approda questa via รจ la conoscenza del Padre. ร una via apocalittica perchรฉ rivela, rendendo finalmente accessibile, la comunicazione-comunione col Padre.
La comunione piena di Gesรน con il Padre รจ il dato di fatto, il punto di partenza. ร il giร per Gesรน e il non ancora per il discepolo, il quale, perรฒ, giร conosce la via per giungere al ยซluogoยป che Gesรน giร abita.
Nel v.5 Tommaso contesta lโultima affermazione di Gesรน. Il ragionamento dellโapostolo parte dalla considerazione del fatto che lui e gli altri discepoli sono allo scuro di โdove voglia andare a parareโ e, di conseguenza, รจ impossibile conoscerne la via. Le parole di Tommaso confermano il turbamento del cuore dei discepoli rivelato da Gesรน. ยซNon sappiamoยป รจ la dichiarazione di totale confusione. Questo tono polemico era emerso precedentemente nella reazione di Tommaso alla decisione di Gesรน di andare a Betania, benchรฉ Lazzaro fosse giร morto, nonostante il pericolo rappresentato dai Giudei che volevano eliminarlo (cf. Gv 11, 16). In altri termini, Tommaso denuncia il fatto che in assenza di una visione chiara, che determini lโobbiettivo preciso, รจ impossibile definire un metodo. La via รจ lโimmagine per indicare il pensiero-progetto. Appare difficile seguire il filo del pensiero di Gesรน, soprattutto quando si ha la percezione che i propri progetti non collimano con la prospettiva da lui offerta. Tommaso ritorna in scena allorquando contesta la parola degli altri apostoli che hanno visto Gesรน vivo nel cenacolo. Per credere a quello che essi attestavano esige di vedere e toccare con mano. Lโesperienza del cenacolo segna il vertice del cammino di fede di Tommaso, e di ogni credente, perchรฉ egli vede Dio ed entra in contatto con lui (cf. Gv 20, 24s.). Ma non รจ propriamente questo quello che dice Gesรน quando promette che i suoi discepoli saranno nella Casa del Padre dove ha preso dimora e lโha preparata anche per loro? Gesรน entra a porte chiuse ed apre il cuore alla fede (Gv 20,19-29).
Essi in realtร non hanno compreso ancora il cuore della vicenda di Gesรน e la sua identitร legata alla missione ricevuta dal Padre. Per questo Tommaso, prima di incontrare il Risorto, giustamente puรฒ affermare di non conoscere dove Gesรน stia andando e dove li stia veramente conducendo.
Nei vv. 6-7 Gesรน risponde alla questione posta da Tommaso auto rivelandosi come ยซla via, la veritร e la vitaยป. Cosa vuole intendere Gesรน con questa definizione di sรฉ? Possiamo enucleare quattro interpretazioni: 1: โIo sono la Via che conduce alla Veritร e alla Vitaโ; 2: Io sono la Via che, attraverso la Veritร , porta alla Vitaโ; 3: โIo sono la Via, perchรฉ sono la Veritร e anche la Vitaโ; 4: โIo sono la Via perchรฉ rivelo la Veritร che dona la Vitaโ.
La definizione che Gesรน dร della vita in Gv 17,3 aiuta a comprendere la sua autorivelazione: ยซQuesta รจ la vita eterna: che conoscano te, lโunico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesรน Cristoยป. Stando a queste parole la vita eterna non รจ semplicemente una condizione futura di immortalitร o incorruttibilitร . Essa รจ, per usare il linguaggio di Giovanni, conoscenza, che รจ da intendersi, secondo la Scrittura, come esperienza di intima relazione personale di Dio Padre e di suo Figlio, Gesรน Cristo. La vita eterna รจ la vita dellโEterno, ovvero lโamore di Dio donato al Figlio e che Lui stesso ridona al Padre. Lโamore รจ vita perchรฉ cโรจ un continuo dinamismo del dono. Il sangue, simbolo della vita, richiama la veritร per la quale cโรจ vita quando il sangue circola. Similmente quando circola lโamore cโรจ vita eterna. Lโamore circolare รจ il contenuto del comandamento nuovo lasciato da Gesรน: ยซChe vi amiate gli uni gli altriยป (Gv 13,34). I discepoli di Gesรน sono tali quando mettono in circolo lโamore che ha dato loro. Il modo di vivere amandosi reciprocamente diventa lโelemento identitario nel mondo, cosicchรฉ tutti possano conoscere che cโรจ una sola via che porta alla veritร e alla vita. Il comandamento dellโamore rivela la volontร di Dio e la vocazione dellโuomo: vivere in comunione amandosi reciprocamente.
Amare significa riconoscere che lโaltro รจ il dono di Dio offertomi perchรฉ io possa essere dono per lui. Conoscere Gesรน vuol dire riconoscerlo come lโinviato di Dio e accoglierlo come il dono del Suo amore, come Gesรน riconosce i discepoli come i fratelli che il Padre gli ha donato. Il vertice della conoscenza di Gesรน sta nel sapere ยซche il Padre gli aveva dato tutto nelle maniยป (Gv 13, 3). Questo vuol dire che per Gesรน quelli che il Padre gli ha affidato (Gv 17,6) sono tutta la sua vita. Per loro, infatti, egli consacra sรฉ stesso (Gv 17,19) perchรฉ lโamore, con il quale il Padre lโha amato, sia nei suoi fratelli che, amandosi reciprocamente, possono manifestare al mondo il volto di Dio.
Lโamore fraterno, come quello che Gesรน ha mostrato agli uomini, รจ la via maestra per giungere alla comunione piena con il Padre che giร si รจ manifestato nei segni compiuti dal Figlio (narrati nel ยซlibro dei Segniยป Gv 1-12). Nellโevento della croce Dio mostra tutta la sua gloria, lo splendore del suo amore. ยซCosรฌ Dio ha amato il mondo: ha dato il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in luiโฆ abbia la vita eternaยป (Gv 3,16). Il Crocifisso รจ il segno perenne dellโamore eterno di Dio. Come tale, la sua visione รจ accessibile a tutti: ยซvolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafittoยป (Gv 19,37). A partire da quellโora la Gloria di Dio รจ visibile e accessibile a tutti.
v. 8 โ Filippo chiede a Gesรน di mostrare loro il Padre perchรฉ comprende che lโunica cosa che conta รจ vedere Dio. Nella richiesta di Filippo riecheggia la tradizione spirituale dโIsraele per la quale la vita รจ un pellegrinaggio per andare alla Casa del Signore e contemplare il suo volto.
vv. 9-10 โ Gesรน ribadisce che i segni compiuti hanno mostrato lโopera di Dio il quale, facendosi carne ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini. Inviando nel mondo suo Figlio Egli stesso si รจ fatto pellegrino per dimorare in mezzo a noi. In tal modo ha insegnato, con le parole e le opere, a credere per essere salvati.
vv. 11-12 โ La pericope era stata introdotta dallโesortazione di Gesรน, rivolta ai discepoli dal cuore turbato, a credere in Dio e in lui. La conclusione รจ affidata ad una esortazione simile: ยซcredete a meยป ovvero alla sua parola: ยซIo sono nel Padre e il Padre e in meยป (Gv 14,11). Credere a Gesรน vuol dire riconoscere che รจ il volto visibile del Dio invisibile. Gesรน pone a Filippo una domanda la cui risposta non puรฒ che essere affermativa. I discepoli hanno iniziato a credere quando Gesรน alle nozze di Cana di Galilea aveva anticipato lโยซoraยป compiendo il primo dei segni. (Gv 2,11). Ma fu solo dopo la risurrezione dai morti che essi poterono credere alla Scrittura e alla parola di Gesรน, come attesta lโevangelista in Gv 2,21). Per cui, dirsi credente significa accettare come vera la Parola di Gesรน e, come tale aderire al suo progetto di vita mettendo in pratica il comandamento dellโamore. Mettendo in circolo lโamore si mantiene vivo il dono della fede che, a sua volta, alimenta la speranza grazie alla quale si orienta la propria vita verso la Casa del Padre e si diviene membra del Corpo di Cristo che รจ la Chiesa.
Meditatio
La fede, cammino della vita, tra consolazioni e prove
La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive un tempo che, per la prima comunitร cristiana di Gerusalemme, รจ di grazia e al contempo di crisi. Da una parte Dio aggiunge alla comunitร nuovi credenti, ma dallโaltra sorgono malumori e mormorazioni. Quanto piรน numerosa, diversa e composita รจ una comunitร tanto piรน frequenti sono le occasioni di scontro e la convivenza di persone diverse tra loro รจ difficile da gestire. Il conflitto, come quello creatosi a Gerusalemme tra ยซquelli di lingua grecaยป e ยซquelli di lingua ebraicaยป, si risolve solo se si abbandona lโidea che lโaltro debba parlare la propria lingua e insieme si ha lโumiltร di imparare il linguaggio comune dellโamore. In questo modo non si concepisce la propria opera come una semplice funzione da espletare ma come un servizio dโamore. I problemi, e le crisi che ne conseguono, sono inevitabili, ma si possono affrontare e risolvere avendo lo sguardo fisso su Gesรน e in ascolto dello Spirito.
In tal modo non ci si lascia prendere dallโansia della prestazione e dalla tentazione di misurare la bontร della propria opera dal gradimento riscosso o dalla mancanza di critiche e opposizioni. Chi si lascia prendere dalla paura del fallimento o entra in crisi per il calo di consensi piรน facilmente perde di vista lo scopo della propria missione. Pietro invece ascolta ed elabora i malumori e le critiche, non per lacerarsi in vittimistici complessi di colpa, ma per trovare strade nuove per venire incontro alle esigenze dei poveri, conciliare gli animi agitati e rimanere fedeli alla missione apostolica di pregare e annunciare il Vangelo. La soluzione si trova nel lasciarsi guidare dallo Spirito che arricchisce la chiesa di altri ministeri e servizi per il raggiungimento dello stesso fine. La gestione delle mense รจ un servizio prezioso che la chiesa ha curato da sempre perchรฉ avere attenzione alle persone significa prendersi cura soprattutto dei poveri e dei loro bisogni. Le opere di caritร fraterna nella Chiesa rendono visibile il volto di Dio-Misericordia che si piega sulle ferite dellโumanitร per curarle.
Questa vicenda delle origini della Chiesa conforta anche oggi noi discepoli di Gesรน che pur facendo il bene siamo il bersaglio di mormorazioni, discussioni, illazioni. Chi fa opere di bene, chi fa sacrifici e sโimpegna per gli altri si espone piรน facilmente alle critiche, alle accuse o ai giudizi sommari e spesso deve fare i conti con la rabbia e il malumore della gente. Queste sono esperienze che inevitabilmente segnano il cuore di chiunque, ma in particolare colpiscono chi ha intrapreso la via della fede e cerchi di tradurla in servizio di caritร .
ยซNon sia turbato il vostro cuoreยป, dice Gesรน a chi รจ scosso dalla delusione e dalla paura. Queste parole le possiamo sentire rivolte a ciascuno di noi perchรฉ chi non ha fatto esperienza della fiducia tradita, delle aspettative deluse, del fallimento di progetti, dei cambiamenti di programmi, di capovolgimenti delle situazioni economiche, della perdita di persone care o della propria salute? Le ferite possono essere molto profonde quanto le lacerazioni provocate dai contrasti e dalla distanza affettiva che si viene a creare. In queste situazioni piรน nitidamente emergono le nostre strutturali fragilitร e debolezze, soprattutto quelle legate al cuore luogo ideale dei desideri, dei progetti e della volontร . Per quanto possiamo essere volitivi e determinati, ambiziosi e caparbi, alla prova dei fatti le opere di bene che rendono bella la nostra vita, non possono poggiarsi sul terreno friabile della nostra umanitร . Da qui lโesortazione di Gesรน: ยซAbbiate fede in Dio e โฆ in me, โฆ credete in meยป.
La fede non รจ un pacchetto di veritร che si apprendono da un libro ma รจ un viaggio, รจ il cammino della Pasqua. La fede รจ la risposta del cristiano al dolore. Se la paura blocca, la fede mette in cammino per andare incontro al Signore che viene seguendo le sue orme e imitando il suo esempio. La fede non si poggia sulle nostre forze ma solamente sulla parola di Gesรน che ci consola indicando la meta del comune viaggio della vita: il Padre. ร lรฌ che approda la vita di ciascun uomo. Gesรน non indica solo la meta ma ha mostrato anche la via per raggiungerla.
Scorrendo tutti gli incontri di Gesรน, narrati nei primi 12 capitoli del vangelo di Giovanni, ci rendiamo conto che ciascun personaggio o situazione rivela qualcosa della fatica nel riconoscere, nellโintraprendere e nel rimanere sul cammino della fede. Il tema della crisi attraversa tutta la prima parte del racconto che idealmente prende le mosse dallโinvito di Gesรน rivolto ai primi due discepoli: ยซVenite e vedeteยป. Si parte dalla mancanza di vino in una festa di nozze, per poi passare alla malattia che minaccia la vita del figlio del funzionario del re, quindi ai dubbi di Nicodemo, alla solitudine della Samaritana, alla rassegnazione del paralitico, allโinvadenza e al tentativo di strumentalizzazione ad opera della folla che era stata sfamata, al giudizio che pende sullโadultera, al pregiudizio e alla persecuzione che colpisce il cieco nato, per concludere con la morte dellโamico Lazzaro. Sono tutte situazioni in cui il cuore รจ turbato ma nelle quali sโincontra Gesรน. Tommaso e Filippo, intervenendo con le loro obiezioni, rappresentano tutti i discepoli che, pur stando con Gesรน da tanto tempo, devono ammettere di non conoscerlo ancora per quello che รจ veramente. Le domande e i dubbi di fede non sono il segno di una fede debole, ma di una fede in cammino. Chi si arrende non fa piรน domande perchรฉ non cerca piรน nulla. Anche nella notte del dolore, quando la speranza รจ ridotta al lumicino e ci sentiamo persi, bisogna ricordare, cioรจ portare al cuore, le parole di Gesรน: ยซVerrรฒ di nuovo e vi prenderรฒ con me, perchรฉ dove sono io siate anche voiยป.
Pietro dice che nella sofferenza cโรจ chi inciampa e si ferma nel suo cammino di fede perchรฉ il dolore lo scandalizza e non lo accetta. Lโostacolo piรน grande alla fede รจ legarsi ad una mentalitร materialista per la quale non cโรจ futuro oltre la croce, come se la vita ha senso solamente allโinterno dellโorizzonte terreno.
La sofferenza ci permette di verificare la staticitร della nostra fede. Se essa si poggiasse sulle sole speranze terrene la nostra vita, come un ponte, non reggerebbe al peso della prova. Gesรน รจ il ponte sul quale camminare per attraversare le crisi, perchรฉ esse possono essere una grande occasione di progresso e di rinascita. Viaggiando con Gesรน impariamo a conoscere noi stessi, vedendo i nostri limiti, le nostre fragilitร , i nostri fallimenti come i momenti in cui Gesรน si fa prossimo per prenderci con Lui e tirarci fuori dalle sabbie mobili dei sensi di colpa e delle colpevolizzazioni. Nella tristezza, povertร , miseria del peccato, nel fango, nel carcere, nel letto del dolore, Lui viene a visitarci mostrandoci il volto del Padre misericordioso. Egli non solo si fa vicino ma ci prende per mano e ci guida tra le consolazioni di Dio e le desolazioni del mondo sulla via dellโamore che conduce alla vita. Gesรน รจ la via attraverso la quale Dio si fa prossimo e diventa uno di noi ed รจ lโunica strada, percorrendo la quale noi possiamo giungere alla vera meta del nostro pellegrinaggio terreno: vivere amando come Dio ama.
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Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per lโevangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte โ il blog di don Pasquale โTu hai Parole di vita eternaโ