Quando la Parola mette le radici nel cuore
Dal libro del profeta Isaìa Is 26,1-6
Entri una nazione giusta che si mantiene fedele.
In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda:
«Abbiamo una città forte;
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mura e bastioni egli ha posto a salvezza.
Aprite le porte:
entri una nazione giusta,
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che si mantiene fedele.
La sua volontà è salda;
tu le assicurerai la pace,
pace perché in te confida.
Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna,
perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto,
ha rovesciato la città eccelsa,
l’ha rovesciata fino a terra,
l’ha rasa al suolo.
I piedi la calpestano:
sono i piedi degli oppressi,
i passi dei poveri».
Le mura della Città santa sono le braccia che accolgono
Il cantico è incorniciato da due affermazioni che mettono in risalto l’azione di Dio. Egli edifica le mura della città per renderla salda e sicura per chi la abita ma al contempo, abbatte quelle città costruite sulla violenza e l’orgoglio che pretendono di prevalere sulle altre con la violenza.
Nel cuore del cantico c’è l’esortazione rivolta agli abitanti della città di Dio a non chiudersi in difesa, facendo delle mura il perimetro di una prigione, ma ad aprire le porte per accogliere coloro che il Signore chiama. Essi, rispondendo alla vocazione di Dio, formano «il popolo giusto che si mantiene fedele e dall’animo saldo».
Il popolo di cui si parla non è solamente un gruppo accomunato dal vincolo etnico o da un unico monarca o da una storia comune. La giustizia, la fedeltà e solidità d’animo sono riferiti al rapporto con Dio basato sulla fede. La fedeltà del popolo garantisce la stabilità della città perché la volontà di ciascun cittadino è poggiata sul volere di Dio.
In tal modo, l’animo di questo popolo che arriva è saldo perché è costante, sicuro, cioè ha trovato un vero appoggio nel Signore.
✝ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21.24-27)
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
A conclusione del cosiddetto discorso delle beatitudini, Gesù mette a confronto due tipi di persona: il sapiente e lo stolto. La differenza emerge quando si è sferzati dalle prove della vita, solo allora si rivelano i fondamenti sui quali poggiamo le nostre scelte. Il vincitore o il perdente si manifesta per quello che è alla fine, quando si raggiunge la meta della vita, che è vivere la piena intimità familiare con Dio tale da chiamarlo Padre. La fede in Dio è la solida base, la condizione imprescindibile per ogni altra relazione d’amore che desideri durare nel tempo e resistere nelle difficoltà. Quando posso dire di confidare veramente in Dio? Quando la sua parola penetra nel mio cuore e lo trasforma facendolo fruttificare in opere di amore autentico. L’avvento è tempo dell’ascolto di Dio affinché la sua Parola diventi carne nelle nostre azioni quotidiane. Quando la Parola mette radici nel nostro cuore, la vita non poggia sulle sabbie mobili ma sulla roccia della verità e rimane stabile.
Non capiremo tutto e subito ciò che la Parola ci dice, ma se la custodiremo come il seme nella terra produrrà frutti di pace, di giustizia, di benevolenza, di mansuetudine, di misericordia, di carità fraterna.
Come una madre accompagna la gestazione del proprio bambino nel suo grembo, così dobbiamo avere la pazienza amorevole di lasciarci fecondare gradualmente dalla Parola, che diventa manifesta nelle azioni quotidiane, nelle quali prende consistenza storica la volontà di Dio.
La Parola cambia la vita
- Su cosa fondiamo le nostre scelte quotidiane? Quali sono i criteri che la orientano? Raccontiamo qualche esperienza in cui abbiamo dovuto scegliere tra la Parola di Dio e le parole degli uomini, spesso in contrasto.
- Nella vita quotidiana leggiamo e coniughiamo gli eventi alla luce della Parola? La Parola di Dio è il criterio di discernimento della storia personale e collettiva?
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“