L’apprendistato della vita cristiana
Mercoledì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
“Si voltò e disse loro”; Gesù fa un discorso guardando in faccia le persone. La folla che va con Gesù assomiglia alla moltitudine di persone che ufficialmente si dice cristiana, ma che nei fatti non si differenzia molto da chi non lo è. Gesù non può essere ridotto a simbolo identitario ostentato per distinguersi da altre persone di religione, cultura o tradizioni diverse. Andare da Gesù significa aver fatto già una scelta e, come tale, anche delle rinunce. Scegliere di seguire Gesù comporta un atto di fiducia nei suoi confronti che inizia dal verificare con lui quali mezzi si hanno e come impiegarli.
La vita spirituale non è fatta di pratiche, ma di relazione con Dio nella vita quotidiana. Nelle esperienze di tutti i giorni incontro Gesù e il dialogo con lui mi aiuta a comprendere chi sono, quali i miei punti di forza e i punti deboli, e come affrontare in maniera costruttiva i problemi della vita quotidiana.
Gesù smorza i facili entusiasmi di chi si lascia portare più dalle emozioni che dai ragionamenti, perché meglio essere piccola fiammella, ma costante, piuttosto che vampata che dura poco e distrugge quello che investe. Il discepolato è un graduale e costante apprendistato della vita cristiana in cui si matura come persone che imparano ad amare come, con e in Cristo.
Amare il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e le sorelle è segno di assunzione di responsabilità di colui che pur rimanendo figlio, diventa sposo e padre. Questo passaggio non si definisce solo con qualche rito particolare, ma si prepara e si vive innanzitutto interiormente. Si richiede la docilità al cambiamento della mente secondo il pensiero di Cristo.
Rinunciare ai propri averi significa essere disponibili al cambiamento interiore in modo tale da vivere l’assunzione delle responsabilità familiari, sociali, lavorative ed ecclesiali non nell’ottica della produzione per raggiungere degli obbiettivi, ma in quella della relazione umana che dà senso al percorso di maturazione umana e spirituale con le sue difficoltà e le sue gioie.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del Signore