Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Il corpo donato vestito di luce
La fede è un cammino di trasformazione, o meglio diremmo, di trasfigurazione, attraverso il quale Dio ci rende partecipe della sua forma, cioè del suo modo di vivere e di amare. L’evangelista Marco si serve dell’immagine della veste che simboleggia la «forma» di vita. San Paolo afferma che Gesù non considerò la sua «forma» (condizione di vita) divina un tesoro da tenere stretto per sé, ma svuotò sé stesso per assumere la «forma» (la condizione di vita) umana, facendosi servo fino alla morte di croce (Fil 2).
Gesù nella passione viene spogliato delle vesti e appare in tutta la sua nudità. Sulla croce, povero di tutto, egli offre l’unica cosa che gli rimane, la vita. Essa non gli viene tolta ma lui stesso la offre. È lì che Dio si fa vedere! Nella morte in croce Dio mostra lo splendore della sua gloria, la potenza del suo amore riconosciuta dal centurione: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio». Sulla croce Dio si rivela come Padre che per amore non risparmia suo figlio, non lo trattiene per sé, ma lo «slega», lo offre in dono per noi uomini peccatori.
La trasfigurazione che avviene sul monte è anticipazione e rivelazione dell’evento della croce. Quando siamo tristi e consapevoli di portare la nostra croce la voce del Padre ci ricorda che Gesù la vive con noi. Ascoltarlo significa lasciarci accompagnare da lui perché impariamo a non subirla come un’ingiustizia, ma a viverla come un tempo di grazia nel quale conformarci a Cristo per fare della nostra vita un dono insieme con lui.
La Parola di Dio converte il nostro cuore, lo purifica dalla tendenza alla possessività come quella espressa da Pietro e che echeggia l’atteggiamento di Eva davanti al frutto proibito. Tendenzialmente siamo portati a fissare la felicità illudendoci che chiudendola dentro le nostre mani possiamo trattenerla e possederla.
Il contenuto fondamentale della rivelazione di Dio sul monte riguarda il suo legame di padre nei confronti del figlio. Gesù crocifisso è il dono di Dio offerto a noi uomini, è il modo con il quale si dichiara nostro Padre. Dopo l’indicativo viene l’imperativo: «Ascoltatelo». Ascoltare Gesù significa accogliere la sua parola nel nostro orizzonte mentale, farci guidare dal suo esempio nelle scelte quotidiane e unirci a lui nelle gioie e nelle speranze, nelle tristezze e nelle angosce della vita.
Lo splendore della trasfigurazione indica che la meta della nostra vita è la felicità intesa non come godimento possessivo dei beni, ma come relazione di amore con Dio e i fratelli; un amore veramente libero e che genera persone libere.
Signore Gesù, dalla valle del peccato e dall’ombra della morte conducimi alle vette della santità dove tutto è Dono. Con Te anche io voglio dire al Padre: «un corpo mi hai dato, allora ecco io vengo per fare la tua volontà». Offro al Padre la mia vita ripetendo insieme a te: questo è il mio corpo, perché lo trasformi in veste di luce, l’abito delle nozze nella festa del Cielo.
La tua Parola, trasformi le mie abitudini di pensare, parlare e agire; sia per me luce che permetta ai miei occhi di riconoscerti tra i più poveri. Donami un cuore, come il tuo, capace di ascoltare, attratto dalla vera libertà e capace di generare il desiderio di unirmi a Te e servire i fratelli. Rendimi libero, sciogli i nodi che mi rendono schiavo del peccato. Insegnami ad amare non legando gli altri a me, ma slegandoli da me per portarli al Padre.