Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Questi fantasmi!
I prodigi compiuti da Gesù gli fanno guadagnare una fama tale che non si ferma tra il popolo ma raggiunge anche i palazzi del potere. Si moltiplicano le interpretazioni sulla identità reale del Nazareno ed Erode è convinto che lo spirito del Battista si sia incarnato in qualche modo in Gesù. Giovanni Battista incalza più da morto che da vivo. È il senso di colpa che grida dal fondo della sua coscienza che fa parlare Erode in quel modo. La coscienza è come la sala di regia.
Da essa dipende la gestione delle nostre scelte. Spetta a noi decidere a chi affidare il comando della nostra coscienza, alla paura o alla fiducia. Erode è ossessionato da ciò che è avvenuto nel giorno in cui prima di farla perdere a Giovanni l’ha perduta lui lasciandosi prendere dall’orgoglio prima e poi dalla paura. Può capitare a noi ciò che è accaduto ad Erode. La vicenda rivela che nessuno è il male assoluto e che in ciascuno, accanto alla tendenza al male c’è anche quella verso il bene. Erode, benché fosse oggetto di duri attacchi da parte del Battista a causa della sua condotta morale peccaminosa, faceva di tutto per proteggerlo dalle intenzioni omicide di sua moglie e lo ascoltava.
Quello che Erode pensava fosse il suo punto di forza si rivela invece il suo punto debole. Egli che voleva difendere Giovanni non riesce a proteggere sé stesso. La troppa sicurezza di sé lo porta ad essere maggiormente vulnerabile e ricattabile. Ed è quello che accade nel giorno in cui pur di non perdere la faccia acconsente a far perdere la vita ad innocente. Il vero dramma è l’essere giudici implacabili di noi stessi. La coscienza guidata dalla paura ci condanna al rimorso.
La mente si popola di fantasmi quanti sono i sensi di colpa che si moltiplicano facendo della vita un inferno insopportabile. Eppure una soluzione c’è: convertirsi alla misericordia. I discepoli di Giovanni diedero una sepoltura al suo corpo. Avere misericordia verso sé stessi significa affidare alla terra le proprie miserie, mettersi a nudo per lasciarsi riconciliare. In fondo il perdono è il dono più bello che ci può essere fatto nella vita. Questa è la verità che il cuore di ciascuno cerca ma che quello di Erode ha lasciato cadere nel vuoto.
Signore Gesù, tocca e sana la mia coscienza liberandola dalla morsa della paura. Tu che sei l’amen di Dio aiutami a resistere ad ogni forma di orgoglio che mi induce a vivere come se tu non ci fossi e non mi amassi. La tua Parola apra ferite profonde nella mia presunzione di autosufficienza, metta in discussione i miei ambiziosi progetti egolatrici, riporti sul terreno del realismo le mie idee campate in aria. Il mio cuore possa rallegrarsi nel sentire la tua voce e la mia sia la testimonianza gioiosa di chi annuncia non il ritorno di un morto ma la presenza viva di te, Crocifisso Risorto.