don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 5 Aprile 2023

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Mercoledì della Settimana Santa

Dal libro del profeta Isaìa Is 50,4-9

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. (Terzo canto del Servo del Signore)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,

perché io sappia indirizzare

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una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio

perché io ascolti come i discepoli.

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Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio

e io non ho opposto resistenza,

non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,

le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;

non ho sottratto la faccia

agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,

per questo non resto svergognato,

per questo rendo la mia faccia dura come pietra,

sapendo di non restare confuso.

È vicino chi mi rende giustizia:

chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.

Chi mi accusa? Si avvicini a me.

Ecco, il Signore Dio mi assiste:

chi mi dichiarerà colpevole?

Servo perseverante nella prova

Il profeta, consapevole della missione che ha ricevuto da Dio di essere maestro in Israele, si dichiara innanzitutto discepolo. Comprende che il suo insegnamento non sarà basato su discorsi ma si esprimerà attraverso il suo modo di essere davanti a coloro che lo maltrattano. Dio gli rivela una verità scomoda che lo riguarda. Il sostegno che Dio gli garantisce non lo esenta dalle umiliazioni e non lo immunizza dal dolore, ma gli permette di rimanere fedele alla sua vocazione e all’amore per gli uomini, anche verso i suoi nemici.

Il profeta Geremia ripete le parole che Dio gli ha rivolto chiamandolo al servizio profetico: «Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1, 17-19).

Gesù sente rivolte a sé queste parole e fa sue quelle del servo di Dio che non indietreggia davanti alla passione e alla morte ma chiede nella preghiera la forza di rimanere saldo nella fede e perseverante nel compiere la volontà di Dio. Gesù, come i profeti, non temono la condanna degli uomini e attraversano la prova certi che il Signore li conduce verso la vittoria. La salvezza è stare vicino a Dio e non lasciarci separare da Lui. San Paolo, interpretando i sentimenti di Gesù nella passione e quelli del discepolo che si trova nella prova, ricorda che: «Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio… Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?…  in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. (Rm 8, 31-37)

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 26,14-25

Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Una vita barattata è una vita buttata

Gesù sceglie la sera nella quale si consuma la cena pasquale per annunciare la sua Pasqua. È giunto il momento del compimento che avrà inizio con il tradimento e la consegna nelle mani dei capi dei sacerdoti con i quali Giuda aveva contrattato. Il tradimento di Giuda sembra essere la causa dell’epilogo finale della storia di Gesù. La scelta dell’Iscariota di consegnare il Maestro al suo destino di morte è dettata dall’avidità e dalla cupidigia. Quante storie d’amore finiscono a causa di un tradimento e alla base c’è sempre la stessa ragione. Giuda non ha colto nel tempo del suo discepolato l’occasione per maturare umanamente insieme con Gesù e assimilare la logica dell’amore. Era nella comunità ma per fare i suoi interessi! Ha sfruttato fino alla fine la situazione fino al colpo grosso di vendere Gesù per trenta monete d’argento. Ma la storia della salvezza non è solo storia degli amori umani impossibili o falliti, ma è la storia di Dio che ama l’uomo a partire dai suoi tradimenti. Il peccato non è la parola fine all’amore di Dio ma è la conclusione drammatica dell’amore malato dell’uomo. Il peccato ha una forza distruttiva e autodistruttiva. Ma colui che è venuto per i malati e non per i sani nel momento in cui annuncia il tradimento proclama anche la vittoria dell’amore sulla morte e sul peccato che la provoca. Il peccato ha delle conseguenze irreparabili e ciò che è scritto si compie; ma è anche vero che se credessimo veramente all’amore di Dio e ci arrendessimo ad esso, gli permetteremmo di farci rinascere dalle nostre macerie.

Leggi la preghiera del giorno.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna