La curiosità è la porta di accesso della fede all’incontro con Gesù
Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
La comunità che si costituisce attorno a Gesù si distingue subito per una caratteristica: la gioia. Non si tratta di un’allegra brigata scanzonata, come vorrebbero far credere i farisei più seriosi, ma di una comunità in festa. È tale perché con Gesù si condivide il cibo in fraternità, come avviene ad un banchetto di nozze. In Medioriente sono famose queste feste di matrimonio che durano giorni e che sono aperte a tutti. Questa immagine ci ricorda che la fede è esperienza gioiosa con il Signore, lo Sposo, che si unisce a noi donando la sua vita. La fede prima che essere apprendimento è esperienza di gusto: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore». Stare con il Signore, condividere con Lui la Parola e la sua stessa vita contenuta nel Pane eucaristico, non è un dovere, ma un invito a partecipare della gioia di Dio.
Alla festa di nozze con lo sposo, chiaro richiamo all’alleanza che unisce Dio al suo popolo, si è chiamati a partecipare col vestito nuovo, non con quello vecchio e consumato. La festa richiede di accogliere la veste nuova data dallo Sposo e indossarla così com’è senza pretendere di adattare la propria veste aggiungendo qualche brandello tagliato da quella nuova. Così, chi dirige la festa non può aggiungere il vino nuovo in otri vecchi. Dunque, si partecipa alla festa dell’incontro col Signore deponendo abitudini vecchie che non suscitano più alcun entusiasmo per lasciarci rivestire dalla forza dello Spirito. Se vogliamo essere gioiosi dobbiamo rinunciare alla vita intesa come dovere e cogliere in ciò che ci viene offerto un’occasione di rinnovamento.
Questo stile di vita nuovo, fatto di condivisione di tutto in semplicità, è la prima forma di evangelizzazione della Chiesa. Infatti, evangelizzare non significa innanzitutto proclamare a parole o istruire con sofisticati ragionamenti ma fare qualcosa che susciti la domanda: «perché?». La fede si diffonde non per proselitismo ma per attrazione cioè, potremmo dire senza banalizzare, per curiosità. La comunione fraterna ha in sé una forza provocatoria che induce a porsi delle domande. Il primo annuncio è dato dallo stile di vita. Ad esso segue la catechesi che permette di iniziare a dare risposte alle domande di senso che l’uomo si pone e rivolge a Dio. La pedagogia di Dio attribuisce il primato alla testimonianza; tale esperienza diventa terreno sul quale instaurare una relazione dialogica.
Gesù ci invita ad essere otri che accolgono il vino nuovo del vangelo e lo custodiscono perché, maturando diventi gradevole. La metafora descrive il processo di maturazione della fede in ciascuno di noi. Si inizia dall’accoglienza del vangelo che, per così dire, fermenta dentro di noi e si traduce in opere di misericordia. L’amore, offerto attraverso i gesti di misericordia, non è un vino che inebria e inorgoglisce, che dà alla testa ma, essendo “maturo”, rallegra il cuore.
Auguro una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]