Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Figlio maggiore erede di Dio e fratello minore a servizio degli altri
Ciò che contraddistingue la spiritualità di Francesco d’Assisi è la povertà intesa da una parte come consapevolezza di essere figlio maggiore di Dio, piccolo come un bambino eppure destinatario dell’eredità del Padre, e dall’altra come scelta di essere fratello minore per gli altri posto a loro servizio. Francesco ha colto nella povertà, così intesa e interpretata, l’essenza della identità di Gesù e il cuore pulsante del Vangelo. La povertà è la via maestra attraverso cui lasciarsi conformare a Gesù, unirsi a Lui che è il Figlio maggiore di Dio a servizio degli altri uomini come fratello minore.
Il cammino di fede porta gradualmente Francesco a conformarsi a Cristo, non solamente pregando ma facendosi egli stesso preghiera. Francesco ha imparato da Gesù a farsi povero per guarire dall’avidità e dall’ambizione che rendono schiavi del potere e della paura. La stanchezza e l’oppressione sorgono da un cuore che cede all’ingiustizia e si conforma alla mentalità mondana dell’apparire, del possedere e del controllare. Chi ha il cuore affaticato dall’ambizione e oppresso da pensieri cattivi di risentimento, odio o rivalsa li sfoga accusando, sparlando, denigrando, insinuando, calunniando gli altri. Solo un uomo dal cuore povero può riconoscere l’opera di Dio e la sua benevolenza che riserva ai più piccoli e bisognosi.
Gesù è per Francesco, e per ciascuno di noi, modello di preghiera perché prima di chiedere qualcosa per sé, loda la sua misericordia. È una confessione di lode attraverso cui il cuore gioiosamente professa l’umile fiducia in Dio soprattutto quando sembra che tutto vada per il verso sbagliato e che i progetti non si realizzino. Anche se non si compie la nostra volontà, la fede ci fa essere certi che Dio sta portando a compimento quel progetto di felicità che da sempre e per sempre ha pensato e voluto per noi.
Ciò che per gli altri può apparire vergognoso o disdicevole, oppure indegno, per Gesù, come lo sarà anche per Francesco, la minorità è una scelta di vita in risposta alla vocazione cristiana di far conoscere Dio. Non si tratta di convincere ma di far gustare l’amore di Dio ed essere trasformati da Lui. La fraternità è la vocazione pensata da Dio e che può realizzarla solo chi si fa povero. I dotti e i sapienti sono affetti dalla sindrome dei figli unici, non perché non abbiano fratelli ma perché li considerano servi e sudditi, e come tali, essi si isolano nell’inferno triste della solitudine.
Signore Gesù, Figlio maggiore di Padre che ti sei fatto fratello minore dell’uomo ferito dalle ingiustizie e umiliato dal peccato, insegnami a lodare Dio con la vita prima ancora che con le parole. Donami un cuore semplice che sappia riconoscere le proprie mancanze e con speranza confidare nella benevolenza di Dio. Non mi spaventino i discorsi capziosi dei falsi maestri e non mi ingannino i ragionamenti suadenti dei profeti menzogneri. Tu mi fai conoscere il volto di Dio molto diverso da quello costruito dalle mie attese mondane e mi fai gustare il suo amore che supera le mie richieste.
Fammi amare la povertà come tu l’hai vissuta e per la quale ti sei fatto piccolo per essere vicino ad ogni uomo e per farlo risorgere dalle sue continue cadute. Guidami nelle mie scelte perché siano ispirate al principio della minorità per il quale il più grande non è chi si fa servire ma chi serve e dà la vita per i suoi fratelli.