Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Mentre le donne compiono il mesto pellegrinaggio verso il sepolcro per completare i riti funebri si domandano come riuscire a entrare nel sepolcro. Da sole non sarebbero riuscite a spostare la pietra. Come le donne anche noi ci domandiamo: Chi ci farà rotolare via la pietra del sepolcro? Chi potrà liberarci dal peso dei nostri peccati? Le mani delle donne portano i profumi per onorare il corpo di Gesù. Portiamo nel cuore delle buone intenzioni, vorremmo fare tante opere buone, vorremmo essere amici con tutti, ma sorge subito anche il dubbio se riusciremo a realizzare i nostri sogni, se troveremo qualcuno che ci aiuti a portare a termine i nostri propositi.
Giunte sul posto però si accorgono che la pietra era già stata rotolata via. Forse avevano pensato che qualcuno li avesse preceduti. Se alziamo gli occhi, cioè se guardiamo con attenzione la realtà, notiamo i segni evidenti dell’opera di una mano invisibile che ha preceduto la nostra. L’amore di Dio ci precede perché il perdono è un dono che ci viene offerto prima del pentimento. Sul Golgota si compiono le parole del profeta Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» (Is 25, 6-9). Sì, Il Signore Dio ci ama per primo, prepara per noi cielo e terra nuova dove dimora la giustizia e la pace. Egli ci invita ad entrare e partecipare al regno di Dio. La Pasqua afferma il primato della Grazia sulle opere dell’uomo. Possiamo amare perché Dio per primo ci ama, possiamo vivere perché il Signore ci dona il suo respiro. Si aspettavano di trovare il cadavere di Gesù e qualcuno che lo vegliasse mentre si sorprendono nel vedere un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca. Era lì quasi ad aspettarle per dare loro un messaggio. Le donne erano venute al sepolcro per onorare il corpo di Gesù crocifisso e non trovandolo sono prese da un forte turbamento.
Il sepolcro non è più abitato; l’uomo Gesù di Nazaret non abita più la tomba ma è risorto, ha ripreso la guida del suo popolo.
Il sepolcro non è vuoto di vita e la morte non è più muta. Nel sepolcro avviene un incontro con un giovane che è lì prima delle donne e che offre loro la parola necessaria per interpretare ciò che esse non vedono. L’evangelista Marco all’inizio della passione aveva accennato ad un giovanetto vestito solo di un lenzuolo che seguiva Gesù. Avevano cercato di afferrarlo, ma lui era fuggito via nudo. Gesù ha affrontato la passione lasciandosi spogliare di tutto fino a rimanere nudo e solo sulla croce. Nudo e solo si è immerso nella morte abbandonandosi fiducioso nelle mani del Padre. Sepolto nel sepolcro è stato nascosto alla vista degli uomini. Nel segreto della morte Dio lo ha risuscitato compiendo ciò che Gesù aveva detto davanti al sommo sacerdote che gli aveva chiesto se fosse lui il Cristo: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo» (Mc 14,62). Come il ragazzo, che all’inizio della passione fugge via nudo, indica Gesù crocifisso e tutti i crocifissi della storia, così il giovinetto presente nel sepolcro seduto alla destra e rivestito della veste bianca è il simbolo del Risorto e dei risorti con Cristo.
La parola che annuncia la risurrezione illumina anche il senso nascosto degli eventi precedenti e che appaiono agli occhi degli uomini una inutile follia e una incomprensibile ingiustizia. Dio agisce nel segreto e nel silenzio, come il seme gettato nella terra che germoglia, cresce e fruttifica per quella forza che è insita in sé stesso. Dio non agisce in ragione dei nostri peccati e dei nostri meriti ma in forza del suo amore.
La parola del vangelo non soddisfa il bisogno di vedere i segni ma ci invita ad essere noi stessi parola che diventa segno di speranza, messaggio di consolazione. I profumi destinati al cadavere devono trasformarsi in annuncio pasquale portato ai fratelli discepoli perché anch’essi escano dai sepolcri della tristezza e della rabbia e accolgano l’invito del buon pastore che raduna i dispersi, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri (Is 40).
Distaccarsi dal sepolcro è come lasciare l’utero materno con le sue dipendenze di comodo, è come lasciare il seno della madre con le sue dolcezze accomodanti, è come lasciare la casa paterna con le sue tradizioni e abitudini, lasciare questo mondo costruito attorno al proprio io. Il distacco è per una nuova e più responsabile appartenenza. In questi continui passaggi tra distacco e appartenenza avviene la trasformazione delle relazioni. Nel sepolcro vuoto, riscattato dal potere della morte, risuona potente e gioioso l’annuncio del Vangelo, parola che illumina il dolore, caccia la tristezza, mette in fuga i dubbi e mette nuovamente in cammino per essere annunciatori di gioia.
Il Vangelo opera in noi una trasformazione interiore che ci rende docili all’adattamento delle nuove forme di relazione, senza paura. Vivere da risorti significa aprirsi alla novità di Dio.
«Andate!» Le donne sono inviate ad essere Apostole della consolazione e della speranza. È necessario lasciarsi alle spalle cose e ricordi che ci legano alla morte perché il passo stanco e appesantito dalla tristezza diventi quello veloce di chi ha fretta di condividere la bella notizia e mettersi in cammino per incontrare Gesù, il Risorto, che ci conduce al Cielo. Non abiti nel nostro cuore la tristezza, sfrattiamo la disperazione e i sensi di colpa. Non c’è più uno sforzo da compiere o un aiuto da chiamare per far rotolare via la pietra sepolcrale perché essa è già stata tolta. Non c’è più un dovere da compiere perché il corpo di Gesù è stato glorificato dal Padre: l’unzione è stata fatta dallo Spirito e il corpo di Gesù è risorto. Cristo ci libera dal peccato, ci unge con il profumo dello Spirito Santo, ci riveste dell’abito nuziale, pronti per partecipare al banchetto dei salvati. Le donne sono immagine della Chiesa-Signora le cui mani profumano di carità perché piene di gesti di misericordia, le sue parole di speranza sono come l’odore penetrante dei fiori di campo che annuncia l’ingresso della primavera, l’inizio di una nuova vita. Gesù Cristo, risorto, unto di Spirito Santo, profuma di vita. Dalla croce questo crisma scende sugli uomini e anch’essi profumano di vita. Andando per il mondo e annunciando il Vangelo questo profumo si spande e ispira l’alleluia pasquale, il canto dei redenti.
Signore Gesù, che sulla croce hai amato la Chiesa tua sposa dando te stesso per lei, effondi copiosamente il crisma del tuo Spirito perché, purificati dal peccato, possiamo profumare di santità. La mano invisibile che ha spalancato il sepolcro e ti ha rialzato dalla morte afferri la nostra per non sprofondare nel vortice della paura e della tristezza. Fai risuonare ancora nel mondo, avvolto dalle tenebre del dubbio e dello sconforto, la parola potente del Vangelo e aiuti a distaccarci dalle cose di questo mondo che impigriscono la nostra volontà e anestetizzano le coscienze. Insegnaci ad adattarci ai cambiamenti, anche se ci fanno paura, non per accomodarci ma perché, docili alle ispirazioni dello Spirito e in ascolto delle istanze del mondo, possiamo inventare forme e modi sempre nuovi per raggiungere ogni uomo e profumarlo con l’aroma della carità.