don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 3 Ottobre 2023

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Puntare in alto … verso la vetta dell’Amore

Martedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dal libro del profeta Zaccarìa Zac 8,20-23

Popoli numerosi verranno a Gerusalemme a cercare il Signore.

Così dice il Signore degli eserciti: Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno e si diranno l’un l’altro: “Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare il Signore degli eserciti. Anch’io voglio venire”. Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a cercare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore.

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Così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi”.

Aperti alle sorprese dello Spirito

Quando la fede si esprime in una condotta di vita edificante essa diventa attraente. Infatti, se la vita è trasparenza della presenza di Dio, suscita negli altri una forza attrattiva che alimenta il desiderio di incontrare il Signore e godere della sua amicizia. La universalità della chiamata alla santità passa attraverso la testimonianza dei singoli attraverso cui il buon annuncio del Vangelo può giungere soprattutto ai lontani o a chi è ai margini di quella comunità che spesso rischia di chiudersi in difesa piuttosto che uscire per incontrare e chiamare tutti all’incontro con il Signore.

Di qui l’invito del profeta a farsi compagni di cammino di chi, toccato dalla grazia, scopre che la sua vita è un pellegrinaggio verso la Gerusalemme del cielo. La Chiesa, in tutte le sue componenti, deve essere aperta ad ascoltare e ad accogliere le istanze che spesso giungono in forme “non istituzionali” o “ecclesialmente” corrette. Queste sono le sorprese dello Spirito alle quali dobbiamo prepararci se veramente vogliamo dirci cattolici (universali).

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+ Dal Vangelo secondo Lc 9,51-56

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Puntare in alto … verso la vetta dell’Amore

L’evangelista Luca ha una concezione teologica del tempo per la quale i giorni non sono disposti su una linea retta ma come punti di una parabola che tende verso l’alto. L’elevazione a cui accenna il narratore è la gloria che si manifesterà sulla croce e con la risurrezione. Il punto più alto che raggiunge il cammino di Gesù e dei suoi discepoli è il perdono dei peccati che egli ottiene per noi dal Padre salendo in croce sulla quale offre la sua vita. Gesù decide di intraprendere il pellegrinaggio verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua, non come si attendevano i suoi apostoli ma come il Padre gli aveva chiesto.

Il cammino della croce inizia già da questo momento nel quale il rifiuto dei Samaritani rivela in anticipo quello di chi, dopo averlo accolto come re, lo caccia dalla città perché ritenuto degno di essere crocifisso come i malfattori. I messaggeri sono inviati a preparare il suo passaggio dicendo chiaramente la direzione del viaggio. Ancora oggi Gesù chiede a noi di essere suoi messaggeri e preparare l’incontro con lui. Essi non devono offrire un messaggio che renda Gesù accettabile perché rispondente alle proprie idee. Il coraggio di andare controcorrente sostiene la missione dei messaggeri il cui fine è propriamente quello di dire la verità: Dio ama l’uomo anche se lo rifiuta.

Non si tratta di un temerario perché Gesù non impone con la forza il vangelo e il suo amore ma lo propone esponendosi anche al pericolo di essere rifiutato ma determinato a rispettare la libertà dell’uomo ed esercitare fino in fondo la sua. Egli, infatti, liberamente si consegna nelle mani di Dio e in quelle degli uomini perché per Gesù l’amore oblativo e il perdono è la forma più alta di libertà. È sempre in nome della libertà di amare, che non crea legami di dipendenza ma di responsabilità, che Gesù rimprovera coloro che reagiscono all’ingiustizia con l’aggressività perché essa è l’arma più forte che distrugge la libertà e sradica ogni germoglio di giustizia. 

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna