La vita salvata dall’umiltà di chiedere aiuto
Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno A pari)
Gesù, dopo la notizia della morte di Giovanni Battista, cerca in luogo deserto. Aveva bisogno di trovare consolazione e le motivazioni più forti per affrontare la dura prova d’amore che l’attendeva. Gesù cerca il volto del Padre e incrocia quello di tanti suoi fratelli pure segnati dalla sofferenza fisica, psichica e spirituale. La compassione verso le folle diventa insegnamento agli apostoli che sembrano interpretare la loro missione come una prestazione di un servizio che ha un termine.
Gli apostoli devono soprattutto confidare nel Signore Gesù offrendo a lui la propria miseria perché, benedetta, possa diventare abbondanza di misericordia offerta a tutti. Questo insegnamento non è facile da assimilare, infatti si tratta di un passaggio di mentalità simboleggiata nella traversata del lago. Il vento contrario che agita la barca indica le resistenze che i discepoli di Cristo incontrano nella loro missione.
Come Gesù, alla notizia della morte di Giovanni, anche gli apostoli si trovano soli nel mezzo della tempesta. Mentre Gesù vive la solitudine nel deserto come esperienza di preghiera, cioè relazione intima col Padre, gli apostoli in mezzo al mare si sentono abbandonati.
Anche quando Gesù si fa prossimo, essi non lo riconoscono. La poca fede non ci fa riconoscere la presenza di Dio accanto a noi nelle difficoltà. La fede è piccola quando le esperienze di grazia, come il segno dei pani e dei pesci moltiplicati per la numerosa folla, non incidono sul cambiamento interiore e la parola di Dio rimane qualcosa di molto aleatorio e inconsistente. Gesù può essere considerato un fantasma quando l’impatto del Vangelo sulla nostra vita è nullo.
Come Pietro, anche noi possiamo chiedere prove. L’evidenza che Dio è veramente con noi risiede nella capacità di affrontare i problemi senza la presunzione di fare tutto noi ma tenendo fisso lo sguardo su Cristo. Solo il contatto con Gesù ci permette di fare cose che sono al di fuori della portata dell’uomo semplice.
Quando prevale la tentazione che distoglie lo sguardo da Gesù per rivolgerlo verso i limiti, le resistenze, il male degli altri, allora si sprofonda inesorabilmente. Nelle difficoltà, anche se facciamo un cammino spirituale, la nostra poca fede ci induce più a giudicare che ad avere attenzione verso l’altro. Guardare a Gesù, contemplare il suo volto di bambino, membro della famiglia umana, di lavoratore nella bottega del padre, la sua missione di evangelizzatore, la sofferenza del Crocifisso e la gloria del Risorto, aiuta a conformare il nostro cuore al suo per rimanere saldi nel cammino della vita e gestire le vicende tristi e le prove della vita come il dominare le acque agitate della nostra vicenda terrena.
Se accorgendoci che stiamo sprofondando nelle acque oscure della maldicenza, della critica feroce, della contrapposizione dettata dalla gelosia, non abbiamo paura di ritornare ad incrociare lo sguardo di Cristo Crocifisso e implorare il suo aiuto. Non mancherà l’aiuto necessario per realizzare il comando di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare».
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]