don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 29 Settembre 2020

Dio, gli angeli e gli uomini condividono la stessa missione: difendere, benedire e guarire

SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE

Dopo una prima resistenza dovuta al pregiudizio circa l’origine di Gesù, Natanaele accetta l’invito di Filippo di incontrarlo. Quando i due incrociano i loro sguardi Gesù gli rivolge un complimento che fa sorgere la curiosità in Natanale il quale gli domanda come lo conoscesse. L’interrogativo potrebbe essere posto anche in questi termini: «Come puoi parlare di me se non ci siamo mai incontrati prima?». La conoscenza di Gesù non si basa sul sentito dire, ma sulla capacità di vedere ciò che viene prima dell’apparenza. Ascoltando le parole di Gesù forse dentro Natanaele era emerso un senso di colpa per il dubbio espresso a Filippo: «Se quest’uomo avesse saputo la mia reazione alla notizia portata da Filippo, avrebbe fatto lo stesso complimento?». 

«Come mi conosci?» chiede Natanaele. Gesù non inizia a conoscerlo s’incontrano, ma prima. Quando Natanaele ha accettato l’invito di Filippo ha acconsentito di vedere Gesù, ma anche di farsi vedere da lui. Superando l’iniziale ritrosia si era fatto avanti, era venuto, per così dire, allo scoperto, ed è in quel momento che inizia a vedere la luce e scoprire di essere conosciuto da prima. La conoscenza che Gesù ha di Natanaele precede la sua. 

Natanaele inizia a credere non tanto perché vede qualcosa che fuga i suoi pregiudizi, ma perché ascolta una parola che lo fa tornare all’origine di sé, a quell’evento d’amore fondamentale che precede la consapevolezza e la capacità di poter rispondere a tale amore. Gesù è al principio di tutto, Egli è la Parola con la quale tutto è stato creato e senza la quale nulla esisterebbe. Quando una persona ci accoglie con il suo sguardo benevolo e con una parola amorevole ci sentiamo a casa come nel grembo materno gustando nuovamente il tepore accudente nel quale ha avuto inizio la nostra vita. Come Natanaele, accompagnati da qualcuno che ci ha parlato di Gesù, incontriamo il suo volto ogni qualvolta incrociamo sguardi profondi che non ci giudicano ma ci fanno sentire apprezzati. Se poi allo sguardo si aggiunge una parola di stima che mi aiuta ad avere anche più fiducia in me stesso, allora si accende la fiamma della fede e inizia a brillare la vita eterna in me.

Tuttavia, bisogna uscire dal grembo e rinascere, cioè portare a compimento la professione di fede davanti al Crocifisso. Sulla croce Gesù, il Figlio dell’uomo, si manifesta veramente per quello che è: Dio i cui angeli lo servono. Credere significa entrare a servizio di questo Dio che tanto ama gli uomini da mettersi Lui a servizio loro donando la sua vita. 

Il nome dei tre arcangeli dicono tre modi con i quali Dio ama l’uomo e lo serve in Gesù. Michele, che significa «Chi è come Dio?», ricorda che nessuno può farsi Dio, ma Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio, cioè sia capace di amare e generare vita; Gabriele, «Forza di Dio» richiama la potenza generatrice della Parola-benedizione, che compie sempre quello che dice; infine Raffaele, «Medicina di Dio» indica il potere terapeutico della Sua grazia che sana le ferite del peccato e guida l’uomo sulla via della salvezza. 

Credere è dunque un lungo itinerario che parte dall’accoglienza dell’annuncio del vangelo da parte di un angelo evangelizzatore, come Filippo per Natanaele, e giunge fino alla scelta di diventare servo di Dio come Gesù. Credere non significa vedere e giungere a certezze, ma vuol dire amarsi tra fratelli come Gesù ha amato noi fino a dare la sua vita sulla croce. La fede è esperienza di condivisone della missione degli angeli, cioè quella di annunciare con la vita e rendere visibile con il servizio amorevole ai fratelli la grandezza di Dio.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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