don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 29 Agosto 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

La Parola di Dio s’incarni nella vita perché la vita diventi Parola di Dio

La novità del vangelo non consiste in un nuovo sistema di regole che prende il posto dell’antica prassi legislativa d’Israele ma risiede nella fedeltà allo Spirito che anima i comandamenti di Dio. Non solamente Gesù, ma anche i suoi discepoli, sono oggetto di un duro atto di accusa perché trasgrediscono alcune norme della cosiddetta «Torah orale» che prevedeva delle precise regole di comportamento per conservare la purità rituale ovvero la condizione di dignità di essere alla presenza di Dio. In altri termini, la questione riguarda la fede intesa come relazione con Dio e il modo con il quale essa possa essere salvaguardata.

I detrattori di Gesù considerano infedeli coloro che non mettono in pratica la tradizione degli antichi e li accusano di essere traditori del popolo perché con il loro comportamento trasgressivo sono una contro testimonianza per gli altri. La risposta di Gesù riprende un duro giudizio del profeta Isaia contro gli ipocriti che «scandalizzano Dio» perché con il loro fondamentalismo religioso induriscono il cuore e lo rendono refrattario all’azione della sua. I veri idolatri sono quelli che assolutizzano le loro idee e si ergono a modelli proponendo sé stessi come nuovi idoli.

Essi difendono la tradizione fatta di gesti e parole rituali che si ripetono in maniera sempre uguale perché essa rimanga immutabile. In realtà, dietro la difesa della immutabilità delle tradizioni, in cui si identificano e dalle quali traggono forza, si nasconde la presunzione di non voler cambiare nulla di sé. La resistenza al cambiamento è dettata dalla paura di perdere quel potere conquistato attraverso regole e precetti che, invece di far crescere la gente nella libertà, la si rende succube e dipendente. 

La denuncia di Gesù amplifica quella dei profeti che stigmatizzano l’atteggiamento ipocrita di chi nella fede cura la forma ma tradisce la sostanza perché mette sé stesso al posto di Dio. La Parola di Dio, comanda il libro del Deuteronomio, non va manipolata, aggiungendo false interpretazioni o togliendo ciò che risulta scomodo, per adattarla all’utilizzo che di essa si vuole fare. Dio chiede che la sua Parola sia «incarnata» nella vita, ovvero che sia ascoltata, meditata e assimilata affinché la vita stessa diventi Parola di Vita. 

Non siamo noi ad avvicinarci a Dio scalando le vette della perfezione morale, ma è Lui che si piega verso di noi per farsi vicino e piantare nel cuore il seme della Parola. La Lettera di Giacomo ci dice che Gesù è il «buon regalo» e «dono perfetto» che «vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce». La sua vita rivela la immutabilità dell’amore di Dio che non cambia pensiero e sentimento verso l’uomo ma gli rimane fedele. La falsa saggezza umana, che si nasconde sotto le mentite spoglie di persone pie ma prive di carità, induce alla divisione. Al contrario, la sapienza che viene da Dio ispira sentimenti di compassione e si traduce in opere di misericordia. 

Ascoltare e accogliere con docilità la Parola significa accostare l’orecchio del cuore a Dio che si fa vicino a noi soprattutto nel povero che invoca aiuto. Le opere di misericordia sono la proclamazione più alta della Parola di Dio. Tuttavia, esse nascono dall’ascolto della voce degli umili e dei poveri attraverso i quali Dio parla al nostro cuore. Come inutili sono i riti senza la Parola di Dio accolta, meditata e messa in pratica, così prive di Spirito e di Vita sono quelle opere che rispondono ai progetti umani piuttosto che alla volontà del Creatore. 

Signore Gesù, dono perfetto che viene dal Padre, creatore della luce, Tu sei la Parola che Dio semina nel mio cuore perché, purificato dal male che lo rende duro e insensibile, possa produrre frutti di carità. Il tuo Spirito, come olio che scioglie le rigidità dell’ipocrisia e come luce che dirada le tenebre della paura, renda il mio cuore docile alla Parola di Dio affinché trovi pronta accoglienza e concreta traduzione in opere di misericordia. Insegnami ad ascoltare la tua voce nei miei fratelli e sorelle che si rivolgono a me per chiedere aiuto. Donami l’umiltà di cambiare idea sugli altri riconoscendo in ciascuno di essi un dono che il Padre mi offre e vedendo nei loro limiti un bisogno a cui cercare di dare una risposta, piuttosto che nemici da condannare e da cui difendermi. Nelle tue mani pongo la mia vita perché solo nel tuo amore trovo stabilità e sicurezza.