don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 28 Ottobre 2022

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Generati dalla preghiera di Cristo per essere nel mondo germe di vita nuova

La fede è essenzialmente esperienza di chiamata e risposta, proposta e adesione personale. Il Signore, come per i Dodici, chiama ciascuno di noi per nome e in alcuni casi lo cambia per indicare che il rapporto con Lui, quando è autentico, e rimane in piedi nonostante le crisi, ci trasforma intimamente, ci rende donne e uomini nuovi.

La preghiera è relazione intima, dialogo d’amore nel quale maturano le scelte importanti delle quali una è certamente la creazione della prima comunità. La elezione dei Dodici scaturisce dalla preghiera come da grembo nasce una nuova creatura. La Chiesa nasce dal cuore di Cristo. Gesù chiama a sé sul monte e coinvolge gli apostoli perché imparino a partecipare della sua intimità col Padre e al tempo stesso a coinvolgersi con passione nelle vicende umane.

Pur rimanendo con la propria identità, ma disponibili a lasciarsi convertire, chi accoglie la chiamata di Dio accetta una comune missione apostolica che ciascuno interpreta secondo la sua personalità. Ognuno è originale e la vocazione non mortifica le peculiarità proprie ma, al contrario, le esalta, come la luce fa brillare meglio i diversi colori.

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La comune origine e la medesima missione apostolica si coniugano con l’impegno a comporre in armonia le varie differenze perché esse siano orientate tutte al servizio all’uomo, in particolare a quello infermo e debole. Gesù non ci uniforma in un cliché ma ci conforma a Lui.

Dire che la fede si poggia su quella degli apostoli significa prendere come modello di vita personale e comunitaria, sia essa la famiglia o un gruppo in cui si milita, la comunità apostolica. Gesù, scegliendoci, ci mette insieme non semplicemente per fare numero, ma perché, uniti a Lui possiamo essere solidali tra noi come le membra di un corpo connessi dalle giunture.

La vocazione diventa missione apostolica quando, come discepoli di Cristo, “facciamo rete”: non una recinzione protettiva che separa e che ci farebbe diventare una setta, ma quella che, gettata nel mare del mondo, “pesca”, attrae, riunisce. Se è vero che l’appartenenza a Dio prima che essere una scelta personale è un dono suo, essa si realizza quando, rinunciando a giudicare e selezionare i fratelli da amare, li accogliamo con benevolenza e scegliamo di servirli con tenerezza. 

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Commento a cura di don Pasquale Giordano

FonteMater Ecclesiae Bernalda
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