don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 28 Febbraio 2022

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Le tappe e gli intoppi della felicità 

Nel Vangelo di Marco solo coloro che hanno uno spirito impuro corrono incontro a Gesù e si gettano in ginocchio. In questo caso solo apparentemente quest’uomo ne è libero. Infatti, non grida verso di Lui supplicando di lasciarlo in pace e non tormentarlo, al contrario, lo chiama maestro buono. Gesù di rimando conferma che buono è solo l’Uno, cioè Dio. Come tutti gli indemoniati anche quest’uomo riconosce Gesù come Dio. La domanda che l’uomo rivolge a Gesù rivela la sua inquieta ricerca di felicità.

Rispondendo a Gesù che gli indica i comandamenti riguardanti il prossimo, il tale afferma che da sempre egli ha fatto ciò che la legge prescrive. Quell’uomo è sulla buona strada perché ha iniziato a fare ciò che è necessario e Gesù lo guarda con amore. A questo punto Gesù gli propone un salto di qualità: ritornare alla vita ma con uno stile diverso, quello di chi non fa dipendere la sua vita dalle cose che possiede, che non si preoccupa di aggiungere e incrementare il tesoro che gli assicura serenità economica, ma di usare i suoi beni per i poveri, cioè investire per coloro che non hanno possibilità di restituire.

Gesù chiede di passare dal fare ciò che è necessario, ciò che stabilisce la norma del vivere civile, alla possibilità di fare scelte dettate dall’amore gratuito. In definitiva spetta solo alla nostra volontà determinare la gratuità (se rinunciamo al guadagno) o la non gratuità (se calcoliamo un ritorno) delle nostre azioni. A san Francesco è attribuita questa frase: “Cominciate col fare quello che è necessario, poi quello che è possibile; all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

È nella possibilità dell’uomo educare il proprio io perché dallo stadio infantile del possedere sviluppi la capacità di dare. La strada della felicità parte dal fare il proprio dovere, prosegue con l’esercizio del condividere, giunge alla vetta dell’offerta totale di sé, soprattutto nella sofferenza fino alla morte. Infatti, non c’è gioia più grande, e che nessuno potrà rubare, che dare la propria vita. Morire per i peccatori è impossibile all’uomo, ma possibile a Dio. A questo impossibile l’uomo può giungere solo se vive ciò che gli è possibile con Gesù. Gesù ci dice che è possibile condividere gratuitamente, basta solo confidare in Dio.

Fermarsi a fare solo ciò che è necessario rende la vita grigia e triste. Possiamo avere tutto ciò che serve per vivere, come l’uomo ricco, ma mancare dell’Uno, cioè non avere Dio nel cuore, perché esso è pieno dell’attaccamento alle cose. Quando manca Dio, manca tutto, tutto ciò che ci fa fare il possibile e quindi anche l’impossibile. Senza Dio possiamo fare ciò che è necessario ma solo con Dio tutto è possibile, anche quello che è umanamente impossibile, basta crederci!

Signore Gesù, il tuo sguardo d’amore punta direttamente al cuore, dove decidiamo per quale causa spendere la nostra vita: per avere o per essere. Pensiamo che per realizzare i nostri desideri dobbiamo pagare un prezzo mentre ci riveli che la felicità è a portata di mano. C’insegni però ad aprirla per donare, non a stenderla per afferrare. L’avidità ci fa essere ritardatari agli appuntamenti della carità, sebbene siamo puntuali nell’esecuzione dei doveri. Aiutaci a riconoscerti nei poveri perché la gioia più vera sta nel loro sorriso bello come il raggio di sole che trafigge la cortina di nubi oscure dopo la pioggia.