Lo scandaloso doppia faccia del narcisismo religioso
Lunedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – S. Agostino
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1Ts 1,2-5.8-10)
Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per attendere il suo Figlio che egli ha risuscitato.
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
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Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
La vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
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L’apostolo missionario e il cammino della fede
L’apostolo Paolo, dopo aver avuto da Timoteo buone notizie sulla comunità di Tessalonica, scrive loro una lettera per esprimere la gioia, la consolazione e la premura pastorale verso quella Chiesa. Infatti, egli aveva dovuto interrompere la predicazione in quella città a causa della persecuzione che lo aveva colpito. Sin dalle prime battute si delinea la fisionomia dell’apostolo missionario che desidera riannodare i fili del dialogo spirituale con la comunità che la lontananza non ha interrotto. La fede di Paolo è animata dalla memoria grata della sua opera di evangelizzazione nata grazie all’impulso di Dio-Trinità. Anche la sua speranza è poggiata sulla grazia di Dio la cui efficacia l’apostolo contempla nella comunità di Tessalonica.
Come l’Apostolo, anche i Tessalonicesi seguono Gesù sul cammino della croce che porta alla gloria. Il cammino della fede è «eisodos», ovvero «uscita»; si tratta di quel dinamismo del cuore che si converte dagli idoli falsi per servire il Signore vivo e vero. La comunità confessa la sua fede narrando la vicenda della vita illuminata dalla luce del Vangelo, accolto nel cuore e praticato nella quotidinaità.
+ Dal Vangelo secondo Mt 23,13-22
Guai a voi, guide cieche.
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Lo scandaloso doppia faccia del narcisismo religioso
Gesù riserva parole dure per coloro che strumentalizzano la fede e sono causa dello scandalo che ne deriva. La rabbia che traspare dalla sua invettiva contro gli ipocriti scaturisce dall’osservazione dell’atteggiamento di chi si presenta sotto mentite spoglie di amico e compagno ma che si rivela poi essere il più acerrimo dei nemici e strenuo oppositore della felicità dei fratelli. Cadremmo in un grosso errore se con superficialità deviassimo lontano da noi queste parole credendo di essere nel giusto.
In realtà risultano essere un monito a ciascuno di noi e un rimprovero che ci costringe ad un esame di coscienza più profondo. Infatti, abbiamo bisogno di confrontarci con ciò che dice Gesù e in particolar modo con il peccato del narcisismo che assume due forme in apparenza agli antipodi tra loro. Da una parte il narcisismo si nasconde dietro il rigorismo morale che crea chiusure, contrapposizioni e fazioni e dall’altro un lassismo accomodante e accondiscendente che diseduca alla responsabilità e alla libertà.
La rigidità si accompagna alla facilità con la quale si esprimono giudizi sferzanti e trancianti alimentando continuamente la polemica. Chi ha paura di riconoscere le proprie debolezze e insufficienze tende a voler emergere sfruttando, o creando appositamente, confusioni e conflitti. La cecità dello Spirito, causata dall’avidità di consenso, porta a capovolgere i valori; per cui si dà più peso alle cose benedette che a Colui che benedice.
La fede fasulla, quella propugnata dai falsi maestri, si basa sull’equivoco che identifica la benedizione con una polizza assicurativa. In realtà Gesù ricorda che Dio, il Padre santo, è la fonte della santità e che noi siamo chiamati a fare con Lui un patto di alleanza per lasciarci santificare dalla Parola e dall’Eucaristia.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“