Nella tradizione ebraica il sabato รจ un giorno di festa non soltanto perchรฉ ci si ferma dal lavoro ma soprattutto perchรฉ il tempo, liberato dalla fatica, รจ vissuto nellโincontro familiare con Dio e i fratelli. Nel lavoro infatti in un certo qual modo si lotta per conquistare il pane con il sudore della fronte. Come in ogni battaglia, si compete, si cerca di strappare la preda allโavversario, cioรจ si ragiona e si vive in una tensione tale che appaiono inevitabili contrasti e litigi.
Il sabato รจ festa non solamente perchรฉ รจ tempo libero ma รจ il tempo della libertร nel quale ritornare ad apprezzare la bellezza dellโumanitร vissuta nella fraternitร . La liturgia nella sinagoga ha il compito di riaffermare la centralitร della Parola di Dio che convoca e invita come padre premuroso riunisce i suoi figli attorno a sรฉ nel banchetto. Il pranzo festoso che segue la liturgia vorrebbe portare nella vita concreta, nel tessuto delle relazioni quotidiane, ciรฒ che si รจ celebrato. Sโinnesca un circolo virtuoso nel quale dalla liturgia, in cui si gode da figli della provvidenza di Dio, si passa alla vita nella quale si condivide da fratelli i beni ricevuti dal Padre. Questo passaggio richiama quello attraverso la porta stretta di cui parlava Gesรน nel vangelo di domenica scorsa.
Nella pagina evangelica di questa domenica cโรจ un passaggio che viene saltato ma che varrebbe la pena richiamare per comprendere le parole di Gesรน.
Mentre รจ in casa del fariseo che lo sta ospitando per il pasto, Gesรน nota un uomo malato di idropisia, malattia che comporta dei gonfiori per accumulo di liquidi. Quando veramente si ascolta il Padre e da lui si viene istruiti, allora si acquista la capacitร di vedere le cose come Dio stesso. Nella liturgia si contemplano le grandi opere di Dio. Ma si esce dalla liturgia cercando Dio lรฌ dove ha scelto di abitare. Gesรน, uscito dalla sinagoga, entra a casa di un uomo per il pranzo. Lรฌ nota uno dei โpiccoliโ, uno di queglโ โinvisibiliโ agli occhi di coloro che cercano la gloria mondana.
Quellโuomo non sarebbe dovuto essere lรฌ con gli altri perchรฉ la malattia, vista come uno stigmata punitivo di Dio per il peccato, era una condizione che costringeva la persona a stare ai margini della comunitร per non avere contatti con alcuno. Gesรน lo fa uscire dallโanonimato, dallโindifferenza e lo pone al centro dellโattenzione. Sรฌ, solo chi passa attraverso la porta stretta dellโumanitร sa piegarsi e vedere coloro che sono invisibili ai piรน. Spesso ci si nasconde dietro lโalibi di non poter far nulla per risolvere il problema. In realtร basta ridare alla persona la dignitร che merita attraverso il piccolo gesto della compagnia, dello stargli accanto, del scegliere il posto dietro lโultimo.
Gesรน lo prende per mano, lo guarisce e lo lascia andare. Il gesto di Gesรน รจ silenzioso ma eloquente perchรฉ compie ciรฒ che รจ stato udito nella sinagoga. Nella liturgia si ascolta ciรฒ che Dio dice e fa per lโuomo, nella vita lโuomo replica nei confronti dei suoi fratelli ciรฒ che Dio fa per lui. Gesรน offre nella paternitร amorevole la chiave di lettura della Parola di Dio che รจ sempre un evento di salvezza. Guarire รจ restituire allโuomo la capacita di relazione e la possibilitร veramente di fare festa.
Venendo alla pagina del vangelo di questa domenica, Gesรน nota come โi chiamati alla festaโ scelgono i posti migliori, quelli piรน centrali. Gli invitati cercano di avvicinarsi al padrone di casa e agli ospiti di maggiore riguardo, che di solito erano i capi religiosi. In questa corsa non mancano le lotte per occupare i posti piรน ambiti.
Da qui il duplice insegnamento di Gesรน che parte richiamando implicitamente ciรฒ che si era celebrato nella sinagoga e ciรฒ che era accaduto poco prima con la guarigione della persona malata.
Scegliere lโultimo posto non รจ un semplice stratagemma per realizzare la propria ambizione, travestendola di falsa umiltร . Si tratta invece di uno stile di vita che rivela di aver ben assimilato quello che Dio ha detto e fatto nella liturgia: Dio chiama tutti i suoi figli alla felicitร , ma ha un occhio di predilezione verso gli ultimi, quello che non hanno meriti da vantare per avvicinarsi a Lui. Colui che si siede allโultimo posto รจ giร contento di essere stato invitato e ammesso al banchetto. Colui che sceglie lโultimo posto, cioรจ il posto degli esclusi, dei giudicati, dei calunniati, dei perseguitati, sceglie il posto di Dio. Vuoi trovare Dio? Lo troverai lรฌ dove nessun uomo, che cerca la gioia del mondo, si scomoderร per farsi compagno del fallito, dello straniero, del prigioniero, dellโaffamato, dellโassetato, del malato.
La prima lettura ci ricorda la necessitร di farci ultimo, cioรจ occupare il posto che la societร assegna ai poveri perchรฉ solo in loro Dio puรฒ trovare accoglienza.
La seconda lettura invece ci rivela il senso autentico dellโincontro con Dio che non รจ assimilabile a quello col giudice che emette la sentenza, ma alla festa che il gran re organizza in occasione delle nozze del suo figlio, a cui si partecipa con lโabito festoso dellโumiltร , della mitezza, della gentilezza, della misericordia.
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La differenza tra gli invitati che cercano di accaparrarsi i posti centrali e coloro che scelgono gli ultimi รจ resa anche dalla parabola giovannea del pastore buono, che entra nellโovile dalla porta, che si oppone al ladro, il quale invece scavalca il recinto per rubare e uccidere.
Cosรฌ accade anche nel regno di Dio, cioรจ nella comunitร cristiana, in cui ci sono quelli che, come il Signore, nel silenzio e nella ordinarietร si fanno piccoli per guarire e salvare, e chi invece si arrampica alla ricerca di visibilitร , titoli (anche di giornali) o solamente per fare i propri interessi.
Gesรน, pur essendo pieno della gloria di Dio, ha rinunciato ad ogni privilegio, come quello di poter trasformare la pietra in pane, ha declinato lโinvito a pensare prima a se stesso salvandosi la pelle dalla minaccia di Erode, ha rifiutato la tentazione di usare la giustizia come unโarma per punire e distruggere i suoi nemici. ร diventato povero per accogliere dal Padre ogni suo fratello come un dono.
Mettersi allโultimo posto significa essere piccolo seme che rende feconda la terra o piccolo lievito che fa crescere la massa.
Dio puรฒ guarire solamente se trova accoglienza e disponibilitร , puรฒ rivestirci di gloria solamente se ci spogliamo delle nostre armature.
Il posto dโonore รจ in mezzo agli ultimi
Gesรน osserva quello che รจ nella natura umana e che corrisponde ad un bisogno innato nellโuomo:
il farsi notare, lโessere riconosciuti, avere la prova di esistere per qualcuno. La scelta dei primi posti รจ data dalla necessitร di uscire dallโombra dellโanonimato e di collocarsi in un posto visibile, cioรจ porsi in una situazione in cui avvertire di ยซessere qualcunoยป. Se questo รจ naturale riscontrarlo nei bambini e negli adolescenti, non รจ sano che tale atteggiamento determini le scelte degli adulti.
Essi, infatti, devono assumere altri obbiettivi piรน conformi alla loro maturitร umana e alla loro responsabilitร sociale.
Lโadulto che prende coscienza dellโessere ยซinvitatoยป, cioรจ della sua vocazione, non segue lโistinto ma la ragione del cuore, cioรจ la Parola di Dio. Gesรน, che agisce per amore, uomo adulto nella fede e maturo nellโaffettivitร , ci dร lโesempio da seguire: sceglie lโultimo posto, cioรจ quello nel quale nessuno ci sta di sua volontร ma perchรฉ costretto dagli altri o dagli eventi della vita. Lโultimo posto diventa il primo, quello dโonore, perchรฉ รจ proprio lรฌ che Dio ha scelto di abitare.
Lโumile รจ colui che sceglie non di servire i grandi, per stare loro vicino e godere del loro potere, ma chi dedica la propria vita ai piccoli perchรฉ non hanno altro da offrire se non il calore di una carezza e la luce del loro sorriso.
Signore Gesรน, Tu che sei stato superesaltato dal Padre nella risurrezione perchรฉ ti sei umiliato per amore nostro fino alla morte di croce, aiutami a non cercare la vanagloria ma a desiderare dโincontrarti e sperimentare la gioia di essere amato da Dio. Tu prepari per noi il banchetto e ci inviti alle nozze; donami la grazia di partecipare al convito eucaristico perchรฉ impari a fare comunione con i fratelli e, sul tuo esempio, ad amarli fino a dare la mia vita per loro.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโArcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร โฆ [Continua sul sito]