don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 26 Marzo 2022

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Lasciarsi amare senza vergogna

Sabato della III settimana di Quaresima

La differenza tra i due uomini che salgono al tempio a pregare non consiste nei loro meriti o nelle loro colpe, ma nel riconoscersi peccatore e bisognoso della misericordia di Dio. Il fariseo, stando ritto con il petto in fuori, si rivolge a Dio alla stessa stregua di chisi mette davanti allo specchio vantandosi orgogliosamente delle proprie opere buone. L’uomo, presuntamente religioso, non si accontenta di esaltare sé stesso ma, per apparire il migliore, siparagona al pubblicano e lo disprezza credendo di uscire vincitoredal confronto. In realtà ritorna a casa sconfitto perché Dio non guarda l’apparenza ma il cuore. Il Signore gradisce la preghiera del pubblicano perché nel suo cuore, al contrario di quello del fariseo, c’è spazio per lui.

Il disprezzo, che il fariseo ha nei confronti del fratello, rivela il peccato di orgoglio che tenta di nascondere attraverso la preghiera di ringraziamento e l’elenco delle buone opere. Così facendo egli si scherma impedendo alla grazia di Dio di giustificarlo. Del pubblicano non sappiamo nulla se non ciò che ci accomuna, ovvero il fatto di essere peccatore. La sua preghiera umile ci offre un esempio di stile di vita. Davanti a Dio non è necessario fare l’elenco né dei meriti né delle colpe, ma bisogna starci come ci si espone ai raggi del sole per goderne i suoi benefici.

La vita si gioca sull’umiltà di spogliarsi della vergogna e lasciarsi amare!

Signore Gesù, tu che non ti sei vergognato di far vedere al mondo la tua umanità umiliata, donami il coraggio di tornare nella casa del Padre con il cuore contrito, fiducioso questuante di misericordia. Fuori della porta lascio l’orgogliosa soddisfazione delle mie opere, la presuntuosa stima di me e i giudizi sprezzanti contro i miei fratelli. Davanti a te non sono nient’altro che un povero uomo che non si vergogna di essere tale e che con speranza stende la mano verso il Cielo per chiedere perdono.Povero di tutto ma arricchito della tua misericordia tornerò a casa dai miei fratelli per far festa con loro.